Si conclude una stagione sfortunata per i tirrenici, che escono imbattuti dallo spareggio playout ma salutano comunque la Serie D
Acireale – A volte il calcio può essere spietato. Il Città di Sant’Agata lo ha scoperto nel modo più doloroso. Retrocedere senza perdere, dopo una partita generosa, intensa e coraggiosa, che ha visto i tirrenici avanti di due gol fino a un quarto d’ora dalla fine. È bastato un pareggio all’Acireale, forte del miglior piazzamento in classifica al termine della stagione regolare, per conquistare la salvezza e condannare gli uomini di Emanuele Ferraro alla discesa in Eccellenza.

Una sconfitta non nel punteggio, ma nel verdetto. Uno di quelli che lascia il segno, perché costruito su una stagione sofferta, conclusa con una reazione d’orgoglio che ha portato il Sant’Agata ad accarezzare il sogno salvezza fino a pochi minuti dalla fine.
Il copione dello spareggio playout sembrava scritto a metà secondo tempo. Il Sant’Agata era in vantaggio per 2-0, frutto di un primo tempo ordinato e concreto e di una ripresa cinica e intelligente. Dopo un avvio vivace dell’Acireale, che colpisce un palo con Dampha nei primi minuti, sono i tirrenici a passare al 22’, con un calcio piazzato dalla sinistra di Catalano che sorprende Zizzania e gela il Tupparello. Il gol taglia le gambe ai padroni di casa, che faticano a reagire. Il Sant’Agata prende campo e attende il momento giusto. Al 52’ arriva il raddoppio. Ancora un calcio piazzato di Catalano trova la testa di Abbate, che svetta e insacca per il 2-0. A quel punto, con l’inerzia dalla propria parte e un’Acireale in apparente disarmo, la salvezza sembra più vicina che mai. Ma il calcio è fatto anche di slanci emotivi e risorse inaspettate. L’Acireale si scuote al 76’ con Vasil, bravo a insaccare di testa su corner battuto da Iuliano. La rete riaccende la spinta del pubblico e accorcia le distanze, riaprendo la contesa. All’88’, arriva la beffa. Petta scappa sulla destra e serve un pallone basso al centro, dove Mokulu anticipa tutti e da pochi passi fulmina Cannizzaro. È il 2-2 che vale i supplementari. Nei trenta minuti aggiuntivi la partita si spegne progressivamente, complice la stanchezza e la paura di rischiare. L’Acireale gioca con lucidità e gestione, forte del regolamento. Il Sant’Agata ci prova con la forza della disperazione, ma senza la lucidità necessaria per colpire. Al triplice fischio, esplode la gioia dei granata e la disperazione dei biancazzurri.
A fine gara, il volto di Emanuele Ferraro è segnato dalla delusione, ma anche dalla dignità. Il tecnico arrivato a stagione in corso ha rivitalizzato una squadra in crisi, portandola a un passo dall’impresa. “Retrocediamo senza perdere – ha dichiarato – e questo è il rammarico più grande. Avevamo preparato bene la partita, non mi ha sorpreso il nostro doppio vantaggio. I ragazzi sono stati straordinari, hanno messo tutto quello che avevano, nonostante le assenze importanti di Pussetto e Perez. Ce la siamo giocata contro un avversario forte e con un pubblico caldo alle spalle”. Ferraro sottolinea la trasformazione avvenuta negli ultimi due mesi: “Da quando sono arrivato, nelle ultime dieci giornate, abbiamo fatto quadrato, abbiamo lottato, siamo risaliti. Abbiamo capito che per salvarci serviva un’impresa e l’abbiamo sfiorata. Ciò che resta è l’orgoglio per quello che abbiamo costruito. Siamo usciti tra gli applausi, ma purtroppo non basta”. Sul futuro, il tecnico resta cauto: “È presto per parlarne. Ora c’è solo amarezza. Ma sappiamo di aver fatto il nostro dovere fino all’ultimo secondo”.
Il Città di Sant’Agata saluta la Serie D dopo una stagione complicata, segnata da cambi in panchina, risultati altalenanti e tanti problemi fisici. L’arrivo di Ferraro in panchina ha ridato fiducia e solidità al gruppo, con una serie di risultati incoraggianti nella parte finale del campionato. Il gruppo ha risposto con carattere e compattezza, portando a casa vittorie decisive e una nuova identità. Ma l’inerzia positiva si è scontrata con l’aritmetica e un regolamento che premia chi ha fatto meglio nella lunga maratona della regular season.
La retrocessione del Sant’Agata è una delle più amare della stagione, perché giunta al termine di una prestazione gagliarda, coraggiosa e intensa. Il campo ha visto una squadra viva, organizzata e determinata, ma le regole del gioco, e una classifica pesante, non hanno concesso sconti.
