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Giro d’Italia 2025 – Analisi 16a tappa – Piazzola sul Brenta-San Valentino di Brentonico (km 199,0)

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Piazzola sul Brenta – Il Giro d’Italia entra nel vivo della terza settimana con la sedicesima tappa, da Piazzola sul Brenta a San Valentino di Brentonico, 199 chilometri e quasi 5000 metri di dislivello che fanno di questo tappone alpino un banco di prova fondamentale per chi ambisce alla maglia rosa. È una tappa dura, articolata, fatta di sforzi distribuiti in maniera irregolare, senza però mai superare i 1400 metri di quota. Un profilo disegnato per garantire spettacolo anche senza le grandi salite d’alta quota, potenzialmente soggette al maltempo di fine maggio.

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La partenza è relativamente tranquilla con i primi sessanta chilometri si sviluppano in un fondovalle in leggera salita, che introduce gradualmente il gruppo all’ambiente montano. La prima vera asperità è la salita di Carbonare, 12.9 chilometri al 4.6%, seguita da un tratto in falsopiano che porta fino al valico della Fricca. Qui comincia una lunga discesa tecnica, spezzata solo da una breve contropendenza nei pressi di Vigolo Vattaro. Si arriva così a Trento, dove parte la prima salita importante della giornata: non tutto il Bondone, ma solo il tratto fino a Candriai, 10.1 chilometri al 7.6% con punte fino al 13%, che comincerà a fare la selezione tra i corridori già stanchi dopo due settimane di corsa. Dopo la discesa e un tratto in falsopiano si sale verso il Passo San Udalrico. È una salita strana, non segnalata come GPM, ma che misura comunque circa dieci chilometri al 2.8%, con un avvio impegnativo verso Calavino e gli ultimi due chilometri nuovamente in ascesa. La successiva discesa tecnica conduce a Dro, da dove parte un tratto pianeggiante di sette chilometri che funge da ultimo avvicinamento al vero spartiacque della tappa: il Passo Santa Barbara. Qui si farà davvero selezione. I numeri parlano chiaro. 12.7 chilometri all’8.3%, con un primo segmento di otto chilometri al 9.5% e pendenze fino al 14%. È il punto perfetto per un attacco da lontano, per tentare di ribaltare la corsa o semplicemente per mettere in crisi chi non ha più gambe. Il GPM è piazzato a 34.6 chilometri dal traguardo, ma la discesa successiva è tecnica e non concede respiro, anzi potrebbe diventare una rampa di lancio per chi vuole anticipare la salita finale. L’ascesa conclusiva a San Valentino di Brentonico non ha un nome altisonante, ma potrebbe essere decisiva. I suoi 18.2 chilometri al 6.1% sono tutt’altro che regolari. Si parte con un primo troncone di 7.4 chilometri al 6.7%, poi si attraversa Brentonico, dove saranno in palio secondi di abbuono al Red Bull KM. Qui c’è anche un breve tratto in discesa che spezza il ritmo e anticipa il tratto più duro, 6.2 chilometri all’8.7%, con i primi 4.5 al 9.4% e punte del 14%. Dopo lo scollinamento in località San Giacomo, la strada scende leggermente per oltre un chilometro, per poi risalire con un’ultima impennata di 1.6 chilometri al 9.4%. Gli ultimi 300 metri spianano al 4%, ma a quel punto i giochi saranno fatti. La particolarità di questa tappa è che ogni salita è incastrata dentro l’altra con pochissimi momenti di respiro. Non ci sono muri secchi, ma lunghe rampe usuranti, spezzate da discese tecniche che obbligano i corridori a rimanere sempre concentrati.

In assenza dei ritirati Ciccone e Landa, e con Roglic in forte dubbio per il ritiro dopo i problemi fisici dell’ultima settimana, la corsa alla vittoria di tappa si apre a scenari più imprevedibili. Thymen Arensman potrebbe essere il primo a provarci. Anche Antonio Tiberi, in grande crescita, potrebbe sfruttare il Passo Santa Barbara per attaccare, specie se avrà perso un po’ di tempo nei giorni precedenti e potrà avere maggiore libertà. Tobias Johannessen è un altro nome da tenere d’occhioperchè ha fondo ed ha mostrato spunti interessanti in salita e può reggere bene anche le giornate lunghe. Tra i possibili protagonisti in fuga, occhio a Romain Bardet, scalatore capace di reggere ritmi importanti e di piazzare l’acuto dalla distanza. Tra gli italiani, Lorenzo Fortunato è sempre una pedina da non sottovalutare quando il terreno si fa duro.

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