19.2 C
Milazzo

IL LIBRO DELLE GELSOMINAIE della Piana di Milazzo “rivive” alla Cgil di Roma: ECCO LA STORIA

Pubblicato il :

La storia delle gelsominaie della Piana di Milazzo e’ sbarcata a Roma lo scorso 6 ottobre. E’ stato presentato presso la Sala Santi nella sede nazionale della Cgil, il volume scritto da Santi La Rosa e Venera Tomarchio “Le Gelsominaie. Storie di donne, lotte, fiori e profumi”, edito da Lombardo Edizioni. Un anno intenso di presentazioni in tutta Italia ha trasformato questo libro in un vero e proprio progetto culturale e sociale, capace di intrecciare memoria e attualità.

- Advertisement -

All’incontro sono intervenute con gli autori, la segretaria confederale Cgil, Francesca Re David, la presidente della Fondazione Nilde lotti, Livia Turco, la segretaria nazionale della Flai Cgil, Silvia Guaraldi. Ha moderato Giorgia Fattinnanzi (Politiche di Genere CGIL Nazionale). Quella delle raccoglitrici di gelsomino fu una storia amara della Sicilia della povera gente. Furono storie tristi, anche se si trattava della raccolta di profumatissimi e delicati fiori, storie di donne sottopagate e sfruttate, di madri con i piccolissimi figli al seguito che lavoravano di notte.

Ma anche storie di donne coraggiose che alla fine seppero farsi rispettare dando vita ad una storica protesta e ad uno sciopero che si diffuse a macchia d’olio in diversi centri dell’isola. La coltivazione del gelsomino per finalità industriali fu introdotta nel 1928.

Era diffusa sulla sponda tirrenica della Sicilia, con il suo centro principale nella Piana di Milazzo, dove esistevano parecchie distillerie per la lavorazione primaria del gelsomino e di altre essenze. Il prodotto semilavorato veniva inviato principalmente in Francia, per l’industria dei profumi. Con lo scopo di rifornire d’essenza, una massa cerosa chiamata “concreta”, compresa la Maison Chanel col suo iconico e ormai centenario Chanel N° 5. Certo, è già una contraddizione in termini il fatto che il lavoro di contadine povere del Meridione fosse finalizzato al piacere sensoriale di una élite transnazionale di donne benestanti.

Nell’agosto del 1946 ci fu una svolta col primo sciopero indetto dalle raccoglitrici, che furono le prime a ribellarsi e per protesta calpestarono i fiori raccolti. Fu l’inizio di uno sciopero che durò 9 giorni, a proclamarlo e a coordinare le rivendicazioni delle lavoratrici siciliane fu il sindacalista milazzese Tindaro La Rosa della Cgil, e vide in piazza quelle donne maltrattate e sfruttate, stanche di continue soverchierie che non si fermarono nemmeno quando alcune di loro furono arrestate. a In seguito si unirà anche la moglie Eliana Giorli, toscana e staffetta partigiana, giunta a Milazzo nel 1952. Grazie agli scioperi e alle manifestazioni, che proseguirono nel tempo, ottenendo una certa eco anche al di fuori dei confini regionali, la paga venne raddoppiata e continuò a crescere fino agli anni Settanta, quando cessò la produzione. Alle gelsominaie vennero inoltre forniti stivali e grembiuli cerati come protezione dal freddo e dall’umidità. Nel novembre 2013, vent’anni dopo la morte di La Rosa, il comune di Milazzo ha intitolato due vie al sindacalista e alle gelsominaie, protagonisti di una lotta che profuma di dignità. A fine 2021 ad Archi, frazione di San Filippo del Mela, l’artista Andrea Sposari realizzò un murale. Lo scorso anno fu dedicata una statua presso la giardineria comunale al Borgo di Milazzo. “Mio padre e mia madre sono stati gli artefici di queste lotte delle gelsominaie”, ha spiegato

Santi La Rosa, coautore del saggio, esaltando le gesta dei genitori in difesa delle braccianti milazzesi e della Valle dei Mela e “per questo con Venera Tomarchio abbiamo scritto questo libro. Mi rammarico di non averlo fatto prima”.

(Giovanni Luca Perrone)

- Advertisement -

Articoli Correlati

- Advertisement -spot_img
- Advertisement 4 -spot_img