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Sabato pomeriggio in libreria

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Angelica se fossi stata un attore maschio ti avrei dato un cazzotto nello stomaco.” A parlare è un uomo corpulento dai capelli sale e pepe; ad ascoltare e’ una ragazza longilinea dagli occhi chiari e  con in mano un copione. I due si trovano su un piccolo slargo dalle parti della Libreria  Gutenberg di Giovanni Mazzeo, a Barcellona Pozzo di Gotto.

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Mancano alcune decine di minuti all’ora X: le diciotto di sabato 17 maggio. In quel momento è previsto l’inizio della presentazione del romanzo “Ultimo di trentamila”, di Roberto Gugliotta. La ragazza dagli occhi chiari, Angelica, incassa la battuta sferzante dell’uomo corpulento quasi come un vero cazzotto nello stomaco. Il suo sguardo si fa più sofferto di prima e lo proietta di nuovo sul copione, stretto fra le sue mani affusolate. Riprende a ripetere il suo lacerante monologo con angoscia crescente. L’uomo dai capelli sale e pepe si separa da lei e raggiunge la destinazione odierna: la libreria di Mazzeo.

“È tutta colpa di Carlo” questa frase un po’ enigmatica ricorre come un mantra nei sotterranei della Facolta’ di Scienza dell’Educazione a Messina. È il pomeriggio di giovedì 15: il gruppo capitanato dall’uomo corpulento dai capelli sale e pepe sta provando la drammatizzazione di “Ultimo di trentamila”, in  vista dell’evento in programma fra una cinquantina di ore a Barcellona. Il mantra “È tutta colpa di Carlo” è pronunciato in dialetto ed in realtà è uno scherzo. Funge da tormentone per stemperare la naturale tensione delle prove e dei debutti teatrali o performativo-didattici del gruppo capitanato dall’uomo corpulento.

I quattro attori si trovano nella sala-prove creata da Dario Tomasello e messa da lui a disposizione della compagnia con generosita’. “Cci cuppa callu” e’ l’esatta pronuncia del mantra goliardico. lo pronuncia il suo inventore, ancora l’uomo dai capelli sale e pepe, e che qui legge ed interpreta il carabiniere Giacomo Ssereni, protagonista del romanzo. Lo pronuncia un altro attore, un uomo che ha qualche anno in piu’ del primo e che si trova qui per interpretare un altro personaggio cruciale della storia creata da Roberto Gugliotta. Lui si chiamo Pippo ed interpreta don Paolo, sacerdote carismatico impegnato nel sociale. Lo pronuncia anche “callu”, carlo con autoironia, qui nella doppia veste di aiutoregista di “narratore”, legge infatti alcuni brani didascalici del libro.

Solo Angelica, l’attrice longilinea dagli occhi chiari, non dice mai “cci cuppa callu”. Anzi, se ne guarda bene. Lei è una persona discreta, conosce Carlo da pochi minuti ed è venuta a Messina da Barcellona appositamente per provare ad interpretare il personaggio di Grazia, la moglie di Giacomo Sereni. Lo ha già fatto cinque giorni prima insieme all’uomo corpulento a casa del comune amico Pino Cordaro, che ha scattato le foto della prima prova dell’evento. L’uomo corpulento dai capelli sale e pepe lo ha fatto più volte. Tante altre volte ed ogni volta in modo diverso.

Se ad Angelica ha parlato di un cazzotto nello stomaco, lo ha fatto per spingerla ad investire emotivamente sulla paura del dolore fisico; ad Alessandro qualche tempo fa il cazzotto nello stomaco lo ha dato davvero durante le riprese di un videoclip. In quel caso ha fatto leva sulla rudezza maschile e la forza morale dell’attore, determinato ad interpretare uno squilibrato insospettabile. Un cazzotto poco vigoroso ma sufficiente ad attivare il corto circuito emotivo necessario al personaggio in questione: per ogni attore ed ogni personaggio, ci vuole un abito adatto su misura.

Così è con Pippo Blanca, l’attore che interpreta don Paolo. Con lui la scelta è semplificata. Gli è stato sufficiente fare il verso a certi preti che sguazzano in una retorica ampollosa per portare Pippo sulla strada più adeguata al personaggio. IL tetragono di don Paolo lo ha già interpretato sei mesi fa alla libreria Feltrinelli di Messina. Adesdo l’attore è un tutt’uno con il personaggio. Altrettanto semplice è il lavoro su Carlo Picichè chiamato per la seconda volta a leggere alcuni brani didascalici, dando voce così al personaggio-non personaggio del narratore. Anche per lui è la seconda volta, sei mesi dopo.

E durante la prova di oggi, l’uomo dai capelli sale e pepe non sente la necessità di correggerlo né di intervenire. È più impegnativo, invece, il compito che ha nella direzione di sé stesso. Le prove nei sotterranei di Scienza dell’Educazione, sono cominciate dalla sua lettura del prologo del romanzo, che comincia dalle parole del protagonista, Giacomo Sereni, maresciallo dei carabinieri interpretato dall’uomo corpulento.

