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Giro d’Italia 2025 – Analisi 11ª tappa – Viareggio-Castelnovo de’ Monti (km 186,0)

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Viareggio – La 11ª tappa del Giro d’Italia 2025 non ha bisogno di presentazioni per chi mastica ciclismo e conosce il carattere spietato dell’Appennino. Da Lucca fino al cuore dell’Emilia, attraversando la Garfagnana e valicando il temuto San Pellegrino in Alpe, questa frazione rappresenta il cuore duro del Giro. È il tappone della seconda settimana, collocato strategicamente in un momento in cui le gambe iniziano a tremare e i distacchi possono ancora essere colmati con coraggio. Senza fondovalle lunghi e pianeggianti, il tracciato lascia poco spazio a rincorse ordinate, chi resta indietro può affondare. Chi osa, può riscrivere la classifica. Tutto ruota intorno alla salita più spaventosa dell’intero Giro, forse seconda solo al Colle delle Finestre per impatto complessivo, il San Pellegrino in Alpe, che dai pressi di Castelnuovo Garfagnana si arrampica per oltre 14 km a una media dell’8.6%, con tratti che superano abbondantemente il 14% e punte fino al 19%. La salita è irregolare, nervosa, a tratti subdola. Dopo un avvio già impegnativo, nei pressi di Chiozza le pendenze diventano micidiali, interrotte da discese che ingannano e spezzano il ritmo. Ma è nel tratto finale, da Casa Boccaia al santuario, che il San Pellegrino mostra il suo volto feroce. 3 km abbondanti al 12.1% di media, con due km centrali al 14%. È qui che gli uomini di classifica saranno costretti a mostrare i propri limiti o le proprie ambizioni. Una volta superato il GPM del Passo del Lagadello, non è finita. Restano oltre 90 km, ma la conformazione del tracciato scoraggia ogni inseguimento organizzato. La discesa è tecnica e tortuosa, seguita da continui su e giù che mantengono il gruppo spezzato. Dopo il San Pellegrino, la salita di Toano (11.1 km al 4.9%) potrebbe sembrare una passeggiata. La salita alla Pietra di Bismantova (5.8 km al 5.8%) arriva dopo l’unico vero tratto di fondovalle, ma introduce un finale nervoso, discesa, strappo, falsopiano, poi gli ultimi 1200 metri in salita al 4% che riportano il gruppo nel cuore di Castelnovo ne’ Monti.

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Il copione più probabile è quello di una fuga da lontano, con cacciatori di tappa pronti a sbranarsi per un successo di prestigio. Richard Carapaz ed Egan Bernal sono due nomi caldi. Entrambi sono in ritardo, entrambi hanno dimostrato gambe necessarie per provarci. Occhio anche a Primoz Roglic, che ha già mostrato in Catalogna di saper colpire sulla media distanza. Ma l’osservato speciale sarà Juan Ayuso potrebbe soffrire i cambi di ritmo e le pendenze impossibili del San Pellegrino. Se dovesse andare in difficoltà, la UAE si troverebbe con Del Toro costretto a scoprire le carte, con tensioni interne pronte a esplodere. Tra gli altri, attenzione ad Antonio Tiberi, deciso a restare in scia ai migliori, e a possibili outsider come Derek Gee, Davide Piganzoli, o persino Giulio Pellizzari, pronto al sacrificio per Roglic o a un colpo di genio personale. La tappa assegna fino a 76 punti GPM, distribuiti su un 1ª e due 2ª categoria, un’occasione ghiotta per chi sogna la maglia azzurra. In primis Lorenzo Fortunato e soprattutto Romain Bardet, che potrebbe salutare il ciclismo lasciando un segno proprio sulle montagne. Occhio anche a una folta pattuglia tricolore che potrebbe animare la fuga con Andrea Vendrame, Filippo Zana, Davide Formolo, Marco Frigo ed Edoardo Zambanini. Uomini che, fuori classifica, possono attaccare senza troppe remore.

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