Depositate le dichiarazioni del collaboratore di giustizia, Salvatore Iannello. Il processo si divide in due tronconi.
Messina – Si è aperta oggi presso il Tribunale di Messina la prima udienza del maxi processo che punta a far luce sulla rete mafiosa barcellonese, colpita nel giugno 2024 da una delle operazioni antidroga più vaste degli ultimi anni in Sicilia. Al centro del dibattimento c’è la figura di Salvatore Iannello, ritenuto il vertice dell’associazione criminale operante a Barcellona Pozzo di Gotto, e oggi collaboratore di giustizia.

Durante l’udienza, il pubblico ministero Francesco Massara ha depositato quattro verbali contenenti le dichiarazioni accusatorie rese da Iannello, la cui collaborazione segna un punto di svolta nella lotta contro le cosche locali. Nei verbali, l’ex boss ha delineato con dovizia di particolari la struttura organizzativa del gruppo, i rapporti con altre organizzazioni mafiose italiane e le modalità con cui venivano gestite le attività illecite, in primis il traffico di stupefacenti. Iannello avrebbe confermato l’esistenza di un’associazione mafiosa radicata nel territorio di Barcellona Pozzo di Gotto, con estensioni e collegamenti operativi in Calabria, Campania e Lombardia, oltre che all’estero. La rete, secondo quanto emerso, si occupava principalmente del traffico internazionale di droga, ma anche di estorsioni, autoriciclaggio, trasferimento fraudolento di valori e gestione illecita di armi. I verbali depositati dal PM rappresentano una base probatoria cruciale per l’accusa, che si prepara ora a chiedere le prime condanne. Le dichiarazioni del neo pentito, incrociate con le intercettazioni telefoniche e ambientali e con i riscontri raccolti durante l’inchiesta, mirano a ricostruire anni di attività criminali.
Il giudice per le indagini preliminari, preso atto dell’elevato numero di imputati e della complessità delle accuse, ha disposto lo stralcio del procedimento in due tronconi distinti. Il primo riguarda i reati più gravi, in particolare l’associazione finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti e i reati connessi. Il secondo si concentrerà sull’associazione semplice, priva cioè dell’aggravante mafiosa o di finalità legate al narcotraffico internazionale.
A rappresentare gli interessi degli imputati è un nutrito gruppo di avvocati penalisti, tra cui figurano Giuseppe Lo Presti, Antonino Pirri, Nino Aloisio, Salvatore Silvestro, Sebastiano Campanella, Pinuccio Calabrò, Filippo Barbera, Diego Lanza, Gaetano Pino, Fabio Catania, Giuseppe Ciminata, Santi Certo e Tino Celi. Il collegio difensivo si prepara a contestare sia l’attendibilità del collaboratore di giustizia sia la ricostruzione investigativa che ha portato agli arresti. Secondo fonti vicine alla difesa, molti degli imputati rigettano le accuse e si dichiarano estranei alle associazioni contestate, puntando a dimostrare l’inconsistenza delle prove o la loro interpretazione distorta da parte dell’accusa.
Il maxi processo prende le mosse dalla colossale operazione antidroga condotta nel giugno 2024 su disposizione della Procura di Messina. Tre distinte ordinanze cautelari hanno portato all’arresto di 112 persone. L’operazione, eseguita anche grazie al supporto del Nucleo Investigativo Regionale Sicilia della Polizia Penitenziaria, si è estesa in Sicilia, Calabria e in altre regioni italiane, fino a raggiungere paesi esteri dove si ipotizza si svolgessero attività di importazione e riciclaggio. Contestualmente agli arresti, sono stati sequestrati beni per oltre 4 milioni di euro, tra cui immobili, veicoli di lusso, conti correnti e quote societarie, ritenuti riconducibili agli indagati o a soggetti prestanome.
Le accuse, a vario titolo, includono l’associazione finalizzata alla produzione, traffico, detenzione e cessione di stupefacenti, l’autoriciclaggio e il riciclaggio il trasferimento fraudolento di valori, il porto abusivo e l’alterazione di armi da fuoco, l’estorsione ed il favoreggiamento, l’intestazione fittizia di beni ed il reimpiego di proventi illeciti.
La decisione di Salvatore Iannello di collaborare con la giustizia potrebbe rappresentare un punto di svolta nel contrasto alla criminalità organizzata del versante tirrenico messinese. Considerato per anni uno degli esponenti più influenti della mafia barcellonese, la sua figura era stata al centro di numerose inchieste, ma finora mai aveva rotto il silenzio. Le sue dichiarazioni, se ritenute attendibili dal tribunale, potrebbero rafforzare il quadro accusatorio anche in procedimenti paralleli, aprendo la strada a nuovi sviluppi investigativi su una criminalità che, secondo gli inquirenti, aveva ormai assunto contorni imprenditoriali e sovraregionali.
Nel corso della prossima udienza, il pubblico ministero formulerà le prime richieste di condanna nei confronti degli imputati appartenenti al troncone principale e parallelamente, gli avvocati della difesa si preparano a controbattere punto per punto.
