Umberto Maglione: l’Amore, l’Arte, l’Esistenza.

Umberto nasce a Torre del Greco, centro vicinissimo a Napoli, città della quale, fin da subito, ne respira l’aria pregna d’amore, di vita, poesia ed arte. Ha frequentato rinomate scuole e Accademie; è stato assistente di Maria Grazia Marchetti e di Antonio Rizzo, allievo dello scultore Antonio Mennella e di Carlo Verdecchia e Alberto Chiancone; ottimo anche in fotografia, ha insegnato negli istituti artistici.
Di buona famiglia, con un cardinale come zio, figlio d’arte: la madre, Ada Maglione era discendente di Vincenzo Cabianca appartenente al gruppo dei macchiaioli. Insegnante, brava nella tecnica dei pastelli ad olio, anche grafica e creatrice di opere astratte e figurative. Scriveva poesie recensite su quotidiani dell’epoca, fece perdere la testa al padre di Umberto (detto da lui) l’architetto e preside dell’istituto d’arte di Avellino prima, e di Napoli poi, Luigi Maglione, uomo volitivo, dal carattere deciso, ma talvolta volubile. Ada è stata la madre, la figura più centrale e stabile della sua vita, l’unico riferimento affettivo incrollabile. Lo ha sempre legato a lei, oltre che un profondo affetto, l’affinità di carattere; da lei assorbirà i più profondi sentimenti, come figlio e come essere umano; infatti si ispirerà al rapporto madrefiglio per definire il gruppo da lui creato, MAGMART, asserendo che comprende produzioni artistiche, le sue in particolare, che parallelamente alle ispirazioni “classiche” si accompagnano a quelle astratte e figurative, ambedue con tecniche diverse, ma nate dalla stessa matrice, così come lui stesso dice, coesistono madre e figlio in un unico corpo, ovvero due generi artistici diversi ma sorti dalla stessa forza creativa, da una stessa intima ispirazione, da una medesima genesi corporale e fisica.
Umberto è dotato di una personalità artistica forse un po’ atipica perché dell’artista non ha il comportamento al di sopra delle righe; ha amato, anche se non sempre con serenità, la famiglia ed i figli; è per certi versi un padre ”tradizionale” ed orgoglioso, un marito persino fedele, molto vicino e fiero soprattutto del figlio Federico che, affetto da una patologia che richiede cure e attenzioni di non poco conto, ha ereditato dal padre una forte resilienza e voglia di vivere. Umberto è un uomo con ideali, un idealista, un cavaliere nell’anima, ancora uno di quei pochi gentiluomini che degnano la donna di considerazione e rispetto, un signore che si esprime con una saggezza nemmeno sospettabile in lui, che appare così eccentrico. Molte volte mi ha stupito il suo modo di dissimulare un “infantile” sentire che subito dopo si tramutava in considerazioni intrise di una filosofia di vita piuttosto disincantata, ma stemperata da un ottimismo che sorge dall’amore per la vita e innanzitutto dall’Amore inteso e vissuto perché parte integrante di sé. La donna è per lui, l’espressione più alta del vivere e causa della gioia, e neppure il disincanto delle amarezze gli ha cancellato la capacità fanciullesca di sperare e di volersi innamorare. Molte figure femminili hanno orbitato intorno a lui, per lo più amiche e consigliere, qualcuna creatrice straordinaria di opere “fiabesche”, ma in lui è sempre prevalso l’affetto familiare.
Non perde di fatto il contatto con la realtà, ma la percezione sinestetica che si ha di lui è quella di una persona “sui generis”, come fosse solo un sognatore. Pacato nel parlare, talvolta con espressioni al limite tra la sintassi dialettale e quella italiana, ama vestire sempre con il cappello e con cappotti e giacche che ricordano le mantelle di Modigliani, sebbene si sia nutrito più di Klimt e dei Fauves, dei quali mantiene una più decisa impronta; ma il suo stile è indubbiamente personale e del tutto originato dal suo vivere il mondo. Tanta gente affolla i suoi disegni, una tessitura continua di linee di molti colori e da ultimo anche su foglia d’oro e d’argento, con soggetti diversi: dai personaggi del popolo raccontati con un accento leggero che nulla ha di folcloristico, al soggetto preferito… lui e lei, l’intesa dell’amore perfetto… L’eccentricità di Umberto, lo ha portato lontano, con mostre personali e collettive in Italia e all’estero tra le più importanti ed a fondare una grafica e pittura dallo stile pieno, si firma spesso MAGMART, il nome lascia trasparire una forte napolitanità nel tratto e nel soggetto: magma creativo vesuviano e radice del cognome e Arte come profonda identità. Il suo disegno con linee molteplici raffigura la pienezza e la varietà del mondo partenopeo. Appare tra le creazioni, anche in forme diverse, il tema del “Guerriero” simbolo di alcuni aspetti della sua personalità che non demorde mai, mai si rassegna.
