Da Potenza a Napoli, attraversando l’Appennino e poi lanciandosi verso il Tirreno, la sesta tappa del Giro d’Italia 2025 è una delle più lunghe e impegnative dell’intera corsa rosa. Nonostante l’arrivo disegnato per i velocisti, il percorso nasconde insidie che potrebbero rivelarsi determinanti, soprattutto per chi soffre l’altimetria o non ha ancora recuperato del tutto dalle fatiche dei giorni precedenti. La giornata misura 227 chilometri, ma la distanza non è l’unico ostacolo con i 2600 metri di dislivello complessivo e le numerose salite nella prima parte mettono in chiaro che non si tratta di una semplice tappa di trasferimento.

Fin dalle prime pedalate si sale. Il km 0 è posizionato a quattro chilometri dalla vetta del Valico di Monte Romito, con pendenze attorno al 5%, ideale per far partire una fuga ma anche per saggiare le gambe di chi punta alla classifica generale. Poi è un continuo saliscendi, con l’impegnativo Valico di Monte Carruozzo, quasi venti chilometri di salita pedalabile ma snervante, e con due strappi che non lasciano tregua. Quello che segue Cassano Irpino, circa cinque chilometri al sei per cento, e l’ascesa a Monteforte Irpino, apparentemente più facile ma in realtà ingannevole nei suoi tratti più duri. Questi primi 130 chilometri, se affrontati con ritmo alto, rischiano di segnare il destino della tappa. La seconda parte del percorso è però molto diversa. Usciti dalla zona più mossa, i corridori troveranno settanta chilometri di pianura quasi perfetta. Le squadre dei velocisti avranno spazio per riorganizzarsi, per chiudere su eventuali fuggitivi e preparare i treni in vista dell’arrivo. Il finale, che si sviluppa tra il porto di Napoli e il celebre Lungomare Caracciolo, non è del tutto privo di ostacoli. C’è una brevissima rampa da superare in progressione, poi una discesa che lancia il gruppo negli ultimi 1800 metri pianeggianti.
In una tappa così disegnata, Mads Pedersen appare ancora una volta come l’uomo da battere. Il danese della Lidl-Trek ha dimostrato non solo brillantezza in volata, ma anche fondo e resistenza, caratteristiche ideali per affrontare un percorso lungo e faticoso come quello odierno. Inoltre, il suo team si è mostrato finora impeccabile nel gestire i finali e proteggerlo nelle fasi più critiche. Tuttavia, questa non sarà una passerella. Il finale così lineare e veloce riapre il gioco anche agli sprinter puri, alcuni dei quali non hanno ancora avuto l’occasione giusta per imporsi. A rendere tutto più incerto è la dinamica della corsa. La lunghezza della tappa e le asperità iniziali potrebbero stimolare la fantasia di chi non ha nulla da perdere.
