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L’addio a Suor Paola, la suora del catechismo, del pallone e della Lazio

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Se n’è andata a 77 anni Suor Paola, al secolo Rita D’Auria, una delle figure più iconiche del panorama sportivo e sociale italiano. Calabrese di nascita, originaria di Roccella Jonica, si era trasferita a Roma per dedicarsi alla vita religiosa, entrando nell’ordine delle Suore Scolastiche Francescane di Cristo Re. Ma Suor Paola non è stata solo una religiosa, è stata un simbolo, un punto di riferimento per la Lazio, per il calcio e per chiunque avesse bisogno di aiuto.

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“A Suor Pà, ma domenica la Lazio vince?”. Così la interpellavano i tifosi biancocelesti per le strade di Roma, con la speranza di ricevere una benedizione calcistica. Lei, con il suo spirito ironico e sincero, tratteneva lo scongiuro e sospirava: “Siamo nelle mani del Signore”. Un siparietto che, nel corso degli anni, l’ha resa un’icona per i laziali, al punto da essere considerata la “suora tifosa” per eccellenza.

La sua passione per il calcio non era un semplice hobby, ma una vera e propria missione. Grazie all’invito di Fabio Fazio, nel 1993 divenne ospite fissa della trasmissione “Quelli che… il calcio” su Rai 2, dove per più di un decennio ha raccontato il calcio con un punto di vista unico, sempre intriso di valori e positività.

Ma la vita di Suor Paola non si limitava alla fede e al pallone. Nel 1998 fondò la Onlus So.Spe (Solidarietà e Speranza), un’associazione nata per aiutare i più bisognosi, in particolare detenuti, ragazze madri e vittime di violenza. Nel quartiere Bravetta di Roma, Suor Paola creò una casa famiglia che negli anni ha accolto decine di persone in difficoltà, offrendo loro non solo un tetto, ma una speranza per il futuro.

Grazie alla sua passione per il calcio, molti dei bambini ospitati nella casa famiglia furono avviati allo sport. Non era solo un gioco, ma un mezzo per insegnare disciplina, rispetto e condivisione. Le gite domenicali all’Olimpico per seguire la Lazio divennero un rito, un modo per trasmettere un senso di appartenenza e comunità.

La Lazio non ha mai voltato le spalle a Suor Paola. Il presidente Claudio Lotito, profondamente religioso, ha sempre supportato la sua missione, tanto da far comparire il logo della So.Spe sulle maglie della squadra, un riconoscimento della grande opera di solidarietà portata avanti dalla suora.

Ma il rispetto per Suor Paola andava oltre i colori. Campioni del calibro di Gianluigi Buffon e Alessandro Del Piero hanno sostenuto la sua causa, così come l’ex giocatore della Roma Damiano Tommasi, che con lei ha collaborato in numerosi progetti sociali. La rivalità calcistica si annullava di fronte a un impegno autentico per il bene comune.

Un legame speciale l’ha sempre tenuta vicina ai giocatori della Lazio, da Beppe Signori fino a Mattia Zaccagni, a cui, alla vigilia degli Europei del 2024, scrisse una lettera aperta di incoraggiamento: “Quest’anno sarai l’unico laziale a rappresentare i nostri colori in una manifestazione così importante per l’Italia. Da tifosa ti auguro ogni bene, ma anche sotto il punto di vista privato e personale, avendo tu una meravigliosa famiglia”. Un messaggio di affetto e vicinanza che Zaccagni ricorderà per sempre.

Suor Paola non era solo una tifosa, non era solo una religiosa. Era un simbolo di umanità e dedizione. Nel 2009, per il suo costante impegno sociale, ricevette il titolo di Ufficiale al Merito della Repubblica Italiana. Ma il vero riconoscimento lo ha avuto da coloro che ha aiutato nel corso della sua vita, le persone che ha accolto e guidato con amore e dedizione.

Oggi, tutto il mondo del calcio e della solidarietà piange la sua scomparsa. “È stata una Madre Teresa romana”, dicono coloro che le sono stati vicini fino all’ultimo. “Una Madre Teresa laziale”, puntualizza un tifoso anonimo, sottolineando ancora una volta il profondo legame con i colori biancocelesti.

Il presidente Lotito ha voluto omaggiarla con parole di grande commozione: “Il vuoto che lascia Suor Paola nei nostri cuori è immenso, ma la sua eredità di fede e benevolenza continuerà a ispirarci e a guidarci”.

Se n’è andata una donna straordinaria, ma il suo insegnamento resterà vivo. Nei campi da calcio di periferia, nei cuori dei tifosi della Lazio, nei sorrisi di chi ha ricevuto il suo aiuto. E, forse, anche nelle mani del Signore, a cui Suor Paola affidava ogni partita.

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