A vederlo o a sentirlo parlare non si direbbe, invece dietro quel sorriso quasi inoffensivo vi è un animo forte e capace di azione, lucido nei giudizi. Da ragazzo era a stento tenuto a bada dal padre, poi la maturazione ed una severa educazione di stampo tradizionalista e conservatore ha modellato il suo il suo sentire in qualcosa di più quieto, ma senza soffocare l’animo guerriero. Premi e riconoscimenti da parte di diversi critici non gli sono mancati: ha scritto di lui anche Luciano Pranzetti. Negli anni ’70 riceve il Primo premio in Campidoglio dal Ministro della Pubblica Istruzione dalle mani del Dott. Carlo Rotunno, (oscar alla miglior fotografia ed altro) a cui dice di dovere la sua carriera di docente e d’artista; Il Premio dell’Associazione Petrarca e molti altri conferiti da enti o associazioni nazionali ed internazionali, sarebbe lungo l’elenco… Moltissime le mostre collettive e personali, le attività e le partecipazioni artistiche di vario tipo in Italia a e all’estero tracciate in un curriculum eccezionale e impossibile da citare. Lo scorso giugno è stato parte attiva ed espositore alla collettiva di Art’E’ a Cervaro, mostra organizzata dall’amico e artista Ferdy Bianco.
Gli anni ’70 – riferisce Umberto – sono stati “i più begli anni della sua vita” splendidi: sperimenta tecniche varie ed ancor oggi fonde fotografia e grafica con spirito creativo e originalità, con quel tocco unico che realizza il suo stile particolare e denso di linee e sovrapposizioni. Tecniche varie che adoperano materiali preziosi come le foglie-oro e d’argento con altri materiali grafici, e quelli di costo minimale come penne colorate e bianchetto combinati in mescolanza e sfumature di effetto. Donne, miti, foglie e fiori, amanti teneri e appassionati, persino dolci elementi del mondo animale come lumachine o rose che nascondono volti di donne, simboli di amore e bellezza, e ancora e soprattutto il Sole e la Luna, gli astri che inscenano kermesse quasi rinascimentali e barocche in cielo. Non è facile parlare in breve della sua arte e delle innumerevoli sue opere, che riporto nella galleria dell’articolo, ma rimasi colpita da un disegno in cui raffigura il Trionfo del sole e della luna, ed ancora ”Atto Divino” (l’amore) un acrilico su tela, ambedue, insieme ad altre opere e disegni, temporaneamente presso la Galleria La Principina di Castroreale (ME), sui quali mi espressi in occasione della Mostra “Artissima Prize” organizzata dall’artista e architetto Andrea Calabrò nel suddetto borgo, nella sua prima edizione del 2023. Rimasi emotivamente coinvolta da tale splendido Trionfo del Sole e della Luna, fantasiosamente descritti e narrati in un linguaggio artistico tra un’interpretazione del classico barocco e l’arte moderna, come astri-amanti del cielo:” Figurativismo, surrealismo, simbolismo, mitologia, talvolta barocco per l’assenza di prospettiva regolare e per sovrabbondanza di elementi narrativi e figurativi. Maglione ama Klimt, gli si ispira, ma è un artista completamente originale e autonomo. Il mito è rivisto secondo il suo discorso narrativo in cui proietta molto di autobiografico in quanto a sogni e desideri. L’amore è al centro della sua esistenza, un amore universale, ma soprattutto per la donna. Riproduce tutto il suo universo, innanzitutto le donne come portatrici d’amore, non solo fisico. Loro trionfano su ogni vuoto e mancanza di armonia. La paura del vuoto e della solitudine fa sì che non vi sia un solo spazio non riempito dai tratti e dalle linee nei suoi disegni, anche come espressione di ricchezza di sentimenti; la fitta rete di segni, colori lucidi, vivi, evidenzia la sua “abbondanza” interpretativa e tematica che è il piacere e la donna, amore puro e totalizzante. La sua ridondanza è la celebrazione dell’amore che vince su ogni solitudine umana, su ogni mancanza. È questo il desiderio più forte di Maglione, cantare questa vittoria, narrarla con i colori, il disegno, in un gioco di linee pluridirezionate, irradiate dovunque dai colori smaglianti della vita, conseguenza della sua napoletanità che è incontenibile, in uno scintillare di composta e sotterranea sensualità o, meglio, passione. La cura dei particolari rasenta la maniera e a cercarli vi è sempre qualcosa di inaspettato che fuoriesce dalla complessità del disegno che attira, ammalia, stordisce. Maglione si gusta piano piano, ci riserva sempre qualcosa da scoprire. La creatività e la fantasia sono eguali al suo vitalismo figurativo e sia che usi matita o altro, tutti i materiali sono fusi in una composizione unitaria in cui è difficile separali e la visione non può che essere unitaria e sinestetica. Unico, creativo e vero artista Umberto Maglione lascia ovunque una grande impronta.
(Giulia M. Sidoti)







































































