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Tour de France 2025 – Analisi 14a tappa – Pau-Luchon Superbagnères (km 182,6)

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Pau – Il Tour de France 2025 si prepara a vivere una delle giornate più importanti dell’intera corsa. La 14a tappa, che chiude il durissimo trittico pirenaico, rappresenta il primo vero spartiacque in alta montagna dopo la cronometro di Peyragudes. Si parte da Pau, storica città di partenza di tante tappe di montagna, e si arriva a Luchon-Superbagnères, stazione sciistica ad oltre 1800 metri di quota. In mezzo ci sono 182,6 km, quasi 5000 metri di dislivello positivo e quattro colli mitici che hanno segnato la storia della Grande Boucle: Col du Tourmalet, Col d’Aspin, Col de Peyresourde e la salita finale verso Superbagnères.

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La prima parte di tappa, una sessantina di chilometri da Pau a Sainte-Marie-de-Campan, scorre via senza grandi difficoltà con terreno mosso, ma senza veri ostacoli, adatto a favorire la formazione della fuga di giornata. Dopo Sainte-Marie-de-Campan, comincia la vera battaglia, con l’ascesa al primo gigante della giornata. Il Col du Tourmalet misura 19 km con una pendenza media del 7,4%, ma gli ultimi 12 km sono tutti sopra l’8%, con punte al 10%. Il dislivello complessivo della salita è di circa 1400 metri e lo scollinamento è fissato a 2115 metri sul livello del mare. Si tratta della Cima Coppi del Tour 2025, ovvero il punto più alto toccato da tutta la corsa, dove verrà assegnato il prestigioso Souvenir Jacques Goddet. Una lunga e tecnica discesa porterà i corridori nella zona di Arreau, da dove si attacca immediatamente il secondo ostacolo: il Col d’Aspin, salita molto più corta, ma comunque impegnativa. I numeri dicono 12 km al 6,5% di media, ma anche qui gli ultimi 5 km superano stabilmente il 7%, con alcuni tornanti piuttosto impegnativi. Lo scollinamento si trova a 1489 metri, e dopo una rapida discesa verso Arreau si riparte senza respiro per il terzo colosso di giornata. Il Col de Peyresourde, dal versante classico che parte da Arreau, è lungo 9,7 km con una pendenza media del 7,8%, ma con lunghi tratti sopra l’8%. Una salita regolare e costante, che spesso ha fatto da trampolino per attacchi importanti. Lo scollinamento a 1569 metri segna l’ingresso nella parte decisiva della tappa, perché dalla vetta del Peyresourde mancheranno poco più di 30 km al traguardo, tutti in quota o in salita. Dopo la discesa verso Bagnères-de-Luchon, breve ma tecnica, si entra subito nella salita finale. L’ascesa verso Luchon-Superbagnères, un arrivo mitico che torna al Tour dopo oltre trent’anni. La salita misura 12,4 km, con una pendenza media del 7,5%, ma l’irregolarità è marcata. Dopo un tratto iniziale piuttosto pedalabile, la pendenza si assesta tra l’8 e il 9% per oltre 6 km. Gli ultimi 3000 metri sono i più duri, con punte al 10% su strada larga ma esposta. Il dislivello complessivo della salita è di circa 930 metri e l’arrivo è fissato a 1800 metri di altitudine, in uno scenario alpino mozzafiato.

Con un percorso così, la corsa si preannuncia esplosiva. Pogacar parte con i favori del pronostico, è apparso superiore sotto ogni aspetto e potrebbe scegliere di attaccare già sul Peyresourde, se non addirittura sul Tourmalet, per mettere in crisi gli avversari. Vingegaard cercherà di limitare i danni e magari cogliere il momento giusto per contrattaccare. Evenepoel, invece, dovrà difendersi, se perderà ancora minuti, il podio diventerà un miraggio. Le possibilità che una fuga arrivi al traguardo restano alte. Le squadre dei big potrebbero decidere di lasciar correre per concentrarsi solo sugli ultimi 12 km. In quel caso, uomini come Lenny Martinez, Ben O’Connor, Michael Woods, Guillaume Martin, Matthias Skjelmose, Thymen Arensman e i corridori EF Healy, Baudin e Powless potranno giocarsi una delle vittorie più prestigiose del Tour.

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