Pubblichiamo con piacere uno scritto dell’amico Paolo Pirri, relativo alla odierna Festa di San Vito, con ricordi, aneddoti, testimonianze… un testo che merita di essere divulgato. Buona lettura a tutti e W San Vito Martire.

“In occasione della festa di S. Vito martire, patrono di Pozzo di Gotto venerato devotamente da tutti i pozzogottesi, riprendo un ricordo, già pubblicato sul mio profilo Facebook e nel mio libro “Memories, gocce di memoria per i nostri nipoti”, la cui terza parte è integralmente dedicata alle feste religiose barcelgottesi, in cui religiosità, senso di appartenenza e divertimento erano un tutt’uno e accompagnavano il passaggio dalla fanciullezza, all’adolescenza, alla maturità.
Ogni 15 giugno era festa grande per tutte le famiglie. La preparazione alla solennità liturgica iniziava una settimana prima, con una serie di incontri religiosi nell’antica chiesetta -oggi auditorium- che, d’estate, diventava anche spazio di gioco per il nostro Grest.
Ma il momento più emozionante della festa -annunciata dai tradizionali giochi pirotecnici fin dal mattino- era la processione del Santo, che si snodava, fra inni e preghiere, per le vie pozzogottesi e diventava sempre più lunga e suggestiva.
La statua di San Vito martire, per l’occasione, veniva rivestita dei preziosi attributi iconografici: la corona (il premio di Dio), la palma (la vittoria del martirio), la croce (la forza della fede) e il mantello coperto degli ex voto dei fedeli (la devozione); poi veniva solennemente presentata ai devoti e posizionata sulla vara dai portatori.
La festa aveva anche un risvolto ludico, basti pensare al rituale profano dell’ “antinna” -uno dei più noti giochi della tradizione popolare- vera attrazione per tutti i barcellonesi e i giovani dei paesi viciniori. I partecipanti alla gara dovevano salire su un palo, reso scivoloso da uno strato di sapone, alla cui estremità venivano poste bottiglie ed insaccati. Il vincitore, sempre dopo numerose scivolate che suscitavano risate generali, riceveva il premio che riusciva a staccare dalla cima.
Per noi ragazzi la festa aveva un ulteriore valore simbolico, perché segnava la fine dell’anno scolastico e preannunciava l’inizio dell’estate con le sue delizie, le perette di San Vito e le prugnette violacee e bianche, frutti tipici del periodo.
La festa, per anni vissuta in tono minore, è di recente rinata grazie a padre Santino Colosi.
La chiesa di Santa Maria Assunta è tornata ad essere gremita di fedeli. Le celebrazioni, officiate da padre Domenico Mirabile, padre Giuseppe Turrisi e padre Santino Colosi, sono veramente coinvolgenti ed emozionanti. Tutto risulta perfetto: dall’aria profumata di fiori e incenso che si respira dentro la chiesa e mi ricorda i tempi della mia gioventù, agli inni eseguiti da esperti cantori, alle omelie dei celebranti, ricche di cultura storica e profondità spirituale.
La rinnovata esortazione all’amore verso Dio e verso il prossimo ravviva la fede della comunità cristiana. La liturgia, attraverso i canti tradizionali, i fiori, gli incensi, scandisce un percorso sensoriale che favorisce l’elevazione dello spirito e unisce tutta la comunità, come un tempo.
Anche la processione di San Vito è nuovamente partecipata: davanti alle case, sui balconi, lungo le vie, i pozzogottesi attendono il Santo come ai vecchi tempi, come se lo aspettassero dopo un periodo di assenza. La festa è arricchita dalla ormai tradizionale infiorata lungo il tratto di via Garibaldi che dall’ antica chiesa di San Vito porta alla chiesa di Santa Maria Assunta.
Per il futuro, desidererei che i balconi tornassero ad essere addobbati con coperte e lenzuola pregiate, che nelle strade si spargessero petali di fiori per accogliere il passaggio del Santo e dei fedeli in processione.
Va precisato che quella portata in processione è una statua di cartapesta realizzata appositamente, giacchè l’antico simulacro di San Vito è marmoreo e sul suo basamento sono illustrati tre episodi della “Passio Sancti Viti”: il processo dinnanzi a Valeriano, l’immersione nell’olio bollente, il santo dato in pasto ai leoni.
A quest’ultima statua la tradizione popolare associa una leggenda: i buoi che trainavano il carro che la trasportava verso la sua originaria destinazione si sarebbero fermati davanti alla chiesa e non ci fu verso di farli procedere. Il prodigio fu interpretato come segno della volontà divina e, da allora, San Vito divenne patrono di Pozzo di Gotto. Ai piedi della statua marmorea vi sono due cani, tipici della tradizionale iconografia del Santo, da interpretare, probabilmente, come simbolo della fedeltà del giovane Vito a Cristo. Per questo motivo San Vito è invocato sia come protettore dei cani sia come protettore contro il morso dei cani rabbiosi. Lo attesta anche un canto popolare raccolto da Giuseppe Pitrè direttamente dalla tradizione orale: “Santu Vitu beddu e pulitu,/ anghi di cira e di ferru filatu , /pi lu nomu di Maria/ liu stu cani ch’haiu avanti a mia. /Fermati, cani ca t’haiu liato” (“Santo Vito bello e pulito/denti di cera e di fil di ferro/per il nome di Maria/lego questo cane che ho davanti./Fermati, cane, che ti ho legato”).
La devozione a San Vito, nato -secondo la tradizione- a Mazara del Vallo, è particolarmente viva in Sicilia e accomuna Pozzo di Gotto ad altre località, fra le quali, per limitarci alla provincia di Messina, la vicina Condrò. Qui la festa si svolge la seconda domenica di luglio ed è nota per la caratteristica andatura della vara, che segue una vera e propria coreografia simbolica: quattro passi in avanti e tre indietro, a significare le tentazioni che rallentano il cammino verso Dio.
Particolarmente suggestiva è, poi, la festa che si svolge a San Vito Lo Capo, dove il Santo si sarebbe rifugiato per sfuggire alle persecuzioni di Diocleziano, insieme alla nutrice Crescenzia e al maestro Modesto che lo avevano convertito al Cristianesimo. Ogni 15 giugno, viene rievocato, tramite dei figuranti, lo sbarco dei tre santi, che si avvicinano lentamente dal mare nella luce suggestiva del tramonto e vengono accolti sulla spiaggia dalla folla dei fedeli.
Viva San Vito!”
