La legge sentenza «il genitore messo momentaneamente da parte».
Una decisione dell’Alta Corte a Islington nel nord di Londra riaccende i fari su argomenti delicati come la tutela ed i diritti dei minori ed il caso specificatamente mette in evidenza un punto di domanda: ”fino a quando lo Stato può avanzare interventi nelle scelte dei genitori in nome della salute pubblica?”

Accade proprio in Inghilterra e le modalità sono da incubo.
Una figlia in braccio alla sua mamma, un ufficio comunale che la tratta come un fastidio amministrativo, un giudice che decide che quella bimba di otto mesi appena, non appartiene più alla sua famiglia, ma allo Stato. È bastato un timbro su un foglio per porre fine al diritto dei genitori di proteggere il proprio figlio, in un istante un diritto strappato.
Il giudice non sente ragione e ripete un copione imparato superando le sue paure come se fossero sciocchezze da ignoranti. È quell’arroganza a fare paura più della sentenza stessa.
La storia di Islington è una fenditura sui poteri e non sulla salute.
Perché quando lo Stato si identifica “genitore” senza alcun diritto e senza alcuna resistenza, in un attimo la bambina diventa un codice, una cartella, un fascicolo aperto in un ufficio di qualcuno che non la conosce, non l’ha generata, non la sente empaticamente come solo un genitore può…Eppure, decide.
La madre prova a opporsi, ma ogni suo gesto viene trasformato in colpa perché una madre che ha dubbi e pone domande è un irresponsabile non un essere pensante. È così che un diritto naturale diventa un permesso da mendicare.
Il focus non è il vaccino. È l’azione di uno Stato che sta costruendo un precedente: oggi una bambina di otto mesi, domani qualunque figlio potrebbe subire lo stesso trattamento passando dai servizi sociali: bastano due parole – «tutela temporanea» – per l’inizio di un incubo.
E allora chiediamocelo senza ipocrisie o paure, cosa diventa la famiglia quando l’autorità genitoriale si annulla davanti a una sentenza?
Questo caso, a mio avviso, è un punto di svolta.
𝗦𝗲 𝗼𝗴𝗴𝗶 𝗹𝗼 𝗳𝗮𝗻𝗻𝗼 𝗮 𝗹𝗲𝗶, 𝗱𝗼𝗺𝗮𝗻𝗶 𝗽𝗼𝘀𝘀𝗼𝗻𝗼 𝗳𝗮𝗿𝗹𝗼 𝗮 tutti, ai nostri figli. Bisogna pretendere dati scientifici e certezze di fronte alla proposta di una cura: non siamo esperimenti di laboratorio men che meno i nostri figli, a meno che noi genitori, che generiamo la vita ed abbiamo doveri e diritti sui minori e dopo accurate valutazioni o anche solo fidandoci del sistema, ne diamo il consenso.



