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ARS, Cateno De Luca: La Sicilia è paralizzata servono riforme strutturali e il coinvolgimento dei Comuni

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Intervenendo all’Assemblea Regionale Siciliana in apertura del dibattito sulla legge di stabilità, il leader di Sud Chiama Nord, Cateno De Luca, ha denunciato un quadro “preoccupante” del sistema amministrativo siciliano e un avvio inadeguato della discussione parlamentare sulla manovra.

Pur essendo forza di opposizione, Sud Chiama Nord ha scelto di rimanere ai lavori della commissione. «Il nostro dovere è migliorare le norme. Siamo rimasti al tavolo e abbiamo ottenuto l’approvazione delle misure essenziali non solo per i territori, ma per l’intero sistema Sicilia», ha sottolineato De Luca, ricordando inoltre che il 29 ottobre il movimento ha consegnato al Presidente Schifani 100 proposte: «Interventi frutto dell’esperienza amministrativa sui territori: valorizzazione degli enti locali, servizi ai cittadini, investimenti produttivi, stabilizzazione del personale precario, tutela ambientale, mobilità sostenibile, promozione culturale. La Sicilia non si governa da un palazzo come un “Re Sole”, ma con i territori».

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Il leader di Sud Chiama Nord ha poi definito “irreversibile” la crisi delle autonomie locali: 78 Comuni in dissesto, 40 in riequilibrio e oltre 200 in dissesto funzionale. «Così non si costruisce sviluppo. Spendiamo milioni in promozione turistica, ma non garantiamo servizi minimi come acqua, pulizia, vigilanza e mobilità. È un paradosso che offende la Sicilia», ha affermato. «Da vent’anni la Regione utilizza i fondi per gli enti locali come un bancomat per sostenere l’apparato centrale. È un modello centralista che mortifica i territori. Servono 391 sentinelle del territorio, sindaci protagonisti, non un verticismo che ignora la vita reale. Ed è inaccettabile, ha denunciato De Luca, che, per l’ennesima volta, il Governo regionale non ha avviato alcun dialogo con l’ANCI sulla manovra.

Invito dunque il presidente Schifani a convocare subito il presidente dell’ANCI per un confronto reale, perché questa è la seconda legge di stabilità consecutiva che arriva in Aula senza un preventivo coinvolgimento dei Comuni. Un metodo inaccettabile, soprattutto alla luce delle condizioni in cui versano i nostri enti locali, tra dissesti, predissesti e una fragilità strutturale ormai evidente».

De Luca ha chiesto chiarezza sulla liquidità sbandierata dal Governo regionale: «Se ci sono 14 miliardi in cassa, quanti sono realmente disponibili o vincolati perché trattasi di anticipazioni per i fondi extraregionali? Perché i dipartimenti ritardano così tanto i trasferimenti? E perché nella sanità non è stato ancora saldato il 2024 ai creditori e ai soggetti convenzionati, né è stato assegnato loro il budget 2025?»

Ha inoltre individuato nella burocrazia regionale «una delle principali cause del blocco degli investimenti», proponendo di aumentare al 90% le anticipazioni sui fondi extra-regionali ai comuni per velocizzare la spesa.»

Sul tema della ZES Unica, De Luca ha evidenziato un’altra criticità strutturale: «In tutta Italia il sistema funziona con un’unica piattaforma telematica. In Sicilia gli uffici regionali non sono collegati, costringendo gli investitori a caricare gli stessi documenti più volte. Così perdiamo opportunità e continuiamo a chiederci perché gli investimenti non arrivano.»

De Luca ha ricordato gli impegni assunti dall’assessore Dagnino durante la commissione Bilancio: «Aumentare di almeno 50 milioni il Fondo per le Autonomie Locali ed eliminare la disparità per il TPL urbano di Messina.»

«La nostra valutazione finale sulla manovra – annuncia – dipenderà dal rispetto di questi impegni in Aula e dal collegamento a questa legge di stabilità della prossima variazione di bilancio prevista per luglio dal valore di circa 2 miliardi di euro».

Infine, l’affondo politico: «La maggioranza deve ricordare che fuori da questo Parlamento rappresenta appena il 20% dei siciliani. Il confronto con le opposizioni non è una concessione ma un dovere verso il 30% dei siciliani che ha votato le opposizioni e il restante 50% che non è andato a votare».

De Luca ha concluso facendo sapere i prossimi passi del movimento: «Il 18 gennaio lanceremo il Governo di Liberazione per definire quelle riforme strutturali finalizzate a liberare la Sicilia dal pizzo legalizzato».

 

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