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Ritorna l’8 Marzo… ennesima occasione persa!

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Ritorna puntuale come il Natale, la Pasqua o il Ferragosto, ma a dispetto di tante parole la sostanza è che ogni volta si tratta dell’ennesima occasione persa.

L’8 marzo, giornata dedicata a tutte le donne, al loro insostituibile ruolo nella società, è un po’ l’emblema dell’ipocrisia che accompagna il mea culpa del day after di ogni strage. Una festa ingabbiata dalle catene di un consumismo cinico capace di anestetizzare per un giorno vittime e carnefici. Basta un fiore, un cioccolatino, una cenetta per cancellare mesi di lividi e umiliazioni. Magari con la speranza, vana, che dal 9 marzo tutto cambierà: l’orco diventerà un angelo, il pugno una carezza. Ci hanno creduto in tante e molte di più ancora sperano.

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Ma l’unico dato certo, concreto come il marmo delle lapidi che coprono i loro corpi, è che nel 2024 appena concluso in Italia si sono contate 113 donne uccise su un totale di 321 omicidi, dei quali quasi la metà commessi in ambito familiare.  Una donna morta ogni tre giorni. In calo rispetto agli anni precedenti (130 nel 2022, 120 nel 2023), ma anche una sola vittima sarebbe sempre una di troppo. Su 113 casi di femminicidio, 61 portano la  firma del compagno o di un ex. In Sicilia nel 2024 di vittime se ne sono contate 8, il 7,9% del totale che pone l’Isola al quinto posto  per numero di donne morte troppo presto dopo Lombardia, Lazio, Toscana ed Emilia Romagna.

Anche se in alcuni casi si tratta di suicidio, rimane il dubbio sui motivi che hanno indotto una disperazione così intensa nell’ambito di giovanissime con tutta una vita davanti. Numeri freddi che fanno perdere di vista nomi, volti, storie. In una parola: persone. Donne. Vite cancellate per gelosia, ma anche per altri interessi tanto miserabili quanto chi alza un dito contro quella che crede essere la “sua” femmina. Omicidi che a volte si tingono di giallo, come le mimose con cui l’8 marzo molti – dal violento a chi si gira volentieri dall’altra parte – mettono a posto la coscienza. Perché non tutte denunciano il dramma che si consuma tra le mura della loro casa.

Per non dimenticare, ecco il triste rosario dei femminicidi avvenuti in Sicilia nel 2024. Era il 5 gennaio quando a Naro, nell’Agrigentino, sono stati trovati i corpi di Delia Zarniscu, 57 anni, e Maria Russ, 58, due donne rumene uccise la prima a coltellate e l’altra a botte prima di essere data alle fiamme. Le due donne abitavano in case diverse, ma si conoscevano tra loro. Ad aggredirle sarebbe stato un loro giovane connazionale che ben le conosceva. Il 13 gennaio a Palermo muore Fauzia Islam, una 17enne del Bangladesh, ufficialmente annegata per suicidio. Il suo corpo è stato ripescato in mare a 17 chilometri dalla costa siciliana. Le indagini  sul caso hanno però preso il via dall’ipotesi di istigazione al suicidio. Secondo gli inquirenti la ragazza non avrebbe sopportato l’idea di un possibile matrimonio combinato.

Il 9 febbraio tocca ad Antonella Salomone, 40 anni, uccisa ad Altavilla Milicia secondo l’accusa dal marito, con la complicità della figlia 17enne e di una coppia di amici legata a una setta religiosa. Antonella è morta a suon di botte e torture in quello che sarebbe dovuto essere un rito di esorcismo per cacciare il demonio. Il 25 agosto muore a Ragusa Nadia Fiammetta, 31 anni, mamma di una bimba, ma le cause del decesso  sembrano   non   essere  molto   chiare.  Sul   corpo   non  ci   sarebbero   segni  di   violenza,   ma dall’autopsia qualcosa di strano è emerso. Tanto che due persone sono state indagate fin dalle prime ore successive al ritrovamento.

Il 7 settembre a Palermo viene ritrovato in un appartamento di via Marabitti il cadavere di una donna di 59 anni. La vittima era  riversa  sul  pavimento  in  una  pozza di sangue. E altre tracce ematiche sono state ritrovate sul letto. Passano   appena   due   giorni   è   i   riflettori   della   cronaca   di   accendono   a   Gela,   in   provincia   di Caltanissetta, dove viene uccisa a coltellate Francesca Ferrigno, 62 anni. Secondo l’accusa il delitto sarebbe stato commesso dal figlio 43enne. Il 6 novembre a Piazza Armerina, nell’Ennese, viene trovata impiccata Larimar Annaloro, 15 anni appena, ma per gli inquirenti è suicidio. Nonostante familiari e amici non credano affatto a questa tesi e sono pronti a lottare. Si è parlato di una lite a scuola – il “Majorana – Cassino” – prima della tragedia che si è consumata nella casa di campagna della famiglia di Larimar.

Il 2025, infine, è iniziato male a Messina: Caterina Pappalardo, 62 anni, è morta dopo essere stata  colpita più di trenta volte dal figlio con un coltello.

(Ettore Iacono)

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