“Abbassate la fronte mentre continuate a guardare il muro davanti a voi, come tori focalizzati sul bersaglio da incornare.” Queste parole risuonano nelle orecchie dell’uomo dai capelli sale e pepe come se le avesse udite sette secondi prima. Anche la voce inconfondibile che le ha pronunciate sembra provenire dalla stanza accanto. Ma è solo uno scherzo della memoria questo: queste frasi sono state pronunciate circa trent’anni fa in un luogo non molto vicino: la Sala Laudamo.

A pronunciarle fu Beppe Randazzo, in una delle lezioni che tenne lì nelle prime due settimane del corso che diresse nell’occasione.

L’uomo corpulento era uno dei suoi allievi, insieme ad altre sette o otto persone, che nei mesi successivi sarebbero diventate una settantina, fino ad assestarsi a trentasette al saggio di fine-corso nell’estate del millenovecentonovantacinque. L’esercizio in cui gli allievi dovevano guardare davanti a se’ come tori pronti ad incornare il…muro, aveva uno scopo ben preciso. Serviva ad indurre dentro loro stessi l’emozione dell’odio. Beppe quella sera disse ai suoi allievi novizi che la finzione rende piacevoli anche le emozioni più sgradevoli. “L’odio è una di queste.” Aggiunse. Le allieve e gli allievi novizi di Randazzo scoprirono quanto fosse vera questa dinamica controintuitiva. Quell’esercizio indusse dentro ognuno di essi un odio viscerale. E provarlo in modo così intenso lo rese piacevolissimo. Per l’uomo dai capelli sale e pepe questo è un ricordo indelebile.

L’evento comincia con il consueto “quarto d’ora accademico” di ritardo. Federica Zaccone, giovane giornalista presenta l’evento al pubblico presente, poi intervista l’autore di “Ultimo di trentamila” sui temi del romanzo. Quindi cede lo spazio ai quattro attori. L’uomo corpulento dai capelli sale e pepe,  legge ed interpreta il prologo. Lo fa con una voce rauca ed ansiogena. È il suo modo di trasmettere al pubblico il disagio che vive il protagonista. L’ evento e’ congegnato  con l”alternanza fra le riflessioni sui temi del libro condotte da Federica insieme a Roberto e le letture drammatizzate. Un altro scambio di battute fra la conduttrice e l’autore ed arriva il momento  della coppia formata da Giacomo Sereni e la moglie Grazia. La scena è simpatica e romantica. I due si conoscono si attirano e poi si baciano cementando così un legame scenico davanti al pubblico che li segue con partecipazione emotiva. Questo rende lo sviluppo drammaturgico più coinvolgente.

Arrivano le prime avvisaglie della prima scena “clou” quella che Angelica provava nel piccolo slargo vicino la libreria Gutenberg alcune decine di minuti fa. Ci arrivano con i passaggi didascalici del  romanzo letti da Carlo qui narratore compassato ma empatico. Adesso Angelica  affonda nella profondità dell’angoscia psicofisica di Grazia in modo concreto tanto da mettere i brividi e tutti i presenti. L’ applauso del pubblico parte spontaneo come un riflesso condizionato. Subito dopo  Angelica e l’uomo corpulento si siedono in mezzo al pubblico e si sorridono. Missione compiuta.

Ci sono altri scambi di opinioni e riflessioni fra la conduttrice e l’autore, fino a quando tocca a Don Paolo. Le parole di Don Paolo rendono la vicenda del protagonista di Ultimo di trentamila un apologo. E la sobrietà dell’interpretazione di Blanca regala al pubblico un’ emozione asciutta, utile ad una visione profonda di questo romanzo. Un ultimo scambio di riflessioni e domande fra Federica e Roberto, poi l’uomo dai capelli sale e pepe propone di chiudere il sipario immaginario, dichiarando di non voler correre il rischio di spoilerare tutto il romanzo, ma in realtà perché pensa che l’evento, per quanto appassionante, si sia prolungato a sufficienza e vuole salutare il pubblico con l’acquolina in bocca.

La parola passa al pubblico, che sottopone Roberto ad alcune domande, mentre Pino Cordaro completa la serie degli scatti fotografici dell’evento ed Alfredo Anselmo la ripresa video e si accinge ad approntare il suo resoconto. In chusura, l’uomo dai capelli sale e pepe presenta i suoi attori e sé stesso per ottenere l’applauso conclusivo dell’evento.

A proposito, lo avrete capito, l’uomo corpulento dai capelli sale e pepe sono io. Spesso mi sento un domatore di bestie feroci, uno psicologo, un papà e qualche volta persino una mamma. All’occorrenza anche un compagnone. Sono questi i tanti modi e tanti volti di un  regista, come lo intrepreto io l. È un lavoro che amo e che ho scelto. O forse è questo lavoro che ha scelto me. E Sabato 17 maggio ne sono stato soddisfatto.

(Nicola Calì)

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