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Aliscafi, milioni e silenzi. Egadi, Eolie, Pelagie: quando la sicurezza in mare diventa un affare di Stato (e di Procura)

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Ci sono frasi che, lette in un’ordinanza di sequestro, pesano più di una perizia tecnica.
“Povera gente che cammina su ‘sti aliscafi, i passeggeri, non sanno a cosa vanno incontro.”
Oppure: “Io cristiani a morire non ne porto… facciamoci la croce che il Signore ci accompagni.”
Non sono parole di passeggeri in preda all’ansia, ma di chi su quegli aliscafi ci lavora, dirige, comanda, decide se partire o meno. Ed è da qui che bisogna partire per capire perché la Procura di Trapani ha congelato la Liberty Lines — circa 750 dipendenti (quanti oggi a rischio?) — affidandola a tre amministratori giudiziari [1].
Non è solo un’inchiesta giudiziaria: è uno schiaffo alla politica regionale. Il sequestro da cento milioni rivela ciò che per anni si è voluto ignorare: un servizio pubblico vitale affidato, finanziato e rinnovato senza che la Regione esercitasse il minimo controllo reale. Mentre i comandanti parlavano di “morire” e “farsi la croce”, gli uffici di Palermo timbravano contratti e liquidavano milioni. Chi vive nelle isole minori non ha bisogno di devozioni: ha diritto a sicurezza, trasparenza e rispetto. E oggi la domanda non è più cosa abbia fatto l’azienda, ma cosa non abbia fatto la Regione. Perché la continuità territoriale non può reggersi sull’omertà istituzionale.
E questa volta, le responsabilità politiche non potranno essere archiviate.

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Un film che parte da lontano

Dietro l’inchiesta non c’è solo l’ennesimo capitolo di cattiva manutenzione all’italiana. C’è un tema strutturale che chiama in causa direttamente la Regione Siciliana: come sono stati affidati, finanziati e controllati i servizi di collegamento con Egadi, Eolie, Pelagie, Pantelleria e Ustica?
E perché, nonostante intercettazioni e relazioni interne che parlavano di barche “marce” e “tenute una chiavica”, i contributi pubblici hanno continuato a scorrere?
Quando la Regione decide di mettere a gara i collegamenti veloci con le isole minori, sa perfettamente che il mercato, da solo, quei servizi non li regge. C’è una verifica di mercato, prevista dal Regolamento europeo 3577/1992 [2] e dalle misure dell’Autorità di Regolazione dei Trasporti [3]. Nessuno si fa avanti. Si passa allora agli Obblighi di Servizio Pubblico (OSP): le corse vanno garantite, anche se non redditizie; la Regione compensa l’operatore.
Nasce così la gara “senza esclusiva”: sette lotti, due per le Eolie, due per le Egadi, uno per Pantelleria, uno per le Pelagie, uno per Ustica.
A bordo non ci sono solo turisti in ciabatte: ci sono pendolari, studenti, pazienti che devono spostarsi per cure mediche. Non è turismo di lusso: è diritto alla mobilità.

Gli importi: Eolie ed Egadi

La gara si conclude nel 2022: Liberty Lines si aggiudica tutti i lotti per le unità veloci [4]:
Eolie
• Lotto I (EO_V_A): € 54.786.902,00
• Lotto II (EO_V_B): € 42.279.820,00
Egadi
• Lotto III (EG_V_A): oltre € 26 milioni
• Lotto IV (EG_V_B): € 12,26 milioni

I contratti sono finanziati integralmente dal bilancio regionale, anno per anno, attraverso il Dipartimento Infrastrutture.

