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Calcio Serie C – La Procura indaga sul passaggio di proprietà del Messina

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I reati ipotizzati sarebbero truffa e minacce

Messina – Il passaggio di proprietà dell’ACR Messina, ufficializzato nei primi mesi del 2025, è diventato oggetto di un’inchiesta giudiziaria che potrebbe scuotere profondamente il presente e il futuro della storica società calcistica peloritana. La Procura della Repubblica di Messina ha infatti aperto un fascicolo per truffa e minacce legato alla cessione del club da Pietro Sciotto all’Aad Invest Group, una transazione che, secondo le accuse, sarebbe avvenuta senza il pagamento delle somme pattuite e in un clima di crescente tensione.

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La vicenda parte dalla denuncia sporta da Pietro Sciotto, presidente uscente dell’ACR Messina, che ha raccontato agli inquirenti di non aver mai ricevuto il corrispettivo stabilito per la cessione della società. L’accordo prevedeva un pagamento di 2,5 milioni di euro da parte della nuova proprietà, da effettuarsi tra febbraio e marzo 2025. Tuttavia, a oltre un mese di distanza dalla scadenza prevista, nessun bonifico sarebbe mai stato effettuato, né sarebbero emersi segnali concreti di una volontà di onorare l’impegno economico assunto. Questo vuoto ha spinto Sciotto a rivolgersi alla Digos e alla Procura, denunciando anche un clima di intimidazione alimentato da messaggi minacciosi ricevuti attraverso i social network.

La Procura, sulla base della denuncia, ha avviato un’indagine ipotizzando i reati di truffa e minacce. Il fascicolo, al momento aperto contro ignoti, è affidato al procuratore aggiunto Vito Di Giorgio e al sostituto procuratore Fabrizio Monaco, due magistrati con consolidata esperienza in materia di reati economici e societari.

Gli investigatori intendono chiarire diversi punti oscuri, quali la reale solidità finanziaria dell’Aad Invest Group al momento della firma del contratto, il ruolo della fiduciaria lussemburghese (gestita da Doudou Cissè e Alexandre Chateaux) nella gestione dell’operazione, l’eventuale esistenza di responsabilità penali da parte di chi ha presentato garanzie economiche poi risultate inesistenti, e l’origine e la natura delle presunte minacce rivolte a Sciotto dopo l’emergere delle criticità.

Secondo quanto trapelato, l’accordo di cessione firmato a gennaio 2025 prevedeva una clausola chiara e cioè che il mancato versamento della somma pattuita avrebbe consentito a Sciotto di esercitare il diritto di recesso, riacquisendo la piena proprietà del club. Tuttavia, l’applicazione pratica di questa clausola sembra essere diventata estremamente complessa, anche a causa della struttura fiduciaria dietro la quale si è celata la nuova proprietà. L’operazione, che avrebbe dovuto rilanciare il Messina sul piano finanziario e sportivo, si è così trasformata in un limbo, con la società bloccata in una situazione di instabilità sia gestionale che economica.

Martedì scorso sono stati ascoltati dagli inquirenti, come persone informate sui fatti, Stefano Alaimo, attuale presidente dell’ACR Messina, Simone Banchieri, ex allenatore sollevato dall’incarico a stagione in corso e Alessandro Failla, segretario generale della società. Gli interrogatori si sono concentrati sulla ricostruzione cronologica degli eventi, sui contatti avuti con la nuova proprietà e sull’eventuale consapevolezza di anomalie durante le fasi di trattativa e trasferimento. Per lunedì prossimo è previsto l’interrogatorio di Pietro Sciotto, chiamato a dettagliare ulteriormente la propria versione dei fatti, anche relativamente alle minacce ricevute.

Un aspetto particolarmente inquietante riguarda le minacce ricevute via social media da Sciotto. Secondo quanto emerso, l’ex presidente avrebbe subito intimidazioni finalizzate a dissuaderlo dal denunciare pubblicamente l’inadempienza contrattuale.

Sull’episodio sta indagando la Polizia Postale, incaricata di risalire agli autori dei messaggi attraverso tecniche di tracciamento e analisi forense digitale. L’accertamento dell’origine delle minacce potrebbe rafforzare l’impianto accusatorio della Procura, configurando uno scenario ancor più grave rispetto alla sola violazione contrattuale.

La vicenda getta ombre pesanti sul futuro dell’ACR Messina. La società, reduce da una stagione sportiva difficile, si trova ora a dover fronteggiare una incertezza societaria, che rischia di rallentare la programmazione estiva (scelte tecniche, mercato, sponsorizzazioni), nonché problemi finanziari, con la necessità di reperire risorse fresche per rispettare gli obblighi nei confronti di tesserati e fornitori.

Possibili sanzioni da parte della Lega Pro o della FIGC, nel caso in cui venissero accertate irregolarità nella documentazione presentata al momento della cessione. In uno scenario estremo, non si può escludere l’ipotesi di un commissariamento della società per garantire il rispetto delle norme federali e la prosecuzione dell’attività agonistica.

Messina, città da sempre visceralmente legata alla sua squadra di calcio, guarda con crescente preoccupazione agli sviluppi del l’indagine. Il timore è che, ancora una volta, una gestione societaria opaca possa mettere a rischio non solo i risultati sportivi, ma la stessa sopravvivenza del club, già segnato negli ultimi vent’anni da crisi ricorrenti. La tifoseria organizzata ha già chiesto trasparenza e chiarezza da parte della proprietà attuale e ha espresso pieno sostegno alle autorità impegnate nell’inchiesta.

La Procura dovrà decidere se procedere con eventuali misure cautelari o con la richiesta di rinvio a giudizio, a seconda della gravità delle condotte accertati. In attesa di una possibile svolta, l’ACR Messina resta sospesa in un limbo che, al di là delle aule di tribunale, rischia di compromettere irrimediabilmente il futuro sportivo della società.

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