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Milazzo, RACCOLTI rifiuti illegali dai fondali: “CRIMINE AMBIENTALE”

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Si è conclusa l’operazione “Ultimo Sole”, che ha visto la nave Sea Eagle di Sea Shepherd Italia impegnata in una complessa missione in mare al fianco della Guardia Costiera, con l’obiettivo di contrastare l’uso illegale dei FAD (Fish Aggregating Devices) e di portare alla luce la devastazione ambientale che questi dispositivi stanno causando nel Mediterraneo.

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La collaborazione con le autorità marittime italiane – in particolare con il Compartimento Marittimo di Milazzo, la Direzione Marittima di Catania e la 6ª Squadriglia Navale di Messina – ha permesso di individuare e rimuovere oltre 130 kg di rifiuti da pesca, tra cui più di 10.000 metri di filo in polipropilene e nylon, taniche contenenti sostanze inquinanti e grandi teli ombreggianti in plastica, rinvenuti in un’area molto vasta e a profondità superiori ai 1.400 metri.

Ogni dispositivo recuperato è composto in media da 8 chilogrammi di materiale non biodegradabile, escluso l’ancoraggio, spesso realizzato in cemento e abbandonato permanentemente sui fondali. L’attività ha interessato in particolare le acque di tutto il compartimento milazzese, con focus particolare sulle aree orientali delle Isole Eolie e quelle a largo di Sant’Agata di Militello, frequentemente interessate dall’utilizzo illecito dei dispositivi di aggregazione per la pesca (FAD), impiegati per attirare specie come la lampuga (Coryphaena hippurus). Si tratta di sistemi artigianali composti da bottiglie o taniche di plastica, teli ombreggianti e lenze ancorate con massi spesso privi di segnalazione e non recuperati dopo l’uso, con gravi effetti sull’ecosistema marino. Tutti i materiali recuperati sono stati trasferiti a terra nel porto di Milazzo e sottoposti a sequestro, nel rispetto delle normative vigenti in materia. L’operazione, di forte valore simbolico e ambientale, testimonia l’impegno costante della Guardia Costiera nel contrastare le attività illecite in mare e nel proteggere l’ecosistema marino, grazie anche alla sinergia con organizzazioni impegnate nella salvaguardia del mare, come Sea Shepherd Italia.

“Chi getta in mare questi FAD non sta solo commettendo un illecito legato alla pesca – sta contribuendo a un vero e proprio crimine ambientale. Siamo davanti a un’emergenza sistemica: milioni di dispositivi, costruiti con materiali plastici non biodegradabili, vengono abbandonati ogni anno in mare. E mentre l’attenzione pubblica resta limitata, il danno ecologico cresce in silenzio”, afferma Andrea Morello, Presidente di Sea Shepherd Italia.

Sea Shepherd Italia opera in queste acque dal 2020, con una campagna pluriennale di monitoraggio, mappatura e recupero dei FAD illegali.

Nel corso degli anni, le navi dell’organizzazione hanno perlustrato migliaia di chilometri tra la Sicilia settentrionale e le Isole Eolie, raccogliendo prove, documentazione e materiali, spesso in collaborazione con i principali istituti di ricerca scientifica italiani e internazionali.

Una recente pubblicazione sul Marine Pollution Bulletin, frutto del lavoro congiunto tra Sea Shepherd Italia e la comunità scientifica, stima che oltre 1,5 milioni di FAD siano stati abbandonati nel Mediterraneo negli ultimi cinquant’anni.

L’uso dei FAD non autorizzati rappresenta un atto di bracconaggio marino, ma il problema è più ampio: si tratta di un attacco sistemico all’ambiente, una forma di inquinamento che trasforma il Mediterraneo in una discarica invisibile.

“È tempo di riconoscere questi dispositivi non solo come strumenti fuorilegge, ma come rifiuti inquinanti, la cui dispersione debba essere perseguita penalmente come reato ambientale.”

L’operazione “Ultimo Sole” rappresenta un importante passo avanti nella collaborazione tra organizzazioni ambientaliste e forze dello Stato.

La sinergia instaurata tra Sea Shepherd Italia e la Guardia Costiera costituisce un modello virtuoso di cooperazione, in cui la società civile supporta concretamente il lavoro delle autorità, offrendo mezzi, competenze e visione operativa.

“Attraverso la nostra presenza e il nostro racconto, portiamo all’attenzione pubblica ciò che altrimenti resterebbe sommerso. Perché senza consapevolezza, non ci sarà mai cambiamento.”

L’operazione “Ultimo Sole” è una tappa di un percorso più ampio: nessuna singola missione può da sola fermare un fenomeno che si estende per centinaia di chilometri di mare.

Tuttavia, riconoscere il vero volto del problema – non più soltanto pesca illegale, ma disastro ambientale – è il primo passo per costruire un nuovo approccio giuridico, politico e culturale alla tutela del Mediterraneo.

Sea Shepherd Italia continuerà a navigare, documentare, fare azione diretta e collaborare con le istituzioni, per difendere il mare Mediterraneo, un ecosistema vivo, da proteggere con forza, rigore e coraggio.

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