17.4 C
Milazzo

Fare luce sulla materia: Daniele Bongiovanni ed Elena Mutinelli conquistano la GAM di Catania 

Pubblicato il :

Pittura e scultura si sono incontrate attraverso opere iconiche e nuove sperimentazioni firmate dai due artisti.

Ha riscosso successo la mostra “Physis e Gnosis”, inaugurata lo scorso 5 ottobre alla Galleria d’Arte Moderna di Catania. L’esposizione ha messo in luce il lavoro di due grandi protagonisti della scena artistica italiana: Daniele Bongiovanni, pittore palermitano noto per il suo equilibrio tra pittura figurativa e riflessione concettuale, il cui ritorno in Sicilia era molto atteso dopo le numerose mostre realizzate in giro per il mondo negli ultimi anni; ed Elena Mutinelli, scultrice milanese che si distingue per un linguaggio evocativo, profondamente radicato nel pensiero classico.

- Advertisement -

L’appuntamento, promosso dal Comune di Catania, ha proposto molto più di un’esposizione: i due artisti hanno dato vita, dal vivo, a una creazione condivisa, lavorando insieme all’interno del museo. Un confronto che ha trasformato l’istituzione in uno spazio performativo, fondendo in tempo reale la pittura e la scultura in un dialogo ispirato.

Oltre alla performance, sono state presentate opere iconiche, dei capolavori dei due artisti, capaci di incarnare con forza la tematica dell’evento. Due lavori altamente rappresentativi, scelti per il loro impatto estetico ed emotivo, che hanno catturato l’attenzione del pubblico grazie alla loro tecnica e intensità.

Bongiovanni ha proposto il dipinto “L’Uomo (mundus)”, datato 2015, realizzato con olio e tecniche miste su tela: un’opera che si colloca nel cuore della sua produzione dedicata all’identità come concetto metafisico. Il volto, costruito per affioramenti di colore, non è solo ritratto, ma soglia luminosa. L’indeterminatezza dell’anatomia e la quasi dissolvenza della figura rimandano a una dimensione interiore sublime, come se il soggetto emergesse da un luogo non fisico. La tecnica mista accentua l’effetto della superficie pittorica, avvicinando il quadro a una sorta di immagine atemporale. L’opera si pone come una riflessione sull’uomo, trasceso dalla storia e sospeso in un continuo ritorno fatto di silenzi.

Mutinelli ha esposto invece la scultura “Attesa”, datata 1993–2010, in resina: un’opera che raccoglie in sé quasi due decenni di ricerca formale e simbolica. Il corpo scolpito, sebbene statico nella posa, è attraversato da una tensione interna, poetica, che ne spezza la compostezza. La figura non si espone, ma si ritrae, come in ascolto del tempo o in preparazione a qualcosa che non arriva mai. La resa materica restituisce una densità tattile e fisica, mentre le superfici evocano la fragilità della carne e della memoria. L’opera diventa monumento all’intervallo, al non-detto, a ciò che si compie nell’invisibile. Una meditazione plastica sulla sospensione e sul vuoto fertile dell’attesa.

Attraverso la dialettica tra “Physis”, intesa come manifestazione naturale, e “Gnosis”, come conoscenza interiore, la mostra ha proposto una vera esperienza immersiva. Ogni elemento ha interagito con il museo, creando un allestimento in continuo divenire, dove forme e significati si sono moltiplicati. In un periodo dominato dalla velocità e dall’apparenza, “Physis e Gnosis” ha offerto una riflessione sul ruolo dell’arte come atto consapevole. Il progetto si è anche proposto come un’esplorazione oltre i confini della mostra temporanea, suggerendo una visione nuova. Un percorso che ha restituito valore alla creazione e alla riflessione, riportando il gesto artistico al centro del discorso contemporaneo.

- Advertisement -

Articoli Correlati

- Advertisement -spot_img
- Advertisement 4 -spot_img