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Barcellona Pozzo di Gotto. Contributo regionale contestato da Città Aperta: tutto regolare la replica del Sindaco

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Il Movimento Città Aperta, uno dei gruppi di opposizione del Consiglio comunale di Barcellona Pozzo di Gotto, con una nota, ritorna sul tema dei cosiddetti “fondi mancia”.

Si tratta di quei contributi regionali legittimamente ottenibili dagli Enti senza bando, intorno ai quali però per alcuni fatti specifici estranei all’Amministrazione del sindaco Pinuccio Calabró, sono in corso indagini penali, coinvolgenti anche il presidente dell’ARS, Gaetano Galvagno.

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Circostanza che secondo il gruppo politico avrebbe dovuto consigliare non farvi ricorso per ragioni di opportunità.

Invece, è l’osservazione di Città Aperta, “A seguito di richiesta di accesso agli atti si è infatti appreso che il Sindaco Calabrò ha richiesto direttamente al Presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana Galvagno un contributo di 15.000 euro per finanziare la manifestazione ‘(R)Estate a Barcellona Pozzo di Gotto’ “.

Ma le critiche politiche non si fermano qua, in quanto il Movimento si fa un’idea di quelle che sono potute essere le motivazioni della richiesta del contributo, introducendo nell’argomento anche il giudizio sul risultato dell’Amministrazione, che oramai volge al termine “purtroppo la tentazione di poter farsi belli – si legge nella nota – con qualche evento in più, per mascherare il fallimento di 5 anni di amministrazione, ha probabilmente prevalso su tutto il resto”.

A stretto giro di posta, la replica del sindaco Calabró, per il quale le argomentazioni di Città Aperta sarebbero un tentativo di gettare ombre e screditare l’operato dell’Amministrazione, che pur avendo ereditato una città in crisi economico-finanziaria pluriennale, risalente nel tempo, a differenza della loro gestione amministrativa – ha detto -, sta producendo risultati concreti, e ormai evidenti a tutti.

“Qualsiasi insinuazione – continua Calabró – è un vile  tentativo strumentale di screditare un impegno trasparente e orientato al risultato per la collettività. Il tentativo di creare un parallelismo tra la legittima attività amministrativa del nostro Comune e vicende giudiziarie che riguardano terzi è un esercizio di pura speculazione e rivela una chiara frustrazione. Tali accostamenti, oltre a essere pretestuosi, dimostrano quanto il Movimento Città Aperta sia concentrato su sterili polemiche piuttosto che su una costruttiva analisi delle esigenze cittadine”.

Ma il primo cittadino ha voluto anche far conoscere l’iter che ha portato all’ottenimento del trasferimento regionale contestato, adottato anche – ha evidenziato – per altri comuni da PD, 5 Stelle.

“La richiesta di fondi alla Regione Siciliana, come quella per la manifestazione “(R)Estate a Barcellona Pozzo di Gotto” – spiega il sindaco – rientra pienamente nelle prerogative e nei doveri di un’Amministrazione comunale che opera per il bene dei propri cittadini. Non si tratta di ‘fondi mancia’, ma di un’azione proattiva volta a intercettare risorse necessarie per sostenere eventi che rivitalizzano il tessuto sociale, culturale ed economico della città”.

Per poi porre l’accento sulla legittimità dell’operato dell’Ente che nulla avrebbe a che vedere con le indagini penali.

“È nell’interesse primario dei nostri commercianti, degli operatori economici e di tutti i barcellonesi – ha infatti continuato Calabró – che l’Amministrazione si adoperi per attrarre finanziamenti, sia tramite bandi che attraverso canali istituzionali diretti, quando questi sono previsti e consentiti dalla LEGGE”.

Ha rimarcato il sindaco, concludendo che “la cosiddetta mancia di cui si discute nei procedimenti è tutt’altra cosa e nulla a che vedere con Barcellona”.

Intanto è proprio di questi giorni la nuova proposta del Governo siciliano, inserita nella “Manovra Ter”, in discussione all’ARS, concernente la creazione di un fondo da 35 milioni per finanziare le richieste che ogni deputato farà per interventi che ricadono sul proprio bacino elettorale, nella misura del 70% alla maggioranza e 30% all’opposizione, nella misura rispettivamente – secondo i calcoli della Gazzetta del Sud  – di 650 e 456 mila a deputato.

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