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Se la politica nomina i vertici sanitari, perché stupirsi del manuale Cencelli?

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(Ri)esplode il dibattito tutto siciliano (forse) sul rapporto tra la politica e la sanità. Il caso di “Totò Cuffaro” fa venire nuovamente i mal di pancia per la disputa sulle nomine dei direttori generali delle Asp, come se fosse una novità o una cosa così illecita da fare intervenire tutti gli organi di controllo.
Badate bene, mi riferisco solo alle nomine dei direttori generali e, a caduta, dei direttori sanitari e amministrativi, non entro in merito ad altre scelte, discussioni e quant’altro possa essere oggetto di eventuali indagini, illeciti ecc…
Torniamo a noi, tutti indignati e tutti perbenisti accusatori che invocano trasparenza e meritocrazia, sempre sulle spalle degli altri ovviamente.
Ma la domanda di fondo è molto semplice.
Chi nomina i direttori generali delle Asp?
Probabilmente la risposta è facile, in base alle ultime normative regionale in materia di sanità (legge n. 5 del 14 aprile del 2009) e al dlgs n.171 del 2016, i direttori generali dell’Asp vengono nominati dal Presidente della Regione, su proposta dell’ass. della Salute. Vero che prima devono passare dalla valutazione di una commissione di esperti (nominata sempre dal Presidente), ma alla fine a decidere è il Presidente della Regione e cioè la POLITICA!
Sarà giusto, sarà sbagliato, ma fin quando non vengono modificate le norme, le nomine seguiranno sempre lo stesso iter e quindi la politica si spartirà gli spazi con il manuale Cencelli, prendendosene anche le responsabilità.
In caso contrario, ovvero per compiacere a chi si indigna, cosa dovrebbe fare la politica per nominare questi vertici?
Essere responsabili? Certo
Cercare i migliori? Certo
Ma chi decide chi sono i migliori a poter ricoprire quei ruoli?
Il sistema non è deviato ma è stato progettato proprio così e tutti, destra, sinistra e centro, hanno sempre agito in questi termini.
Formalmente esistono criteri, albi, colloqui, valutazioni. Ma la selezione finale resta una decisione fiduciaria, quindi inevitabilmente politica. É naturale che le forze politiche cerchino di orientare le scelte verso figure vicine o utili ai propri equilibri.
Si chiama politica. Non è necessariamente criminale, ovviamente dipende da come viene esercitata.
Il nodo principale non è l’intromissione della politica, ma di quale politica si intromette.
Quando decideremo che la sanità è una cosa troppo seria per restare terreno di spartizione?
Il primo passo non è cambiare la politica, ma cambiare la legge.
Finché non lo si farà, continueremo a indignarci a comando, come in un rituale che non cambia mai nulla.
Se si semina politica non possiamo pretendere di raccogliere altro!

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