“Non luogo a procedere per estinzione del reato per morte del reo”: con questa formula, dopo una breve camera di consiglio, la Corte d’Assise di Messina ha chiuso il procedimento a carico del killer Stefano Argentino, il giovane 27enne reo confesso del femminicidio di Sara Campanella, studentessa universitaria 22enne uccisa a coltellate il 31 marzo scorso per strada nei pressi del Policlinico di Messina. Non è mai stato trovato il coltello che acquisto’ su Amazon già nel novembre del 2024 e che poi utilizzo’ per colpire la vittima. Argentino si era tolto la vita il 6 agosto scorso nel carcere di Gazzi, dove era detenuto in attesa di giudizio per omicidio aggravato e premeditato. La sentenza era un atto dovuto, ma non segna la fine della battaglia legale e civile per la famiglia della vittima. I legali della famiglia Campanella hanno depositato agli atti una memoria annunciando la presentazione di un esposto alla Procura di Messina. Nel documento si chiede di valutare eventuali responsabilità di terzi, con particolare riferimento alle ipotesi di favoreggiamento e di concorso morale nella commissione del delitto.
Poche ore dopo la sentenza, la famiglia Campanella ha formalizzato la denuncia contro Daniela Santoro, madre di Stefano Argentino. Secondo quanto riportato nella querela, a sostegno della denuncia sarebbero stati allegati i messaggi WhatsApp che madre e figlio si erano scambiati nei giorni appena successivi al femminicidio di Sara Campanella. Per i legali della famiglia, Filippo Barbera, Cettina La Torre e Riccardo Meandro, la madre Daniela Santoro non solo avrebbe avuto contezza del delitto, ma dopo l’omicidio avrebbe persino aiutato il figlio a fuggire e a nascondersi, ostacolando così l’attività investigativa.


All’uscita dall’aula, la mamma di Sara, Concetta Serrano Spagnolo, ha preso la parola per ribadire la volontà della famiglia di andare fino in fondo. “Finora c’è stato silenzio, necessario per un dolore così grande, ma siamo qui per dare giustizia a Sara. Perché Sara deve avere giustizia: vogliamo la verità. Se ci sono responsabilità, allora si trovino. La sua luce continuerà a illuminarci perché lei era amore e continuerà a dare amore”, ha dichiarato con commozione.
Il femminicidio di Sara Campanella ha scosso profondamente l’opinione pubblica messinese e non solo, diventando uno dei casi simbolo della violenza di genere in Sicilia. L’estinzione del processo a carico di Argentino, dovuta al suo suicidio in cella, lascia irrisolti molti interrogativi e, soprattutto, il bisogno di verità e giustizia espresso dalla famiglia della vittima. Adesso sarà la Procura di Messina a valutare la fondatezza delle nuove accuse e a stabilire se avviare un’indagine formale nei confronti di Daniela Santoro. Per i genitori e i fratelli di Sara, nel percorso giudiziario non è stata posta ancora la parola fine: l’obiettivo resta quello di chiarire ogni eventuale responsabilità diretta o indiretta in un delitto che ha spezzato la vita di una giovane donna e segnato per sempre una famiglia ed una comunità intera.
(Giovanni Luca Perrone)