Il patto sulla carta e la realtà in mare

Il contratto è chiarissimo: nessun finanziamento per comprare le navi; due flussi economici: compensazione pubblica + biglietti; obblighi ferrei di sicurezza, manutenzione, registrazione delle avarie, sostituzione delle unità difettose.
Gli atti regionali richiamano norme europee, standard tecnici, pareri ART. Ci sono dirigenti, RUP, controlli teorici, modulistica perfetta.
Poi arrivano le intercettazioni [1]. E si scopre che la realtà è un’altra: mezzi “tutti lesionati”, “marci”, avarie da non annotare perché “se se ne accorgono ci bloccano subito il documento”.
La distanza tra report ufficiali e condizioni reali è abissale.
Qui l’indagine non riguarda solo la compagnia: riguarda la Regione, che quei collegamenti li ha affidati, finanziati, liquidati e prorogati senza verificare nulla di sostanziale.

Lo Stretto di Messina: il precedente che la Sicilia ha ignorato.

L’inchiesta di Trapani potrebbe trovare una sorprendente continuità proprio nello Stretto di Messina, dove Azione ha già denunciato, attraverso due comunicati stampa, le criticità del bando da 38 milioni di euro assegnato a Liberty Lines per il collegamento veloce Messina–Reggio Calabria, evidenziando la mancata applicazione della clausola sociale e alcune zone d’ombra nei controlli sul servizio. Con un’interrogazione al Senato (Atto 4-01082), il senatore Marco Lombardo (Azione) ha inoltre portato al Governo il caso dei lavoratori BluJet rimasti in un limbo dopo il subentro di Liberty Lines: un servizio pubblico prima affidato, poi contestato, quindi riassegnato e finanziato senza che venissero garantiti gli obblighi previsti dal bando [6][7]
Azione, ha, quindi, evidenziato: la mancata applicazione della clausola sociale, zone d’ombra nei controlli sul servizio, anomalie nel subentro dell’operatore, ma la Regione, anche in quel caso, ha assistito — più che governato.

Un sistema che vive di alibi.

Oggi, sull’intero sistema, si staglia una domanda semplice: chi doveva controllare ha controllato?
La Regione non è un bancomat. Ha scritto capitolati, nominato RUP, liquidato milioni, firmato contratti e proroghe. Eppure non ha verificato ciò che accadeva realmente in mare.
La responsabilità qui è politica. E riguarda un diritto — non un servizio accessorio, perché chi vive a Favignana, Marettimo, Levanzo, Lipari, Stromboli, Pantelleria o Lampedusa non ha alternative.
L’aliscafo è la loro autostrada. Il loro ospedale. La loro scuola.
Se davvero, come raccontano le intercettazioni, la sicurezza era affidata a un segno di croce, allora a terra la Regione ha abdicato non solo alla vigilanza, ma al buon senso.
Cosa dovrebbe fare la Regione? Ripensare i contratti di servizio pubblico e cioè introdurre clausole di sospensione immediata della compensazione in caso di violazioni; pubblicare tutte le relazioni ispettive e i dati di sicurezza; garantire concorrenza reale per il mercato; inserire verifiche tecniche indipendenti; coinvolgere le comunità locali nei comitati di monitoraggio.
Perché in Sicilia, troppo spesso, non sapere è diventato un alibi culturale. Ma in un sistema pubblico complesso, non sapere è già colpa. L’inchiesta di Trapani farà il suo corso. La politica, invece, ha già fallito. E questa volta non potrà dire di non aver visto.

(Letterio Grasso – Azione)

Bibliografia:

[1] Procura della Repubblica di Trapani, Decreto di sequestro preventivo e atti dell’indagine, novembre 2025.
[2] Regolamento (CEE) n. 3577/1992 – Cabotaggio marittimo e OSP.
[3] Autorità di Regolazione dei Trasporti, Delibera n. 22/2019.
[4] Regione Siciliana – Dipartimento Infrastrutture, Atti di gara 2022; contratti 2022–2027.
[5] Interrogazione parlamentare Senato – Atto 4-01082 – Sen. Marco Lombardo, 12 marzo 2024.
[6] Azione – Comunicato stampa pubblicato sulla Gazzetta del Sud, 16 marzo 2024.
[7] Azione – Comunicato stampa pubblicato da Messina Today, 22 febbraio 2024.

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