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Brolo, SFRUTTAVANO DUE OPERAI in lavori a rischio: CONDANNATI PADRE E FIGLIO

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Un operaio straniero ridotto in condizioni di sfruttamento approfittando del suo stato di bisogno, ed inosservanza delle norme per la sicurezza sul lavoro.

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Accuse, queste, per le quali sono stati condannati due imprenditori originari di Brolo, ritenuti responsabili di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro (comunemente inteso come caporalato, ndc) e lesioni personali nei confronti di due dipendenti.

Quattro anni di reclusione e 5 mila euro di multa la pena disposta a carico di Carmelo D’Amico, riconosciuto quale datore di lavoro di fatto, mentre il figlio Basilio , nella qualità di titolare della ditta, è stato condannato a tre anni e quattro mesi più 2.800 euro di multa.

Le imputazioni, riferite al periodo tra il 2020 e il 2022, riguardano le condizioni lavorative cui era sottoposto un giovane originario del Ghana, al quale veniva corrisposta una retribuzione irrisoria e palesemente sbilanciata rispetto all’orario effettivamente svolto. Il giovane extracomunitario , secondo l’accusa, era quindi esposto a gravi rischi d’infortuni dovuti all’uso di utensili e vari macchinari senza la necessaria dotazione dei dispositivi di protezione individuali ed ospitato in un alloggio di fortuna ricavato all’interno di un container privo dei requisiti igienico sanitari. Contestate lesioni per traumi subiti durante le attività lavorative sprovviste di qualsiasi dispositivo di sicurezza a carico dello stesso ghanese e di un altro operaio dell’hinterland impiegato in nero. Il giudice del Tribunale di Patti, Ugo Domenico Molina, ha quindi applicato l’interdizione per 5 anni dai pubblici uffici degli imputati, con il risarcimento del danno ai due lavoratori costituiti parti civili, rappresentati dai legali

Alessandro Nespola ed Achille Befumo. L’avvocato Salvatore Zaccaria, difensore dei D’Amico, ha preannunciato appello alla sentenza, le cui motivazioni saranno depositate entro 90 giorni.

(Giovanni Luca Perrone)

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