Era ora o forse no?

Trent’anni o anche più, probabilmente sono stati troppi per dire e mettere sulla carta, che chi accusa deve avere ruoli diversi di chi giudica.
Ma per alcuni questo è un atto eversivo, o al minimo quantomeno sovversivo. Mai toccare la magistratura! I fascisti sono tornati, come nel film di Luca Miniero.
Un po’ di storia e di diritto ci dicono che nel nostro sistema giudiziario, il pubblico ministero (pm) e il giudice fanno parte dello stesso ordine, condividendo la stessa carriera , formazione e concorsi. In pratica lavorano assieme e frequentemente collaborano e peggio ancora sono iscritti alle stesse correnti all’interno del CSM (Consiglio Superiore della Magistratura).
In tanti da tempo hanno avuto il dubbio sul fatto che accusa e giudice siano veramente indipendenti e poiché l’accusa ha un ruolo di vantaggio rispetto alla difesa, soprattutto da quando il processo è stato modificato da inquisitorio ad accusatorio con l’eliminazione del giudice istruttore, il dubbio diventa quasi certezza.
Ma lasciando perdere il sistema processuale, il problema sulla riforma è la contestazione di una parte della politica che dice che la riforma è stata proposta per una sorta di vendetta della politica sulla magistratura.
Certamente le ingerenze della magistratura sulla politica sono tante e visibili e in parte anche i tentativi di ingerenza della politica sulla magistratura, ma il Parlamento ha approvato la riforma costituzionale e adesso la parola definitiva andrà al popolo attraverso un Referendum confermativo. Mettiamoci tutti il cuore in pace, perché alla fine saranno gli italiani a decidere.
Sovente sentiamo parlare, e a volte anche piangere, una parte della politica e una parte della magistratura ogni volta che si tocca anche una lettera del “sistema giudiziario”.
La solita litania, dal rischio di ingerenza politica, all’attentato alla democrazia. Ma in realtà la riforma di cosa parla?
• La separazione delle carriere tra magistrati requirenti e magistrati giudicanti;
• L’istituzione di due diversi CSM;
• il sorteggio per nominare i membri dei nuovi CSM;
• La creazione di un Alta Corte disciplinare per i magistrati.
È bene ricordare che i poteri dello Stato tradizionalmente sono tre:
• Legislativo, che consiste nel fare le leggi e spetta al Parlamento;
• Esecutivo, che consiste nell’applicare le leggi e spetta al Governo;
• Giudiziario, che consiste nel fare osservare le leggi e spetta alla Magistratura.
Fin qui tutto chiaro, ma negli ultimi trent’anni tutto questo è andato in confusione, la politica ha perso autorevolezza e la magistratura molte volte ne ha approfittato. Siamo passati da processi mediatici a carriere distrutte da un avviso di garanzia.
Ma tutto questo per quale motivo?
Il potere?
La riforma cerca di dare un po’ di equilibrio nei processi, senza togliere poteri e prerogative al sistema giudiziario. Diverse forze politiche insorgono, ma anche una parte di magistrati, che, inserendosi nell’agone politico, stanno organizzando un comitato per il “no” con cui cercano di convincere i cittadini che la riforma è sbagliata.
Anche una parte di politica grida all’autoritarismo dei partiti di maggioranza, accusandoli di volere i “pieni poteri” come se stessimo assistendo ad un vero e proprio golpe. Ma non è che chi non è d’accordo con questa riforma, si trova a difendere una casta, unica ad avere il potere di togliere la libertà ai cittadini?
Alla fine la domanda che ci poniamo è:
Chi ha paura della separazione delle carriere?
Forse chi, per decenni, ha confuso l’autonomia e l’indipendenza con altro?



