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Barcellona, DIPENDENTI DI UN RIFORMIMENTO sottopagati e minacciati: ARRESTATI DUE IMPRENDITORI 

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Arrestati Maurizio Sebastiano Marchetta, ex vice presidente del consiglio comunale di Barcellona e Salvatore Biondo per il reato di sfruttamento del lavoro. Ad eseguire l’ordinanza, emessa dal gip di Barcellona, i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Messina. L’articolata attività d’indagine ha consentito di documentare un quadro di gravi e sistematiche violazioni alla normativa, attuate dai due imprenditori barcellonesi operanti nel settore del commercio al dettaglio di carburante per autotrazione a danno di nove dipendenti addetti alla gestione delle colonnine di erogazione del carburante. Oltre ai domiciliari nei confronti dei due imprenditori, disposto il contestuale sequestro delle somme di denaro giacenti sui conti correnti intestati alla società fino ad un importo di oltre 352 mila euro.

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L’operazione ha tratto origine dalla vicenda vissuta da un operaio addetto alla mansione di “addetto alla distribuzione di carburante” che, dopo essere stato vittima di continue vessazioni da parte del datore di lavoro e dallo stesso licenziato, aveva deciso di rivolgersi alle Fiamme Gialle per denunciare le inique condizioni di lavoro a cui lui e diversi suoi collaboratori erano stati da tempo sottoposti presso una stazione di rifornimento di carburante.

I conseguenti accertamenti, oltre a permettere di meglio circostanziare i fatti denunciati, hanno consentito di formulare, sulla base degli elementi di prova finora raccolti, l’ipotesi di reato di caporalato essendo stati documentati numerosi episodi di sfruttamento connessi tanto all’applicazione di un trattamento retributivo difforme dai contratti collettivi nazionali stipulati dalle organizzazioni sindacali più rappresentative quanto alle reiterata violazione della normativa relativa all’orario di lavoro ed ai periodi di riposo.

In particolare è stato verificato come Marchetta e Biondo avessero: – imposto ai lavoratori impiegati nella specifica mansione il rispetto di turni lavorativi di 8 ore indicando in busta paga un monte ore giornaliero di 6 ore e 40 minuti; – non corrisposto, o corrisposto parzialmente, le maggiorazioni previste per il lavoro straordinario diurno e notturno nonché le indennità dovute per i giorni festivi e quelle di tredicesima e quattordicesima mensilità, in alcuni casi pretendendo la restituzione in contanti delle stesse, dopo averle regolarmente erogate.

L’attività ha permesso, inoltre, di dimostrare lo stato di bisogno dei lavoratori costretti ad accettare le precarie condizioni proposte non avendo altre fonti di reddito per provvedere a sostenere i propri familiari. Gli stessi lavoratori, ammoniti circa le difficoltà di accesso a trattamenti retributivi migliori di quelli offerti dalla società e continuamente minacciati di licenziamento, venivano, infatti, continuamente invitati a valutare l’alternativa delle volontarie dimissioni se non si dimostravano propensi ad accettare le condizioni lavorative proposte.

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