La Lega riunisce i suoi direttivi provinciali, a Messina e a Reggio Calabria, preannunciando per stasera un flash mob “sì Ponte”. Il Fronte del No, da parte sua, si prepara alla manifestazione del 29 novembre con un obiettivo preciso: «Dopo il diniego della Corte dei conti, va sciolta la società “Stretto di Messina”».

«Il Ponte non si ferma – lo affermano il segretari regionali della Lega Sicilia e Calabria, Nino Germanà e Filippo Mancuso, assieme ai coordinatori provinciali di Messina e Reggio Calabria, Davide Paratore e Peppe Mattiani –, il Governo nazionale ha già ribadito che l’opera di farà al di là del momentaneo stop dovuto all’inaspettata decisione della Corte dei conti». Stasera, alle 19, si riuniranno in concomitanza i direttivi provinciali, in sessione straordinaria, della Lega di Messina e di Reggio Calabria «per lanciare un segnale di positività e per confermare che non arretriamo perché dal Ponte sullo Stretto deriveranno occupazione e sviluppo. Questa importante occasione – affermano gli esponenti leghisti – darà a Messina e Reggio l’opportunità di realizzare opere a latere attese da anni, a partire della stazioni della nuova Metropolitana dello Stretto». Durante i lavori dei direttivi si terranno due distinti flash mob “pro Ponte” a Messina e sulla sponda calabra. «L’infrastruttura non è il Ponte di Salvini ma il Ponte degli Italiani. Il nostro leader – concludoni i vertici regionali e provinciali della Lega – ha lavorato con grande dedizione e impegno affinché ci fossero le condizioni per realizzarlo e per assicurarne la copertura finanziaria, elementi ineludibili anche davanti al parere della magistratura contabile. La Sicilia e la Calabria vogliono il Ponte per sperare in futuro in cui il Sud e le Isole non siano più isolati ed anzi diano la spinta alla crescita economica del Paese».
Sull’altro fronte, il Coordinamento “No Ponte” indica l’obiettivo da raggiungere proseguendo la mobilitazione: «La “Stretto di Messina” va sciolta. La Corte dei conti ha bocciato la delibera Cipess che dava il via libera al progetto definitivo. In un posto normale tutta la “governance” del Ponte, quella politica e quella tecnica, toglierebbe il disturbo. In un percorso pieno di forzature hanno provato a tenere in piedi un iter che in piedi proprio non poteva starci. Difficile nominare le parole che vengono in mente senza procurarsi una querela, ma di certo possiamo dire che chi ha sostenuto fino a qui questa follia si è assunto la responsabilità di tenere appeso un intero territorio ad una ipotesi non credibile. In tanti ci hanno guadagnato col Ponte e tanti speravano di guadagnarci, ma di tutti i peggiori sono i supporter locali che, sperando in qualche prebenda, si sono sperticati in lodi per una grande opera che non avrebbe mai visto la luce pur di succhiare qualcosa. Hanno preferito vedere il proprio territorio calpestato pur di ottenere qualche incarico, qualche progetto, qualche briciola che cascasse dalla tavola imbandita di Webuild.



