Oggi è il giorno di Italia-Israele, allo stadio di Udine la nostra nazionale gioca per le qualificazioni ai prossimi mondiali di calcio. Una partita che viene vista come fumo negli occhi dagli attivisti Pro Palestina del Paese, sono infatti in programma manifestazioni e sit in in varie parti d’Italia.

Anche Milazzo è presente con l’incontro pubblico delle ore 19.00 di oggi dal titolo “La pace non è un gioco“, organizzato dal coordinamento cittadino “Insieme per la Palestina” nell’Atrio del Carmine di Milazzo. «La quasi totalità degli ospedali degli istituti scolastici e delle abitazioni – si legge in una nota – è stata distrutta, così come qualsiasi altro tipo di infrastruttura. I corpi delle sorelle e dei fratelli palestinesi giacciono ancora caldi sotto le macerie. Nonostante ciò, da qualche giorno gli stati occidentali festeggiano il raggiungimento di una presunta pace e di un presunto cessate il fuoco. Sono centinaia i palestinesi che nel frattempo sono stati uccisi dai bombardamenti dello stato terrorista di Israele. Il genocidio sta continuando e il sionismo continua nel proprio progetto di occupazione. Basta guardare agli attacchi nei confronti del Libano e l’atteggiamento dei coloni Israeliani nei confronti dei palestinesi in Cisgiordania».
«Quello che ci viene raccontato – continua il comunicato del coordinamento – come un accordo di pace, altro non è che il volto moderno del colonialismo, mediante il quale si impone sotto minaccia ad un intero popolo di rinunciare a qualsiasi possibile forma di autodeterminazione e di autogoverno. Uno strumento per legittimare le ambizioni predatorie di Stati Uniti e d’Israele, che non hanno nessun vero interesse per una pace giusta. Come se ciò non fosse abbastanza, il 14 Ottobre si è deciso di ospitare nuovamente a Udine la partita Italia-Israele per le qualificazioni ai mondiali di calcio 2026. Una legittimazione che la FIGC dà alla nazionale israeliana, fiera rappresentante di uno stato che ha ucciso oltre 807 lavoratori del mondo dello sport di cui almeno 420 calciatori, e che ha raso al suolo tutti gli stadi della Palestina rendendoli luoghi di tortura. Una legittimazione che non possiamo condividere in alcun modo».
«Non possiamo ignorare – chiude la nota – come l’economia di guerra che sostiene e legittima questi massacri sia strettamente connessa anche ai nostri territori. La Leonardo S.p.A., produttrice di morte a controllo pubblico, continua a produrre e vendere armi che alimentano conflitti e genocidi in tutto il mondo. Mentre miliardi vengono destinati alla spesa militare, ad essere sistematicamente depredata è la spesa per la sanità, la scuola, i servizi sociali e il diritto all’abitare. La militarizzazione dei territori, dai porti usati per il transito di armi fino alle basi NATO disseminate nel Paese, rappresenta il volto interno dello stesso sistema di oppressione: un modello economico che trae profitto dalla devastazione delle comunità e dei loro territori, a discapito dei loro reali bisogni. Ora più che mai occorre costruire percorsi di resistenza e solidarietà attiva. Confrontiamoci, organizziamoci e agiamo».



