Ormai in Italia siamo abituati ad un palinsesto quasi fisso: la protesta.
Ogni settimana, infatti, spunta come un fungo un nuovo corteo e negli ultimi periodi prende la scena soprattutto, la “battaglia” pro PAL, come quella di ieri sera a Bologna, dove si manifestava contro la partita di basket solo perché la squadra che giocava contro la Virtus Bologna era l’israeliana Maccabi Haifa.

Petardi, fumogeni, bombe carta, cassonetti incendiati, slogan generici, indignazione prefabbricata e pacchetti di vittivismo. Ormai tutto questo è all’ordine del giorno e purtroppo a volte, troppo spesso, si trasforma tutto in una sorta di “battaglia”, tra manifestanti (fortunatamente alcuni) e le forze dell’ordine.
Tutto nasce da un principio che alcuni pretendono sia vero e cioè: se scendi in piazza, hai automaticamente ragione.
Io “manifesto”, quindi io “valgo”.
Praticamente negli ultimi anni, la protesta è diventata il nuovo sport nazionale, ma badate, non si protesta proponendo, ma si chiede solo visibilità o politiche inattuabili o quantomeno sulle quali non si potrebbe incidere.
Ma la politica che fa ?
Una parte rincorre e una parte corre dietro, tanto per cambiare, si divide.
Ma i “protestatori seriali” cosa chiedono?Tutti a reclamare, mai nessuno che evidenzia i doveri e quindi, quando non si è contenti, via ad assalti contro la Polizia.
Nel mezzo degli scalmanati ci saranno anche i “maranza”, ma il problema non è solo quello, ma è più grande di quanto sembra. Sappiamo tutti che le questioni non si risolvono con le coreografie e con il rumore, sostituendo la sostanza con il rumore, ma con analisi e decisioni.
E, badate bene, non sono le manifestazioni il problema, ma le proteste senza senso e senza contenuto, che sta trasformando l’Italia nella “Repubblica del Corteo”, dove tutti chiedono e nessuno propone.
E la politica? Forse sta bene così, o forse no?
Intanto continua a dividersi, mettendo in atto una sorta di strategia, che non marcia verso il futuro, ma gira sempre attorno al problema, senza cercare di risolverlo.



