La società Stretto di Messina ha risposto a quanto denunciato da Angelo Bonelli (AVS) e dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia riguardo la sostenibilità del ponte in relazione alla faglia sismica di Cannitello sulla quale dovrebbe essere costruito e riguardo la mancata certificazione da parte dell’INGV.
Secondo la SdM il progetto definitivo del ponte sullo Stretto sarebbe completo e molto approfondito, non mancando di alcun “via libera sismico” o “certificazione”.
Il Contraente Generale Eurolink si sarebbe avvalso dei ricercatori di INGV sia nella fase di redazione del Progetto definitivo del Ponte, datato 2011, sia nel recente aggiornamento per la migliore definizione nel dettaglio del quadro geosismotettonico, soprattutto mediante rilievi in sito, prospezioni geosismiche, sondaggi geognostici.
Il Dipartimento Scienze della Terra dell’Università la Sapienza di Roma, incaricata da Eurolink per approfondimenti, ha stipulato recentemente un accordo scientifico con INGV per l’aggiornamento del quadro geosismotettonico nell’area dello Stretto di Messina, su esplicita richiesta da parte di Eurolink.

Inoltre, la Stretto di Messina avrebbe recentemente stipulato un accordo di collaborazione tecnico-scientifica con INGV per la gestione della rete di monitoraggio geotecnica e per lo scambio di dati e
informazioni scientifiche. La faglia di Cannitello non è considerata sismogenetica, ovvero in grado di produrre scuotimento sismico del suolo. Questa certezza deriva da ampi studi condotti con indagini sul campo nell’area.
Dai dettagliati carotaggi effettuati per la redazione del progetto definitivo non è stato rinvenuto alcun indizio di dislocazione avvenuta in tempi recenti lungo la medesima faglia di Cannitello, tale da coinvolgere sedimenti superficiali investigabili per mezzo di “trincee paleosismologiche”.

Per la particolarità dello Stretto di Messina sotto il profilo delle problematiche geosismotettoniche, l’azione sismica è stata oggetto di particolare attenzione in fase di studio e progettazione del Ponte.
L’energia liberata da un terremoto in un sito (magnitudo) è strettamente legata alle dimensioni delle strutture tettoniche (faglie) lì presenti e gli studi eseguiti per lo Stretto di Messina hanno concluso che le strutture sismogenetiche presenti possono dare luogo a eventi sismici di magnitudo non superiori amagnitudo 7,1 Richter.
Il Ponte sullo Stretto è stato pertanto progettato e redatto secondo criteri e parametri di resistenza sismica che sono specifici e più severi rispetto a quelli previsti dalla vigente Normativa per le Costruzioni del 2018 (Decreto Ministeriale 17 gennaio 2018, in breve NTC18), quindi per resistere a eventi sismici di magnitudo 7,5 Richter e di conseguenza, con margine sicuro, al più forte sisma attendibile nell’area dello Stretto, cioè un evento simile al terremoto di Messina del 1908, classificato da studi pubblicati, come un evento estremamente raro la cui probabilità di accadimento resterà molto bassa per svariati secoli (il periodo di ritorno è infatti stato determinato in 1500-2000 anni).
I dati esposti relativamente alle accelerazioni massime al suolo (PGA, Peak Ground Acceleration) di eventi sismici recenti italiani, come pure l’affermazione che sono attese accelerazioni puntuali anche superiori, sono tutti aspetti ben noti, in larga parte connessi al progresso delle conoscenze e delle rilevazioni strumentali di eventi sismici che, in Italia come nel mondo, sono disponibili in misura sempre più ampia.
Sempre per completezza di informazione, le NTC 18 prevedono nella zona di Messina accelerazioni che vedono valori massimi di 0.42g, ma per valutare la sicurezza sismica di un’opera occorre caratterizzare in modo approfondito il moto del suolo e a tale fine è necessario valutare come l’oscillazione del terreno avviene durante l’evento sismico e come la struttura, che pure ha sue caratteristiche di oscillazione, risponde al moto del suolo. In termini tecnico-scientifici questo è quel che viene espresso dal cosiddetto “spettro di risposta” con cui viene redatto il progetto, elemento essenziale e ben noto nel settore della ingegneria sismica. Nel caso del Ponte sullo Stretto la zona degli spettri di progetto di interesse per la valutazione della risposta dell’opera è quella che va da un secondo in su sulla scala delle ascisse: il Ponte è infatti una struttura molto flessibile, con periodi di oscillazione sino a oltre 30 secondi, molto più lunghi rispetto a strutture ordinarie. In particolare, i periodi più significativi sono quelli che riguardano la risposta delle torri, che vanno dai 2 ai 4 secondi circa.

