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Giro d’Italia 2025 – Analisi 14a tappa – Treviso–Gorizia (km 186,0)

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Treviso – Nel cuore della quattordicesima tappa del Giro d’Italia 2025, il gruppo si prepara a vivere l’ultima vera occasione per le ruote veloci prima dell’inizio dell’inferno alpino. Ma attenzione, se sulla carta Gorizia rappresenta un’occasione ghiotta per gli sprinter, il finale mosso e selettivo, con diversi strappi brevi ma incisivi, potrebbe ribaltare i pronostici e lasciare spazio a colpi di mano da parte di corridori più completi, in grado di reggere la miccia delle ultime salite e lanciare lo sprint in prima persona. I primi 145 chilometri sono un vero e proprio invito all’attendismo, pianeggianti e senza alcuna difficoltà altimetrica, sembrano disegnati per un tranquillo trasferimento verso il Friuli-Venezia Giulia. Ma è un’illusione. Perché a partire da Cormons, inizia un susseguirsi di salite e salitelle, brevi ma insidiose, che consumeranno progressivamente le energie dei velocisti più puri. Il primo ostacolo è lo strappo di Subida, appena 400 metri ma con pendenze medie al 7%, poi la più pedalabile salita di Medana, quindi il GPM di Gonjace/San Martino, 3,6 km al 4,9% (dati corretti rispetto ai dati ufficiali), con punte fino al 10%. A San Floriano del Collio, si affronta un’altra breve ascesa (800 metri al 5,6%), seguita da una veloce discesa verso Gorizia. Qui la corsa entra in Slovenia, per affrontare il vero snodo tattico della giornata con lo strappo di Saver, 900 metri al 7,4% con picchi del 12%. Il gruppo lo affronterà due volte, grazie a un circuito finale di 13,8 km, un primo passaggio che potrebbe già sfoltire il gruppo e un secondo, cruciale, con scollinamento a soli 7,6 km dall’arrivo. Il tratto che conduce al traguardo è pianeggiante ma nervoso, con curve secche a spezzare il ritmo e lanciare possibili imboscate. Il rettilineo finale di 1000 metri netti è il palcoscenico perfetto per chi sarà riuscito a reggere lo sforzo e a restare nel primo gruppo. Il copione, però, non è così semplice da scrivere. Mads Pedersen, reduce dal trionfo di Vicenza, sembra l’uomo più atteso. Pedersen ha potenza, resistenza e un treno solido come la Lidl-Trek alle spalle. Se la corsa sarà dura, lui sarà lì. Al fianco del danese c’è anche Mathias Vacek, che potrebbe approfittare del nervosismo per anticipare tutti sullo strappo di Saver.

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Alla Visma Lease a Bike, i riflettori sono puntati su Olav Kooij, vincitore dell’ultima volata pura. Ma il talento olandese dovrà resistere sui denti nel finale, dove Wout van Aert potrebbe prendere il suo posto nel caso la selezione faccia saltare i classici uomini da sprint. Anche Kaden Groves  e Casper van Uden hanno già vinto una tappa e vogliono ripetersi, ma per farlo dovranno superare indenni le trappole del Collio. Tra gli outsider più accreditati, i nomi non mancano. Paul Magnier , Maikel Zijlaard, Sam Bennett e Milan Fretin (Cofidissi sono spesso piazzati ma senza mai trovare l’acuto. Per loro, oggi potrebbe essere una delle ultime chance. E occhio agli italiani. Moschetti, Mozzato, Lonardi, Zanoncello sono in cerca di un successo che faccia sognare i tifosi, ma dovranno giocarsi bene le loro carte tra le curve e gli strappi del finale. Se la corsa si accende prima del circuito finale, potrebbero emergere nomi meno scontati. Corbin Strong, Orluis Aular e Ben Turner hanno il mix giusto di esplosività e resistenza per tenere duro e poi provare lo sprint. Turner, in particolare, è parso brillante anche sulle salite e potrebbe essere l’uomo giusto per la INEOS in un arrivo tecnico come questo. Attenzione infine ai piani B delle squadre. Quinten Hermans, Francesco Busatto, Fiorelli, Marcellusi, Oldani, Vendrame, Rivera e Pluimers sono tutte opzioni credibili in caso di selezione più dura del previsto. Il percorso è aperto a più scenari e il chilometraggio elevato potrebbe fare la differenza.

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