Ok, facciamo che parliamo di cinema, ma facciamolo anche in un modo semplice, non troppo tecnico: il web è pieno di recensioni valide e dettagliate, troppo professionali, troppo di nicchia. Uno degli errori più frequenti a scapito dell’arte ritengo sia quello di raccontarla, descriverla dettagliatamente ed avere solo un feedback, rappresentato dal simbolino blu col pollice.

L’arte merita DI PIU’… rappresentare un polo di scambio fra ideologie diverse, dialoghi fra gruppi di persone a cui ancora batte un cuore e stufe di sentire linguaggi preconfezionati, imparando per forza delle mode, o dei modi di dire per essere “Wired”. Noi ci rilassiamo con una chiacchierata, in una lingua ed una pronuncia che sa di casa e con la cintura dei pantaloni sbottonata, per cui, da dentro le mie pantofole, vi parlo del film Mufasa – il Re Leone (2024).
Scegliamo di iniziare con un bel cartone Disney, in positivo, strizzando l’occhio ai bimbi, e due occhi ai genitori, con una mano virtuale sulla loro spalla a dire “dai, coraggio, siamo con te…”, scegliamo i colori, la natura, il messaggio positivo, scegliamo un film dove non devi risolvere la successione di Fibonacci per coglierne il significato, qua ti siedi ed il tuo cervello viene messo a riposo da splendidi colori squisitamente ed esclusivamente computerizzati, effetti sonori come se il rinoceronte ti stesse veramente prendendo a calci nel sedere, ed a quel punto ti vengono tatuati nei neuroni una serie di valori come l’amicizia, la fratellanza, la fiducia, l’amore, l’appartenenza, e bla bla bla…
Ho messo questo titolo perchè Mufasa è in realtà sia un sequel che un prequel del precedente “Il Re Leone” e mi ha fatto pensare che potesse essere divertente considerarli due film, ma poi ho capito che era una minchiata, ma mi metteva di buon umore. Simba, che oramai è tutto bello, spacchioso, vincente, biondo e con gli occhi azzurri, parte assieme all’amante incinta che mentre lei partorisce lui va a spaccare le chiappe a qualche cattivone, questi due sconsiderati lasciano a casa la loro figlia piccola Kiara in compagnia di un facocero fetente e megalomane, una specie di coso della savana tutto suonato ed un babbuino magico che si fuma un intero falò ed ha le allucinazioni che utilizza per raccontare alla piccola Kiara quant’era mitico suo nonno Mufasa…
Lo consiglio? Si, andatelo a vedere, portateci i bimbi, o meglio ancora, fate i turni con gli altri genitori e li mandate con i loro amichetti e voi siete liberi due orette…. colonna sonora totalmente da dimenticare, doppiaggio in italiano che in qualche recita di qualche asilo dello sperduto entroterra calabro recitano e parlano meglio, roba da querela, per il resto visivamente è uno spettacolo ,e subliminalmente inculca nei bimbi dei sani valori che voi genitori maligneddi, presi un pò troppo dal telefonino, dal vostro suv bianco e dalla vita che comunque galoppa, spesso vi dimenticate di inculcare. Invito sempre tutti a confrontarsi con l’Arte e poi confrontarsi sull’Arte, non può che migliorarci.



