Ci auguriamo si riveli una buona strategia per contrastare il calo demografico e venire in aiuto alle giovani famiglie e che possa continuare come sistema supportivo più completo e adottato da ogni Regione d’Italia.
Il Comune di Messina informa la cittadinanza che, a seguito delle nuove disposizioni della Regione Siciliana-Assessorato della Famiglia e delle Politiche Sociali, con nota n.314783 del 20/10/2025, la scadenza per la presentazione ai Comuni delle istanze relative al Bonus Figlio 2025, per i nati tra ottobre-dicembre 2026, di €1000,00 è fissata al 28 febbraio 2026. Possono presentare istanza esclusivamente i genitori o chi esercita la potestà genitoriale di bambini nati nel 2025, in possesso dei seguenti requisiti:

1) Cittadinanza italiana, comunitaria o extracomunitaria con permesso di soggiorno in corso di validità;
2) Residenza in Sicilia alla data della nascita del figlio (per i cittadini extracomunitari da almeno 12 mesi);
3) Nascita del bambino nel territorio regionale;
4) Indicatore ISEE del nucleo familiare non superiore a € 10.140,00.
MODALITÀ DI PRESENTAZIONE
Il modello di domanda è disponibile in allegato o ritirabile a mano presso il Front Office del Servizio Politiche Sociali – Palazzo Satellite, Piazza della Repubblica n. 40 (Piano Terra). La domanda, debitamente compilata e completa della documentazione richiesta, va presentata presso lo stesso indirizzo.
Le istanze saranno valutate secondo i seguenti criteri:
1) Valore dell’ISEE (priorità a valori più bassi);
2) Numero dei componenti del nucleo familiare (priorità a nuclei più numerosi);
3) Data di nascita del bambino (in caso di parità degli altri criteri).
Per ogni ulteriore informazione, è possibile rivolgersi agli uffici del Servizio Politiche Sociali del Comune di Messina.
Tale disposizione ci fa sperare che tali politiche non solo regionali, ma estese a su tutto il territorio nazionale, possano continuare e diventare un sistema supportivo forte, sul modello di nazioni europee come la Svezia, la Francia e i Paesi Bassi, per restare in Europa. Ad esempio: la Svezia si è dotata di un sistema di assistenza all’infanzia molto supportivo, caratterizzato da politiche come un lungo congedo parentale (480 giorni), sussidi mensili per ogni bambino, asili nido accessibili e sovvenzionati con orari prolungati, e l’assistenza sanitaria gratuita fino ai 24 anni. L’assistenza all’infanzia nei Paesi Bassi è nota come kinderopvang, ma non è del tutto gratuita, però la cultura del lavoro nel paese consente un sano equilibrio tra lavoro e vita privata, grazie a politiche governative che sostengono i genitori lavoratori per mezzo di generosi programmi di congedo parentale e assistenza all’infanzia sovvenzionato, molte aziende, infatti, offrono orari di lavoro flessibili, consentendo ai genitori di trascorrere più tempo con i propri figli durante la settimana lavorativa.
La Francia offre un sistema di assistenza all’infanzia diversificato, che comprende asili nido comunali servizi a domicilio e l’istruzione prescolare pubblica, supporta anche le famiglie attraverso politiche di sostegno economico e servizi di supporto alla genitorialità, come l’assegno di inizio anno scolastico: un aiuto economico erogato dallo Stato e l’importo varia in base all’età dei figli (ad esempio, circa €423,48 per i 6-10 anni);riduzione dei costi degli asili: le spese per gli asili nido sono calcolate in base al reddito familiare e al numero di figli a carico, e sono deducibili dalle tasse; altri aiuti: le politiche di sostegno alle famiglie in Francia includono aiuti finanziari significativi e sussidi, contribuendo anche ad incentivare le donne a non abbandonare il mercato del lavoro.
L’Italia sta tentando di mettersi al pari, ma manca ancora di un sistema adeguato, e per sistema intendiamo tutta una combinazione efficiente ed efficace che non sia solo demandata ad un Pubblico gestito dagli Enti più prossimi, ma una legislazione che crei di fatto e di diritto strutture supportive tali da consentire un adeguato sviluppo al proprio futuro cittadino. La volontà sembra non mancare, i tentativi si compiono, ma il sistema statale risente ancora di un disordine interno e diversificato tra le regioni per cui, si continua a pensare in termini di assistenza sociale più che di sistema educativo e di inquadramento che consideri i nuovi nati e i loro genitori come vere risorse future regionali e nazionali, investendo su di loro con possibilità future di resa nell’economia e nel tessuto sociale.
(Giulia M. Sidoti)



