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Ciclismo – Tour de France 2025 con montagne, fuochi d’artificio e il trono da conquistare

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Lille – Quando, domani 5 luglio, il Tour de France prenderà il via dalla metropoli di Lille, nel cuore dell’Alta Francia, sarà l’inizio di un viaggio epico lungo 3.338,80 chilometri. Un’edizione pensata per esaltare la durezza della montagna, l’audacia degli attaccanti e la completezza dei grandi campioni. Senza alcuno sconfinamento, la corsa si svilupperà interamente sul territorio francese, toccando le principali catene montuose del Paese e culminando con il ritorno trionfale a Parigi dopo l’assenza del 2024 legata alle Olimpiadi. Sarà un Tour senza respiro, con due sole cronometro e una quantità di dislivello che fa tremare i polpacci con oltre 51.500 metri da superare, con tappe nervose, arrivi in quota, discese tecniche e una sequenza di prove micidiali che dalla seconda settimana non lasceranno tregua.

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Il percorso si presenta subito suggestivo con le tre tappe inaugurali nel nord, dove il vento potrebbe giocare un ruolo determinante. Poi la carovana punterà a sud attraversando la Bretagna e l’Alvernia, regioni in cui l’altimetria si fa più ondulata e gli scattisti di razza potranno provare a sorprendere i big. Ma sarà solo un antipasto, i Pirenei e le Alpi, come sempre, decideranno le sorti della classifica generale. Uno dei momenti simbolici della corsa sarà il ritorno a Luchon-Superbagnères, che mancava dal Tour da ben 36 anni. La storica ascesa pirenaica tornerà a essere protagonista in una delle tappe centrali, insieme al Mont Ventoux, nuovamente incluso nel disegno della corsa e pronto a mettere in difficoltà anche i più esperti. Le montagne, però, troveranno la loro massima espressione nelle ultime due settimane. L’arrivo a La Plagne promette spettacolo. In appena 130 chilometri si concentrano sei salite, una dietro l’altra, senza respiro. Sarà una giornata in cui anche i favoriti più solidi potranno trovarsi spiazzati, vittime dell’azione collettiva delle squadre rivali o della semplice fatica che si accumula tappa dopo tappa. La tappa regina, senza ombra di dubbio, sarà quella che si concluderà al Col de la Loze, affrontato per la prima volta dal versante orientale. Prima di giungervi, i corridori dovranno scalare due giganti delle Alpi come il Glandon e la Madeleine, in un crescendo che culminerà a 2.305 metri d’altitudine, punto più alto della corsa e sede del Souvenir Henri Desgrange. Un tappone che può ribaltare gerarchie, distruggere certezze, incoronare il più forte. A rendere ancor più imprevedibile il Tour sarà l’accoppiata delle due cronometro. La prima, prevista nella quinta tappa, sarà una prova pianeggiante di 33 chilometri a Caen. Sarà il primo vero test per gli uomini di classifica, anche se su terreno favorevole agli specialisti puri. La seconda, ben più selettiva, arriverà a ridosso delle tappe decisive, una cronoscalata di 11 chilometri con arrivo a Peyragudes, in cui esplosività, capacità di gestire il ritmo e doti da grimpeur faranno la differenza. Complessivamente, i soli 44 chilometri contro il tempo rappresentano una netta inversione rispetto alle edizioni in cui la crono rivestiva un ruolo centrale. Questo favorirà chiaramente chi sa esprimersi al meglio in salita, e renderà ancor più decisive le giornate alpine. Il finale, come tradizione impone, sarà riservato alla grande passerella parigina, ma alla vigilia i corridori affronteranno una frazione disegnata su misura per i coraggiosi con un profilo nervoso, frastagliato, ricco di saliscendi e trampolini per gli ultimi attacchi. Se la classifica generale sarà ancora in bilico, il penultimo giorno potrebbe offrire il teatro ideale per un colpo di mano.

In questo scenario tecnico ed esigente, i favoriti alla vittoria finale non possono che essere i soliti noti che hanno monopolizzato il grande ciclismo a tappe negli ultimi anni. Tadej Pogačar arriva al Tour da campione in carica, con in tasca già tre maglie gialle. Dopo aver dimostrato di poter dominare anche su tre settimane affrontate con estrema aggressività, lo sloveno punta ora al poker giallo. La sua classe, la capacità di fare la differenza in salita ma anche di sorprendere in discesa o sul passo, lo rendono il corridore da battere. Jonas Vingegaard sarà chiamato a rispondere. Dopo le vittorie nel 2022 e 2023, il danese ha vissuto un 2024 più difficile, anche a causa di un grave infortunio che ha compromesso buona parte della sua preparazione. Ma se la condizione sarà quella dei giorni migliori, resta l’unico in grado di resistere agli attacchi dello sloveno in salita e di reggere il confronto anche sul piano mentale. Il danese ama la regolarità, soffre meno le cronometro e spesso costruisce il proprio successo sulle ceneri degli avversari. Remco Evenepoel, dal canto suo, si presenta al Tour con l’obiettivo dichiarato di conquistarlo. Terzo nel 2024, il belga ha lavorato duramente per migliorare in salita, punto debole che in passato ne ha limitato le ambizioni. Il percorso, con pochissima cronometro, non è certo l’ideale per lui, ma l’esplosività e l’intelligenza tattica possono comunque permettergli di giocarsi le sue carte. La cronoscalata di Peyragudes potrebbe addirittura favorirlo, se riuscisse a contenere i danni nei giorni precedenti. Tra i protagonisti annunciati ci sarà anche Primoz Roglic, un corridore che sembra sempre sul punto di completare l’opera, ma che negli ultimi anni è rimasto spesso ai margini nei momenti cruciali. Il ritiro al Giro d’Italia non ha aiutato, ma l’esperienza, la capacità di soffrire e il talento naturale nelle prove contro il tempo possono ancora fargli trovare una giornata buona per rilanciarsi, specie se lasciato libero da marcature.

Il resto del plotone cercherà di inserirsi in una corsa che, almeno sulla carta, sembra disegnata su misura per pochi eletti. Il dominio dei grandi nomi non è mai stato così netto come nelle ultime stagioni, e il 2025 non fa eccezione. Tuttavia, il Tour è imprevedibile per definizione: il vento, una caduta, un giorno di crisi possono capovolgere tutto. Per questo il percorso così esigente, senza veri giorni di riposo se non quelli ufficiali, potrebbe riservare più di una sorpresa. Sullo sfondo, l’Italia osserva e spera. Ma con soli undici corridori al via e nessun uomo da classifica tra i convocati, le ambizioni sono necessariamente ridotte al minimo. Filippo Ganna cercherà gloria nella crono di Caen, dove potrà esprimere tutto il suo motore, mentre Jonathan Milan andrà a caccia di successi di tappa nelle volate. Per il resto, resta solo da tifare per qualche fuga fortunata, confidando nella voglia di emergere di qualche giovane azzurro.

Il Tour de France 2025, con il suo disegno selettivo e spettacolare, è pronto a entrare nella storia. Serviranno gambe, ma anche cervello, cuore, istinto. La montagna, ancora una volta, non farà sconti. Chi vorrà la maglia gialla dovrà andare a prendersela metro dopo metro, giorno dopo giorno. E solo uno, alla fine, avrà diritto di sfilare in giallo sugli Champs-Élysées.

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