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CARGILL DI GIAMMORO, 49 lavoratori spalle al muro:”FERMATE I LICENZIAMENTI”

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Si accende la vertenza Cargill e si va verso la chiusura definitiva. È trascorsa una settimana dall’audizione a Palermo richiesta dal deputato di FI Alessandro De Leo alla quale la multinazionale non si è presentata chiedendo il rinvio al prossimo 27 ottobre e nel frattempo le procedure per i 49 lavoratori dello stabilimento di Giammoro stanno proseguendo . I vertici dell’azienda non hanno raccolto l’invito dell’assessore regionale Edy Tamajo a sospendere le procedure per poi avviare un confronto più sereno nell’incontro della prossima settimana. Parrebbe che il colosso agroalimentare statunitense voglia accelerare la dismissione dello stabilimento di Giammoro, ignorando anche la possibilità che vi siano altre aziende pronte a sostituirsi “impedendo perfino le visite al sito e l’accesso alla documentazione necessaria”.

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Un segnale è emerso dal primo esame congiunto svoltosi giovedì tra l’azienda e le organizzazioni sindacali che rientra tra le procedure dell’iter di licenziamento. Un tavolo senza confronto e senza verbale che praticamente – affermano , le segreterie territoriali dei sindacati Filctem-Cgil, Femca-Cisl e Uiltec-Uil– si è rivelato poco più che una formalità con Cargill che avrebbe ribadito la volontà di chiudere rapidamente, lasciando attoniti i dipendenti e l’intero indotto che ruota attorno all’impianto.

Una situazione definita “inaccettabile” dai sindacati: “Il legame tra i dipendenti e la fabbrica è indissolubile – puntualizzano–. La capacità produttiva e il know-how dei lavoratori rappresentano un valore aggiunto che non può essere disperso”.

Le organizzazioni chiedono che vengano esaltati i punti di forza del sito industriale di Giammoro, anziché sprofondarlo per agevolare la possibilità di trovare un nuovo acquirente e mantenere in vita un polo produttivo di eccellenza.

Cgil, Cisl e Uil sottolineano che la normativa sui licenziamenti collettivi impone tempi inderogabili e chiedono quindi che l’assessore regionale Edy Tamajo convochi “entro pochi giorni” il tavolo promesso, con la partecipazione di Regione, Ministero delle Imprese, azienda, parti sociali e rappresentanti del territorio. “Solo un confronto vero – concludono – potrà individuare investimenti mirati e accordi di sistema capaci di salvare lo stabilimento o di favorire una sua riconversione”. A sostenere queste ragioni il deputato regionale di Sud chiama Nord, Matteo Sciotto, che rimarca come: “questa vertenza riguarda tutto il territorio messinese. Le istituzioni devono fare la loro parte, io ci sono e ci sarò sempre a difesa dei diritti dei lavoratori”.

(Giovanni Luca Perrone)

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