Il Parlamento Europeo ne chiede la cancellazione a causa delle tensioni tra Ruanda e Congo.
Bruxelles – Crescono le polemiche attorno ai Mondiali di ciclismo su strada 2025, previsti a Kigali, Ruanda, dal 21 al 28 settembre. L’evento, già al centro di critiche per i costi elevati e le preoccupazioni sulla sicurezza, ora rischia la cancellazione su richiesta del Parlamento Europeo. Con 443 voti favorevoli e solo 4 contrari, l’organo legislativo europeo ha chiesto ufficialmente all’Unione Europea di annullare la competizione, a causa del coinvolgimento del governo ruandese nel conflitto in corso nella Repubblica Democratica del Congo.

Da gennaio, la situazione nell’area del Kivu, al confine tra Congo e Ruanda, è drammaticamente peggiorata con l’escalation delle azioni dei ribelli dell’M23. Il bilancio delle violenze è pesante.
La richiesta di cancellare i Mondiali di ciclismo è un segnale politico forte per spingere il Ruanda a modificare la sua condotta.
Nonostante le crescenti pressioni politiche, l’Unione Ciclistica Internazionale (UCI) non sembra intenzionata a fare marcia indietro. Il presidente David Lappartient ha ribadito con fermezza che l’evento si svolgerà come previsto a Kigali, sottolineando l’importanza storica della competizione. “Non c’è alcun piano B, – dichiara Lappartient – i Mondiali in Ruanda saranno un evento speciale: celebreremo i 125 anni dell’UCI e, per la prima volta, la rassegna si terrà in Africa. Questo era il mio sogno e sta per diventare realtà.”
Per affrontare il problema dei costi elevati, l’UCI sta lavorando con il governo ruandese per organizzare voli charter, facilitando la partecipazione delle nazionali. Lappartient ha anche ribadito il desiderio di promuovere il ciclismo in Africa.
La richiesta dell’UE non ha ancora effetti vincolanti sull’UCI, ma il rischio di un boicottaggio da parte di alcune nazionali potrebbe mettere ulteriormente sotto pressione la federazione ciclistica. Nel frattempo, il Tour of Rwanda, attualmente in corso, si sta già svolgendo in un clima teso, con alcune tappe a rischio cancellazione perché vicine alle zone del conflitto.
Se la situazione geopolitica dovesse continuare a peggiorare, sarà sempre più difficile per l’UCI difendere la sua posizione. Il tempo stringe: la decisione finale dovrà essere presa nei prossimi mesi, con il rischio che un evento storico per il ciclismo africano si trasformi in un caso politico internazionale.
