Primo incontro del Milazzo Cult Festival oggi pomeriggio 21 giugno presso l’atrio del Carmine. Un appuntamento di prestigio con la cultura ed in particolare con Camilla Costanzo giornalista, scrittrice, sceneggiatrice ed il suo relatore d’eccezione l’amministratore delegato della Gazzetta del Sud Lino Morgante.

L’’incontro di oggi è quello in primis con una donna. Una donna che sa il fatto suo, una donna che ha fatto della sua passione un lavoro e che per l’occasione ha presentato il suo ultimo lavoro: un Romanzo/racconto, all’interno del quale vi sono sei storie intrecciate, le une il positvio o il negativo delle altre (parafrasando una tecnica fotografica). Sei storie di donne che si snodano e si comprendono in tre tempi diversi, da titolo evocativo “ Tempo al tempo”.
ll tempo che guarisce le ferite, il tempo che dà le risposte anche quando non cerchi più le domande; quel tempo che aggiusta tutto, il tempo che chiede tempo.
Una donna che racconta di donne, ma anche di uomini, sebbene stiano sempre un passo indietro; non li mette in ombra, non li considera non fondamentali, ma al contrario essenziali proprio perché completano la donna in quel disegno universale, dove tutti siamo interconnessi, dove la parte maschile e la parte femminile si completano a vicenda.
Il pubblico che vi era stasera è stato un pubblico molto interessato, attento, che la conosce e la segue, anche partecipe, alla quale hanno rivolto diverse domande (anche io).
Camilla è una donna simpaticissima, una donna pratica, molto umana, e questo tratto traspare dalla sua penna, dal suo scritto, dal modo di parlare.
Mi ha colpito difatti quando lei ha detto in seguito, rispondendo ad una domanda:
“A me interessa l’umanità della gente. E per questo mi interessano soprattutto i dolori dell’umanità. Il mio è un libro malinconico però è un libro dove c’è tanta speranza”.
In “Tempo al tempo” Camilla Costanzo indaga le svolte esistenziali di donne – dalla maternità al lutto, dalla nascita di un amore al tradimento – fino a farci specchiare nella loro complessa umanità .
E’ un libro che la rispecchia perché lei si definisce una donna malinconica, come tutti i membri della sua famiglia, ma una donna credente (la madre ha studiato teologia, ci ha rivelato) che ha seguito un suo “viaggio”, trovando una sua strada, attraverso anche altri tipi di percorsi spirituali. Da questo si vince la sua attenzione verso il destino, quel fato che noi non viviamo passivamente, perché ci muoviamo, creiamo continuamente, ma dietro al quale c’è un tragitto già stabilito, una missione da portare avanti.
Le sue sono storie che chiedono sempre una possibilità: la possibilità di crescere. Storie che poi hanno un lieto fine perchè non finiscono mai male, hanno appunto una speranza; perchè quando sembri proprio averla perduta, il destino ti cambia le carte in positivo,creando un effetto sorpresa.
”Nulla però è lasciato al caso, perchè il caso non esiste.” Ha affermato più volte.
Come una delle storie all’interno del libro, quella di una donna dura, fiera, orgogliosa, che al capezzale della madre in fin di vita invece, ‘s’addolcisce, superando quel suo rigido impuntarsi, tipico dei presuntuosi e della rabbia covata per anni. Ed è proprio nel momento in cui si lascia andare, aprendo il suo cuore, affidandosi al flusso della vita, malgrado l’epilogo per la madre sia davvero triste , è propro in quel frangente che incontra l’uomo della sua vita.
Quindi come in Sliding Doors, se non si fosse recata al capezzale della madre morente non avrebbe potuto fare quell’incontro che le ha cambiato la vita.
Ecco l’effetto sorpresa nel dolore.
Lo sguardo è sempre quello di una donna malinconica nostalgica, lei stessa ha fatto l’esempio che la malinconia non è da considerarsi con un’accezione negativa ma un sentimento che ti mette in movimento, è un po’ come volgere lo sguardo indietro, soffermandosi sulle fotografie in bianco e nero, sui volti sbiaditi dal tempo.
Le sue storie si possono leggere anche in modo separato, e sono autoconclusive ci ha tenuto a specificare, aggiungendo: “non importa come e cosa utilizziate per leggere, purchè si legga!”
<<Gli uomini abbiamo detto sono un po’ in ombra>> incalza il suo interlocutore il dottor Morgante, <<ma necessari nella famiglia e li ritroviamo sempre fare capolino in questo percorso>>.
Però essendo una donna le viene più facile scrivere di donne ha ribadito lei.
E’ un libro dove ognuno può dare la sua interpretazione in base al suo vissuto e al suo background: come nei film ognuno vede delle cose che hanno senso per sé, quindi un libro viene pensato e scritto dallo scrittore, ma poi viene riscritto ogni volta in modo diverso, con gli occhi del lettore che lo legge .
Io stasera non ho visto la figlia di…Maurizio Costanzo, è sempre troppo banale ripeterlo o soffermarsi su questo aspetto(difatti molto sinceramente, non me ne voglia nessuno, confesso che avrei preferito che il suo interlocutore non le facesse le domande sul padre, ma ahimè è stato l’ennesimo clichè, un copione trito e ritrito per lei purtroppo).
Per carità fa parte della sua vita, è inevitabile, ma Camilla è soprattutto una donna indipendente, empatica, a suo modo rivoluzionaria, che nonostante le sfide della vita e l’ombra imponente, ingombrante del cognome che porta, mostra una determinazione ed un orgoglio nel perseguire i propri obiettivi e difendere i propri valori.
Il tutto trasposto nei suoi personaggi, nelle “sue donne” coraggiose, malinconiche e fragili allo stesso tempo.
Il libro si legge volentieri, ed ha un ritmo narrativo fluido che t’accompagna per mano nella vita delle sue protagoniste, nelle vite degli altri attraverso il tempo.
Buona lettura.
Singolare momento al firma copie: una signora anziana le ha donato un dipinto su tela fatto da lei dieci anni fa circa, raffigurante la Maria nazionale , Maria de Filippi. Avrà gradito? Mah si, Camilla ha dimostrato(seppur non ve ne sia bisogno) di essere una donna intelligente.
(Lucilla Anzalone)









