Come procede il Consiglio Comunale di Merì? Praticamente non procede, anzi è diventata un’arena di discussioni con sospensione dell’ultima seduta del 18 giugno.
Partiamo dall’inizio, tutto ha origine dal Consiglio comunale del 12 marzo scorso, quando la Segretaria comunale annunciava ai consiglieri di aver ricevuto un parere dell’Assessoratoalle Autonomie Locali che chiarisce come devono essere considerati i voti degli astenuti.

Situazione che ha mandato in tilt il consiglio comunale.
Da una parte la segretaria comunale e il gruppo di maggioranza composto da 5 consiglieri e dall’altra i due gruppi di opposizione composti da altrettanti 5 consiglieri (3 per il gruppo di minoranza e 2 per Evoluzione Civica).
Il gruppo di maggioranza, supportato dalla segretaria e da un parere dell’Assessorato delle Autonomie Locali che però alla fine lascia la decisione al Consiglio comunale, vorrebbero imporre un nuovo metodo del conteggio dei voti, non considerando nel quorum funzionale per l’approvazione delle delibere, gli astenuti. Per i non addetti ai lavori, il quorum strutturale serve a rendere valida una seduta, quello funzionale serve invece ad approvare le delibere.
Dall’altro lato le opposizioni, certe dell’interpretazione degli articoli dello Statuto e del Regolamento del funzionamento del Consiglio che computa gli astenuti tra i presenti, metodo che è sempre stato utilizzato, denunciando una violazione degli articoli dello Statuto e del Regolamento per l’imposizione che si vorrebbe porre.
Questione che si affronta anche nella conferenza dei capigruppo del 13 giugno scorso, che alla fine, vista la parità, porta ad un “nulla di fatto”.
Questa situazione, visto che anche il parere dell’Assessorato delle Autonomie Locali conclude che “spetta al Comune decidere cosa intendere per “presenti”, nella seduta del 18 giugno, nascono delle diatribe: dall’opposizione si segnala che con questa imposizione si stravolgerebbero almeno trent’anni di prassi consiliare.
Ma cosa succede nel Consiglio?
Prima ancora che si apra ufficialmente la seduta, l’opposizione presenta una mozione per l’interpretazione autentica dello Statuto e del Regolamento, con un messaggio chiarissimo: “L’interpretazione spetta al Consiglio”.
Reazione accesa della vicepresidente Maria Catena Bucca, che presiede in assenza del presidente Angelo Pino, che si rifiuta di metterla ai voti: “Non è iscritta all’ordine del giorno. Serve una proposta formale.”
Comincia il botta e risposta ma nulla può essere concluso e alla fine le opposizioni pongono una questione pregiudiziale motivata dall’empasse che si è creato sul computo degli astenuti, votata da 5 consiglieri su 9 presenti che comporta la non trattazione dei punti all’ordine del giorno in attesa di risolvere prima l’empasse.
Alla prossima puntata… forse.



