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Silenzio! Parla una Donna

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SILENZIO! PARLA UNA DONNA.

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Non una DONNA qualunque, ma la prima donna redattrice nella storia del quotidiano romano: MATILDE SERAO.

Una donna col giornalismo nel sangue, pioniera del genere e scrittrice da Nobel (mancato nel 1926 solo perché antifascista) ma malgrado l’amarezza, donna Matilde non smise mai di sentirsi in prima linea, tanto che la morte la colse al suo tavolo di lavoro.

Giornalista, scrittrice, imprenditrice, riesce, rompendo le convenzioni, a collezionare numerosi primati, fondatrice di più quotidiani insieme al marito Edoardo Scarfoglio, tra cui il longevo Il Mattino nel 1892 e, dopo la loro separazione, Il Giorno nel 1904.

Donna capace dalla personalità prorompente, intelligente, volitiva, vulcanica di indole coraggiosa, irriverente della morale del tempo, non solo raggiunge ambiziosi traguardi professionali ma inaugura un nuovo modo di fare giornalismo, inteso come vocazione, come impresa, come strumento di formazione e testimonianza:<<Giornale è tutta la storia di una società – scrive – è la immagine della vita stessa che ha in sé il potere di tutto il bene e di tutto il male.>>

Ella considerava il giornale così, la più nobile forma del pensiero umano. Fu una fedele testimone del suo tempo, profonda conoscitrice delle mode e degli stili di vita dell’alta società, ma anche delle pene e delle speranze delle popolazioni dei bassifondi, aspetti che documenta con uno stile che le vale le critiche di alcuni suoi contemporanei.

Ma Matilde proprio perchè consapevole del proprio stile, ritiene tuttavia che siano proprio quel “linguaggio incerto” e “quello stile rotto” ad infondere nelle sue opere un calore che «non solo vivifica i corpi ma li preserva da ogni corruzione del tempo». È una scrittrice prolifica, nei suoi romanzi sa scrutare nel nero di fondaci e viuzze, nelle giornate opache delle telegrafiste, nella disperazione cieca degli accaniti giocatori del lotto, nell’abisso di dolore delle madri che non sanno come nutrire i figli, in una Napoli dove dilaga la miseria dietro gli splendori della Belle Époque.

Cresciuta proprio a Napoli, l’autrice conosce bene i meccanismi della città. La Napoli verace, così distante dalle descrizioni stereotipate e tranquillizzanti della città del sole e del mandolino, e racconta i personaggi che ne abitano il ventre: sconfitti, rassegnati, preda delle loro cupe abitudini come quella del gioco del lotto, unica speranza di fuga da una situazione di degrado. Forse il tratto più caratteristico del libro della Serao è proprio là: una prosa esuberante, e la capacità di unire una forte vis polemica alla pietosa ed indulgente comprensione per gli ultimi che affollano i vicoli di Napoli, descrivendone la folla di personaggi e intrecci, le fantasmagorie di colori, odori, sapori di quella quotidianità.

Sempre una donna, la scrittrice Anna Banti, firma la prima biografia di Matilde Serao, nel 1965, ma pur riconoscendone il valore le rimprovera di essere eccessivamente prolifica, cosicché il fiume della sua produzione rischia di travolgere anche il suo talento. Ed effettivamente Serao ha pubblicato 18 romanzi, oltre alle numerose raccolte di novelle e a una ventina di altri titoli non narrativi, cioè inchieste, reportage e interventi vari.

Anticonvenzionale, anche nella vita privata: aveva adottato la bambina avuta dal marito Eduardo Scarfoglio con l’amante, dopo che quest’ultima si era melodrammaticamente suicidata sulla loro porta di casa. Noi donne ci proviamo da sempre, abbiamo sicuramente fatto le nostre conquiste ma tanto ancora manca per raggiungere una parità e da sole non possiamo farcela, non perché non possediamo le capacità – di quelle ne abbiamo tantissime, talmente tante che hai paura a riconoscerle – ma perché il problema cari maschietti , siete voi. – Che il motore che spinge le nostre vite, sia sempre quello della passione, libertà e della voglia di realizzare con coraggio e determinazione, tutti i nostri sogni.-“Siamo ciò che siamo e non ciò che la società ci impone di essere.”

AUGURI A TUTTE LE DONNE.

                                                          (Lucilla Anzalone)

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