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“La Vittima” Giorgina!

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Il Presidente del Consiglio che ti aspetti… inanella una nuova “perla” che fa letteralmente a pugni col suo ruolo istituzionale di Capo del Governo di uno fra i principali Paesi europei.

Complotto, ricatto, invisa sono i termini “forti” usati da Giorgia Meloni per raccontare agli italiani, in una conferenza stampa preparata in tempi rapidissimi, che lei è una povera vittima, che alcuni cattivoni, in particolare due, citati con nome e cognome, le hanno fatto un assurdo sopruso.

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Di cosa parliamo?

Nei giorni scorsi alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, al Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, che ha la delega ai Servizi, Alfredo Mantovano,  al Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e al Ministro della Giustizia Carlo Nordio, sono stati recapitati degli “avvisi” per informarli che sono tutti indagati per favoreggiamento e peculato.

Qual è la motivazione? La liberazione del libico Osama Almasri, catturato su mandato della Corte Penale Internazionale, con l’accusa di tortura, assassinio, violenza sessuale, minaccia, lavori forzati, lesioni in danno di un numero imprecisato di vittime detenute in centri di detenzioni libiche.

In pratica, secondo la denuncia, il Governo espatriando Almastri avrebbe attuato il reato di favoreggiamento del suddetto, mentre riguardo la decisione di utilizzare un aereo di Stato per prelevare il catturato (e liberato) aTorino e condurlo in Libia ecco l’accusa di peculato.

Ovviamente la Giustizia farà il proprio corso e chi ha la coscienza a posto dovrebbe star tranquillo e pacato e non scagliarsi a testa bassa verso chi ha compiuto un atto dovuto, o verso chi ha denunciato. Ed invece tornano alla ribalta le accuse di berlusconiana memoria quali “complotto”, “attacco della magistratura alla politica”…

E Giorgina maltratta sia il Procuratore Francesco Lo Voi, che era obbligato a trasmettere l’atto al Tribunale dei Ministri informando gli indagati, per permettere loro di presentare memorie, e che Meloni definisce con disprezzo “l’autore del processo fallimentare nei confronti di Matteo Salvini”; sia l’autore dell’esposto, l’Avv. Luigi Li Gotti, definito dal Premier “vicino a Romano Prodi e legale di mafiosi come Buscetta e Brusca”, omettendo ad arte che lo stesso Li Gotti viene da una lunga storia nel Movimento Sociale Italiano, è stato avvocato di parte civile nel processo dell’omicidio del commissario Calabresi, poi in An e infine una parentesi con Antonio Di Pietro nell’Italia dei Valori.

Proprio sull’atto dovuto vi sono state opinioni discordanti e si è fatto riferimento alla Riforma Cartabia, introdotta nel 2022 per stabilire che «il pubblico ministero provvede all’iscrizione del nome della persona alla quale il reato è attribuito non appena risultino indizi a suo carico». Non indicati nella denuncia di Li Gotti, il quale si è limitato a ipotizzare un paio di reati sulla base di qualche articolo di giornale. Ma per verificare se dietro le ricostruzioni della stampa vi siano reali indizi a carico degli esponenti del governo, bisogna svolgere accertamenti che secondo il procuratore sono preclusi al suo ufficio; può farli solo il Tribunale dei ministri, come sancito dalla legge costituzionale del 1989 che — in quanto tale — prevale sulla riforma Cartabia.

«Omessa ogni indagine», come prescrive la norma, Lo Voi ha dunque trasferito il magro fascicolo ai tre giudici del collegio sui reati ministeriali; tre donne che ora hanno novanta giorni di tempo per approfondire il caso e trarre le conclusioni. Dovendosi fermare anche loro se emergerà che la liberazione di Almasri e il suo riaccompagnamento in Libia sono derivati da un atto politico del governo insindacabile sul piano penale. È un altro dei rilievi mossi al procuratore: vuole mettere bocca su decisioni del potere esecutivo senza averne la legittimazione. Tuttavia pure la qualificazione di «atto politico», secondo la sua interpretazione, richiede una verifica che non spetta a lui. Il ministro Nordio, infatti, non ha mai giustificato la mancata risposta alla richiesta della Procura generale di Roma sul destino del generale fermato per ordine della Corte Penale Internazionale  con una «ragione di Stato» tramutatasi in un silenzio-rigetto dell’arresto.

Il pomeriggio del 21 gennaio ha fatto sapere che stava esaminando la richiesta giunta dall’Aia, mentre già da qualche ora l’aereo di Stato che doveva riportare il detenuto a casa sua s’era mosso per andarlo a prendere. Segno di una decisione già presa, senza spiegazioni. Il governo, anche tramite il ministro Piantedosi in Parlamento, s’è limitato a dire di aver difeso la sicurezza nazionale espellendo un soggetto pericoloso, evitando di soffermarsi sull’inerzia di Nordio che avrebbe potuto trattenere Almasri in carcere. Ci sono vuoti, insomma, che solo un’indagine del Tribunale dei Ministri può colmare. E secondo il Procuratore neppure l’informativa al Parlamento, da parte dei ministri coinvolti, sarebbe servita a evitare la trasmissione della denuncia.

Lo Voi fu designato dal Governo Berlusconi rappresentante italiano a Eurojust, l’ufficio di coordinamento tra le diverse Procure d’Europa, inoltre tutti i consiglieri «laici» del Csm lo votarono per la guida della Procura di Palermo, nel 2014, dove fu mandato perché si riteneva che fosse in grado di tenere a bada i pm del processo trattativa Stato-mafia meglio degli altri candidati che sulla carta avevano più titoli. All’epoca Forza Italia, con la Casellati, attuale ministra per le Riforme istituzionali, tessé le lodi di Lo Voi sottolineandone la «maggiore cultura della giurisdizione» per aver svolto sia le funzioni di giudice che di pm.

Ed invece oggi, che dire… siamo alle solite ed evitiamo di elencare tutte le “lamentazioni” dell’intero Centro Destra di Governo, da Salvini a Tajani, alla Barbarella Berlusconi che ha evocato il padre. E qualche giorno addietro Giorgina non si è presentata in Parlamento, ha mandato gli “scagnozzi” Nordio e Piantedosi, che hanno fatto una figura penosa arrampicandosi sugli specchi, accampando motivazioni incredibili. Ma questa è un’altra storia…

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