«Il fatto che Domani c’è scuola… è una delle poche certezze che abbiamo.» Cosi’ conclude la scrittrice Antonella Di Bartolo al penultimo degli incontri presso la Libreria Giunti (Parco Corolla) all’interno del cartellone “Il maggio dei libri” di Sicilia Mater, ideato da Salvo Presti e Giusy La Spada, dove ha presentato il suo ultimo libro dal titolo evocativo “Domani c’è scuola”.


E’ stata definita la Preside coraggio, si quello postivo e propositivo del fare; il coraggio di piantare un seme e poi un altro ed un altro ancora, che altro non sono che l’inizio per vedere maturare i frutti. Il coraggio ma anche l’altruismo, che le hanno permesso di incontrare se stessa in un luogo che mai avrebbe pensato: allo Sperone, una delle zone fragili, problematiche di Palermo, quartiere gemello al Brancaccio dove operò don Pino Puglisi.

Proprio come questi si battè contro la criminalità e la mentalità mafiosa partendo dai ragazzi, dai bambini, educandoli alla dignità ed alla consapevolezza di una vita migliore, allo stesso modo la Di Bartolo attraverso la fiamma viva che dovrebbe ardere nel petto di ogni insegnante, educatore che sia, ha fatto la differenza, assumendosi la responsabilità di trasformare quel cumulo di rifiuti, rassegnazione e silenzio istituzionale, in una scuola. E non una scuola e basta, ma una scuola che sia luce per un intero quartiere.

Ricoprendo il ruolo di dirigente scolastico ha fatto la sua “piccola” rivoluzione, ha puntato verso un’istruzione che li aiutasse ad uscire dalla marginalità e a diventare cittadini consapevoli, sapendo coniugare fiducia, lealtà, impegno sociale e passione per i giovani. «Se con il nostro tramite si fanno delle promesse e poi non si mantengono questo è grave perchè crea una profonda sfiducia nei ragazzi che si porteranno dietro come un macigno .»

“Diritti e non favori sono la chiave vera contro la mafia“ ella dice con fermezza. Ed ancora ”la scuola pubblica è un’istituzione e rappresenta lo Stato, è lo Stato! E come tale non dovrebbe raccontare bugie o dare false promesse a questi ragazzi.” Gli insegnanti con il loro operato, con l’impegno, la passione, possono fare la differenza, possono essere la luce, un faro nella vita non solo degli studenti ma di un intero quartiere fatto di persone, famiglie; essere quel cambiamento sperato soprattutto nelle case, in famiglia, è fare antimafia, non solo nelle manifestazioni e ricorrenze.

Mi ha colpito particolarmente il fatto che lei non parli mai di coraggio ma di “voglia di fare”, di idee costruttive, belle, altruistiche che si concretizzano in fatti, spesso senza nemmeno l’aiuto di nessuno, “perchè è il quanto vogliamo eeserci nelle cose che fa accadere le cose.” Questo ha riposto dialogando con noi tutti del pubblico, guardandoci negli occhi e soprattuto col suo interlocutore, il dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo Zirilli di Milazzo Alessandro Greco, che ha saputo magistralmente e con la padronanza dell’argomento, soffermarsi sui punti salienti del libro, fornendo interessanti spunti di riflessione anche citando altri educatori quali Pier Cesare Rivoltella con il suo libro “Un’idea di scuola”, nel quale fa delle considerazioni su come la scuola oggi sia costruita solo su regole, tecnicismi e rapporti strutturati in modo rigido. Invece oggi piu’ che mai abbiamo bisogno di “un’idea di scuola” non di soli discorsi e scelte ideologiche.

Davvero un bel momento di connessione di relazioni, di scambio di vedute, di esperienze,che hanno catalizzato il pubblico, attento e partecipe con interventi rivolti alla scrittrice. Due dirigenti a confronto ma equivalenti. Del resto anche la filosofia di Alessandro Greco, prendendo spunto dal grande educatore Don Milani , è basata sul principio “I care” (mi importa), che incoraggia i ragazzi a prendersi cura della loro comunità e del mondo. Così nel suo piccolo anche lui sta portando avanti la sua rivoluzione, la sua idea di scuola.

Un libro che non è un romanzo ma ne ha la scioltezza narrativa, un racconto di esperienze di vita e di promesse mantenute e non” afferma ancora il drigente Greco. Antonella Di Bartolo ha il desierio di andare al cuore di questa promessa, di essere un ponte verso gli ultimi, gli emarignati, i disagiati, trasformando un’azione utopica in una possibile, a patto che parta dal cuore, dall’amore universale verso il prossimo, facendosi “dono” per chi ci circonda, donando i propri talenti ma soprattutto tirando fuori i talenti dei ragazzi, instillando la fiducia in se stessi, nelle proprie capacità, educandoli al giusto, ai diritti, ad essere “parola e non violenza”. Voglio avere la presunzione di dire, di aver visto un file rouge che accomuna la scrittrice a don Pino Puglisi sopra lcitato, ma anche a Don Milani, a Gino Strada, a Madre Teresa di Calcutta ed a tutti quei “grandi,” non di statura ma nel cuore, che è appunto l’Amore. Il coraggio di battersi contro le ingiustizie, e l’impegno sociale, quello mosso dall’altruismo, quello intento a costruire qualcosa di concreto, animati da una sola missione di vita: il prossimo. Antonella ha un dono, ed ha scoperto questa sua vocazione in tarda età dice lei, ma aggiungo io che quando l’anima si risveglia, quando l’anima è pronta, lo sono anche le cose; pertanto non conta l’eta ma quanto si è disposti a donare un pezzo di cuore, ad essere luce a chi quella luce l’ha spenta a causa di una vita disagiata che non ha scelto.
(Lucilla Anzalone)
INTERVISTA A SALVO PRESTI, DIRETTORE ARTISTICO DI “SICILIA MATER”.



