Vocazioni in calo, meno denari fra le offerte, tantissime necessità cui far fronte. In soccorso alla Chiesa siciliana arriva l’8 per mille della Chiesa cattolica. Quello per cui basta una firma sulla dichiarazione dei redditi per donare l’8 per mille del proprio Irpef alla causa di San Pietro.

Poco più di 56 i milioni di euro transitati nell’anno 2023 dal Vaticano alle casse delle 18 diocesi isolane, appena lo 0,04% in meno rispetto al 2022. A far la parte del leone è ovviamente Palermo con circa 6,65 milioni di euro, seguita da Catania con 6,289 e Messina con 5,488 milioni. Ai piedi del podio Agrigento che ha ricevuto 4,851milioni.
Ben 11 delle 18 diocesi siciliane hanno subito una sforbiciata ai trasferimenti rispetto all’anno precedente. Così mentre Catania (+1,25%) e Acireale (+1,67%) vedono aumentare le risorse di ben oltre il punto percentuale, Piazza Armerina deve fare i conti con un -2,21% seguita nella classifica dei “rossi” da Patti con -2,01%.
Ma i denari giunti da Roma non sono liberamente utilizzabili dai 19 vescovi siciliani, ai quali se ne aggiungono altri 19 non più in servizio. Le somme sono già suddivise tra le esigenze di culto e pastorale dei fedeli, interventi caritativi e sostentamento del clero. Proprio quest’ultima è la voce più consistente: con i suoi oltre 30 milioni di euro supera infatti la somma delle altre due. E visto che le spese di gestione di chiese e servizi di culto nelle 1.738 parrocchie siciliane sono anch’esse piuttosto esose, ingoiando oltre 13,1milioni, è ovvio che agli interventi caritativi effettuati nei confronti di chiunque, indipendentemente dal credo religioso, rimane quel che resta: circa 12,5 milioni.
L’esercito dei sacerdoti.
Non è ancora chiaro se le chiamate dall’Alto sono in calo o se le orecchie sono più tappate rispetto al passato. L’unico dato certo è che di aspiranti sacerdoti ce ne sono sempre meno, così in servizio effettivo in Sicilia se ne contano soltanto 2.000 secolari e 737 regolari. Che differenza c’è? Nessuna sul piano pratico.
I“secolari” sono tutti coloro che, entrati in seminario, ne escono sacerdoti dopo aver completato il percorso di studi, mentre i “regolari” sono anche sottoposti alla “regola” di un ordine di appartenenza, in genere monastico. Inevitabile quindi trovarsi davanti due curve crescenti: età avanzata e sempre più lavoro da gestire. Tanto che in Sicilia, in media, ogni sacerdote dovrà prendersi cura di almeno 1.930 anime. Con quelli della diocesi di Mazaradel Vallo chiamati a fare gli straordinari: 2.878 in media.
Rispetto alle province, Palermo si conferma prima con 490 preti in servizio, ma Messina, solitamente terza, scavalca Catania (319) al secondo posto con 331 effettivi. Nicosia, invece, è l’unica diocesi in cui il numero delle parrocchie (40) supera quello dei sacerdoti disponibili (39).
Ma allora perché quasi 30,5 milioni sono destinati al sostentamento del clero? Va subito detto che in seguito alla Revisione del Concordato Lateranense del 1984, i sacerdoti diocesani non ricevono più il sostegno economico dallo Stato. A loro provvede l’Istituto centrale per il Sostentamento del Clero presso il Vaticano, attraverso le risorse messe a disposizione dagli Istituti diocesani per il Sostentamento del Clero (per il 6,4%) e i fondi dell’8xmille (91,4%). Il restante 2,2% arriva dalle libere offerte dei cittadini. Considerando che il compenso va dai 900 euro di un sacerdote da poco ordinato ai 1800 euro di un vescovo a fine carriera, in Sicilia si arriva a superare i 30,3 milioni di euro di spesa all’anno.
Progetti in Sicilia.
Numeri e percentuali, freddi per definizione, in certi casi prendono vita attraverso iniziative capaci di scaldare i cuori e ridare speranza a chi non è ha più. Come scrive monsignor Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e segretario della Conferenza Episcopale Italiana, questi numeri dicono come nelle città, nei paesi, nelle periferie, «i fondi dell’8xmille diventano un volano per incrementare le attività di welfare comunitario, contrastando il degrado sociale e costruendo reti di amicizia e solidarietà importantissime; attivano le energie locali in termini di volontariato e di corresponsabilità; sollecitano la creatività delle comunità ecclesiali a favore dei bambini, degli ultimi, dei migranti, di chi non ha un tetto o un lavoro, di chi è vittima della tratta e di chi, dall’oggi al domani, si ritrova in condizioni di disagio; salvano vite umane, laddove guerra, catastrofi naturali ed emergenze causano morte, danni e malattie».
Tre fra gli ultimi progetti finanziati con l’8xmille di certo meritano attenzione. A Ragusa è nato Orientiamoci, un percorso di colloqui individuali, verifica delle competenze, analisi delle richieste giunte dal mercato del lavoro locale e valutazione delle aspirazioni dei destinatari, messo a punto dai centri ascolto della Caritas diocesana e dal Progetto Policoro per dare un lavoro dignitoso a chi più ne ha bisogno. In un anno 32 persone su 52 colloqui effettuati hanno trovato un lavoro con regolare contratto e secondo le proprie aspettative.
A Cefalù spicca la Fondazione Regina Elena, ex orfanotrofio ospitato in un palazzo seicentesco, che con i suoi 12 posti letto accoglie ragazzi dai 6 ai 17 anni, privi temporaneamente di condizioni e ambienti familiari adeguati, o con disturbi del comportamento segnalati dal Tribunale per i Minorenni o dai Servizi Sociali. A capo di questo progetto c’è don Giuseppe Licciardi. La struttura è stata fortemente voluta dal vescovo di Cefalù, monsignor Giuseppe Marciante, che l’ha inaugurata nel 2022.
Infine, a Cinisi è sorta la chiesa Redemptoris Mater di Piano Peri, con il suo campanile alto 30 metri che ha sullo sfondo la montagna Longa. Consacrata nel marzo 2023 dall’arcivescovo di Monreale, monsignor Gualtiero Isacchi, la nuova chiesa – pensata fin dal2014 e finanziata dall’8xmille per il 75 per cento – ha una capienza di circa 700 posti, dispone di uno spazio nursery, mentre l’area esterna è attrezzata per l’oratorio dei ragazzi.
Ma nel corso del terzo millennio sono stati migliaia i progetti che hanno visto la luce in Sicilia. Ben 125 soltanto nella provincia di Messina. Con 120 mila euro di finanziamento, nella diocesi di Patti è decollato “I care: sostegno, accoglienza e formazione” della Caritas per 1.200 persone fragili del territorio. Sono nati così una struttura di accoglienza a Sant’Agata Militello per persone in emergenza abitativa, due empori della solidarietà per persone in fragilità economica e sociale (Patti e Sant’Agata Militello), e progetti formativi per giovani in cerca di occupazione.
Nella diocesi di Messina spicca invece “Lavoro e Dignità”, iniziativa spalmata su più annualità per introdurre persone in difficoltà nel mondo del lavoro. E persino un’attività teatrale nel carcere “Madia” di Barcellona. In vista della prossima dichiarazione dei redditi e in attesa del rendiconto relativo al 2024, dunque, una firma che vale decisamente di più.
(Ettore Iacono)