Confrontando gli spettri di progetto delle NTC18 e quelli dei “Fondamenti Progettuali” del Ponte, per un identico periodo di ritorno di 2000 anni, risulta che quelli per il progetto del ponte siano largamente superiori, e quindi più cautelativi, in tutta la zona di interesse. Come sottolineato dal Prof. Ezio Faccioli (già Professore Ordinario di Ingegneria Sismica presso il Politecnico di Milano) dall’analisi di dettaglio dello spettro di progetto risulta che la massima accelerazione raggiunge valori molto elevati e pari a 1,5 g per periodi tra 0,1 e 0,65 secondi, di minimo interesse per il Ponte; il Ponte invece risponde ai terremoti con oscillazioni di periodo molto maggiore (circa 3 secondi per le torri e 30 secondi per l’impalcato), ai quali corrispondono accelerazioni molto inferiori (circa 0,4g per le torri e 0,002g per l’impalcato).
Da queste considerazioni si intuisce il motivo per il quale lo scuotimento sismico non rappresenta per il Ponte un’azione particolarmente critica. Gli studi svolti a seguito degli approfondimenti richiesti dalla Commissione VIA nella fase istruttoria hanno inoltre permesso di svolgere una valutazione scientifica rigorosa e aggiornata basata su modelli di sorgente regionali, nella quale si è tenuto esplicitamente conto della eventualità che lo Stretto di Messina possa essere in area epicentrale. I valori ottenuti con varie ipotesi e modelli sono sempre inferiori rispetto alle azioni sismiche di progetto, dimostrando che le corrispondenti scelte sono cautelative e restano tali anche alla luce delle conoscenze scientifiche più recenti. Infine, come previsto dalla Relazione del Progettista redatta secondo quanto previsto dalla L. 26/5/2023 n. 58, nell’ambito dell’aggiornamento degli studi geosismotettonici previsti per il Progetto Esecutivo, uno studio di prima fase eseguito nel Settembre 2024 per conto di Eurolink dall’Università degli Studi Federico II di Napoli ha confermato, sulla base delle attuali informazioni, la cautelatività dello spettro di progetto e della PGA di 0,58g adottati per il Ponte.

Per capire meglio, quanto fin qui analizzato, basta vedere il ponte di Akashi, in Giappone (area notoriamente più sismica rispetto a quella dello Stretto) e considerato il ponte ‘gemello’ del Ponte sullo Stretto. Iniziato a costruire nel 1988 dopo venti anni di progettazione, è stato inaugurato nel 1998 e il 17 gennaio 1995 ha resistito al terremoto di Kobe d’intensità 6,8 della scala Richter, quando già erano state issate le due torri, alte 300 metri, e l’epicentro del sisma era localizzato proprio nella faglia nello stretto di Akashi. Le due torri non subirono danneggiamenti estremi, sebbene il terremoto abbia mietuto oltre 6 000 vittime nel paese, ma la torre sud si spostò di 120 cm e i lavori ripresero soltanto dopo un mese. Il Ponte sullo Stretto sarà sempre un argomento divisivo, tra chi la considera inutile e chi la considera fondamentale allo sviluppo, soprattutto economico della Sicilia. Sarebbe però onesto dire che chi dichiara l’inutilità del Ponte, se non con cognizione di causa e documentazione credibile, non faccia dichiarazione sul pericolo di crollo in caso di evento sismico.
Esistono zone sismiche più pericolose dello Stretto di Messina ed i ponti vengono costruiti ugualmente (esempio del sovracitato Ponte di Akashi), inoltre bisognerebbe ragionare in tempi ‘geologici’ (anche migliaia di anni) per considerare il ritorno di un evento sismico e/o catastrofico (il terremoto in Val di Noto di magnitudo 7,3 è datato 1693, mentre quello di Catania di magnitudo 6,6 è datato 1169).
Di contro, una maggiore attenzione nella fase di progettazione e realizzazione del Ponte sullo Stretto, può sicuramente fare emergere criticità che magari sono state sottovalutate.
Webuild, consorziata di Eurolink, ha già iniziato opere in tutto il Sud Italia, compresa la Sicilia, da connettere al Ponte sullo Stretto e comunque il team di professionisti, con a capo l’Ing. Willima Brown prima e lo Studio Dissing+Weitling dopo, non avrebbero sicuramente prestato la propria opera, investendo tempo e capitali in un progetto irrealizzabile.
