19.9 C
Milazzo

Calcio – ACR Messina nel baratro

Pubblicato il :

Dopo la retrocessione arriva l’istanza di liquidazione giudiziale

Messina – Il futuro dell’ACR Messina si tinge di tinte sempre più fosche. Mentre i tifosi metabolizzano la delusione sportiva, sul piano societario si apre un fronte ancora più drammatico, che potrebbe segnare uno spartiacque definitivo nella storia del club peloritano.

- Advertisement -

La Procura della Repubblica di Messina, attraverso il procuratore aggiunto Vito Di Giorgio e il sostituto procuratore Fabrizio Monaco, ha depositato nei giorni scorsi l’istanza di apertura della procedura di liquidazione giudiziale presso il Tribunale di Messina. Una scelta maturata al termine di una prima fase d’indagine che ha portato all’acquisizione di documenti contabili e alla raccolta di testimonianze significative.

Secondo quanto emerge dagli atti, il club si troverebbe in una situazione di insolvenza irreversibile, causata soprattutto dal controverso passaggio di quote societarie dall’ex presidente Pietro Sciotto alla nuova proprietà riconducibile alla AAD Invest, società di investimento che ha assunto il controllo dell’ACR nei mesi scorsi. Il trasferimento di proprietà tra Sciotto e la AAD Invest, avvenuto formalmente a stagione in corso, avrebbe dovuto rappresentare una svolta gestionale. Invece, secondo la Procura, ha acuito i problemi economici e gestionali, generando un ulteriore squilibrio finanziario che ha portato l’ente in una condizione di grave deficit operativo. La nuova compagine, a quanto pare, non ha iniettato capitali sufficienti, non ha adempiuto ad alcuni obblighi contrattuali e ha peggiorato la posizione debitoria del club.

L’udienza è fissata per il 10 giugno. In quella sede, l’attuale proprietà avrà l’opportunità di difendersi, presentando memorie e documenti che dimostrino la possibilità di risanamento o, in alternativa, l’assenza dei presupposti per la liquidazione. La decisione del giudice dovrebbe arrivare nei giorni immediatamente successivi. Qualora l’istanza venisse accolta, il Tribunale nominerebbe un curatore fallimentare con il compito di accertare l’ammontare complessivo del passivo, gestire la liquidazione dei beni societari, tentare, se possibile, la cessione del titolo sportivo a soggetti terzi, interessati a rilevare l’attività calcistica e salvare la continuità sportiva, anche se a livello dilettantistico.

Uno degli aspetti più critici è la possibile mancata iscrizione al campionato di Serie D. La legge prevede la possibilità dell’esercizio provvisorio dell’attività, ma solo in presenza di condizioni minime di sostenibilità economica, che al momento non sembrano sussistere.

Questo significherebbe non solo perdere la categoria, ma sparire temporaneamente dalla mappa calcistica nazionale, dovendo ripartire dai campionati regionali, o addirittura da zero.

Quello che sta vivendo l’ACR Messina è l’epilogo di una crisi che parte da lontano. Dalla caduta dalla Serie B del 2007, il club ha vissuto una lunga sequela di fallimenti, rifondazioni, ripartenze e cambi di proprietà.

Con l’avvento di Pietro Sciotto nel 2017, si era aperta una fase di stabilità apparente, culminata con la promozione in Serie C nel 2021. Ma il malcontento della piazza e le difficoltà economiche hanno portato alla cessione del club, senza che vi fossero garanzie solide per il futuro. La AAD Invest, che secondo le visure camerali è una società con base fuori dalla Sicilia e interessi in più settori finanziari, si era presentata come la soluzione ai problemi storici del club. Tuttavia, non ha mai chiarito pubblicamente il proprio piano industriale, né ha garantito continuità gestionale. I dirigenti sono apparsi disorganizzati, assenti nei momenti cruciali della stagione e del tutto scollegati dal territorio. La retrocessione in D è stata la naturale conseguenza di una deriva tecnica e dirigenziale mai davvero arginata.

Lo scenario più probabile, in caso di apertura della procedura di liquidazione, è quello di una ripartenza sotto nuova gestione, magari da parte di imprenditori locali o gruppi già attivi nel calcio dilettantistico siciliano. Il curatore fallimentare potrebbe favorire questa soluzione per evitare la completa estinzione del club. In alternativa, si potrebbe assistere alla nascita di una nuova società, indipendente dall’attuale ACR, che chieda l’ammissione in sovrannumero alla Promozione o all’Eccellenza, come già accaduto in altri casi analoghi nel panorama italiano.

Messina è una piazza storica del calcio italiano, con una tifoseria passionale, una tradizione ultracentenaria e un’identità sportiva profonda. L’ennesima crisi societaria è un colpo duro per la città, che assiste impotente a uno spettacolo già visto troppe volte. Il rischio non è solo sportivo, ma anche sociale e culturale. Perdere il calcio significa perdere un pezzo di identità collettiva, un legame intergenerazionale che unisce storie, emozioni e orgoglio territoriale.

Il 10 giugno sarà una data spartiacque per il futuro dell’ACR Messina. In ballo non c’è solo una società calcistica, ma un’intera comunità che merita rispetto, chiarezza e una guida finalmente solida. Serve un progetto serio, concreto, trasparente. Perché Messina non può e non deve scomparire ancora una volta.

- Advertisement -

Articoli Correlati

- Advertisement -spot_img
- Advertisement 4 -spot_img