Anch’io da mamma firmerò e ringrazio chi manifesta preoccupazione adottando misure per dare voce a noi, persone comuni, mamme impegnate a correggere un futuro che nel presente prospetta delle risoluzioni alquanto anguste.

Latina lettera aperta alla Garante dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza Marina Terragni è già stata inviata il 6 novembre con più di 130 firme ma poichè continuano ad arrivare richieste di adesione il termine ultimo è stato posticipato a mercoledì 12 novembre data per il reinvio dell’elenco aggiornato.
Le firme dovranno pervenire all’indirizzo donnecontroguerra.pinerolese@gmail.com .
Data l’importanza nel porre attenzione a queste dinamiche che si aggirano quasi indisturbate compromettendo il futuro dei nostri figli pubblico integralmente il testo della lettera ,parole che non hanno bisogno né di sintesi né di chiarimenti ma solo un’attenta lettura e “OCCHI APERTI “sull’operato di chi parla di PACE ma propone la GUERRA!
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Lettera aperta alla Garante dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza Marina Terragni autoritagaranteinfanzia@pec.it segreteria@garanteinfanzia.org
“Gentile garante Marina Terragni
le scriviamo per esprimere una preoccupazione profonda e crescente rispetto alla diffusione, nel linguaggio pubblico e nelle pratiche educative, di modelli e messaggi che tendono a normalizzare la guerra e a legittimare il militarismo come orizzonte culturale anche per le bambine e i bambini.
Siamo donne impegnate, in tante realtà italiane, nella promozione e diffusione dei principi sanciti dalla nostra Costituzione che all’articolo 11 ripudia la guerra come strumento di offesa e di risoluzione dei conflitti internazionali.
E’ da questa prospettiva che nasce la nostra inquietudine di fronte a iniziative che propongono la guerra come spettacolo, la divisa come modello, le armi come gioco, come è avvenuto nel cosiddetto “Villaggio dell’Esercito”, allestito dal 2 al 5 ottobre a Palermo in piazza Politeama, trasformata in un grande spazio promozionale delle forze armate.
Sui giornali e sui social abbiamo visto circolare foto di bambine e bambini che imbracciano armi, salgono su mezzi bellici: immagini che, dietro la forma ludica della curiosità e dell’intrattenimento, introducono l’infanzia a un immaginario di guerra presentato come normale, innocuo, persino desiderabile.
Sappiamo inoltre che eventi simili si sono tenuti in altre città italiane, con modalità analoghe.
Esporre l’infanzia al linguaggio e ai simboli della guerra, anche sotto le vesti del gioco o della festa, significa introdurre la violenza come linguaggio accettabile e rinunciare all’educazione alla pace che non si insegna attraverso l’esaltazione delle armi, ma attraverso la cura, la cooperazione, la responsabilità condivisa.
Anche la Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza richiama con forza questi principi: dove afferma che ogni bambino/a ha diritto a un’educazione orientata alla pace, alla solidarietà e alla comprensione fra i popoli, al gioco libero da violenza e condizionamenti ideologici.
Per queste ragioni, le rivolgiamo un richiamo al ruolo istituzionale che le è affidato, chiedendo che episodi come questo vengano riconosciuti nella loro gravità simbolica ed educativa e considerati in contrasto con la tutela dei diritti dell’infanzia.
Difendere l’infanzia significa difendere la possibilità stessa di un futuro di pace. Significa riconoscere che la cultura della cura, della relazione e della responsabilità condivisa è la sola via capace di generare sicurezza autentica, dentro e fuori di noi.
Ed è a questa sicurezza, non a quella delle armi, che vogliamo continuare ad educare.
Cordialmente
Presidio donne per la Pace di Palermo
Presidio donne per la Pace di Caltanissetta
Donne contro ogni guerra – Gruppo del Pinerolese
(Carmen Trovato)



