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Ad Antonio Catalfamo il Secondo Premio di Poesia intitolato a Guido Gozzano 

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Abbiamo da poco appreso che è stato assegnato ad Antonio Catalfamo, docente universitario e scrittore barcellonese, il secondo premio, sezione «Poesia edita», «Il Meleto di Guido Gozzano» per la raccolta Metamorfosi del mito (Genesi editrice, Torino, 2024).

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L’autorevole giuria era presieduta dalla Professoressa Mariarosa Masoero (nella foto con Antonio Catalfamo), docente di Letteratura italiana all’Università di Torino, autrice di studi di notevole spessore sulla letteratura italiana, curatrice di numerose opere di Cesare Pavese per le edizioni Einaudi.

Guido Gozzano (nella foto), com’è noto, è stato il più autorevole esponente di quel movimento che Giuseppe Antonio Borgese  definì «crepuscolare», perché amava rappresentare le piccole cose della vita, avvolte in un’atmosfera dimessa, dominata dai colori soffusi e dalle luci basse.

Nonostante l’apparente disimpegno di fondo, la poesia di Gozzano fu apprezzata da Gramsci, che ne sottolineò nei Quaderni del carcere la sottile ironia, scrivendo con la consueta icasticità e pregnanza: «Gozzano metteva nei suoi leggeri fantasmi un sorriso arguto, una tenerezza ironica di superiorità spirituale», esprimeva una «sensibilità, che fioriva diafana e anemica in versi di rimpianto scherzoso, in tenere figurine ritagliate con pazienza su vecchia carta da tappezzeria». Il premio a lui intitolato è uno dei riconoscimenti più importanti a livello internazionale, giunto alla XV edizione, che viene consegnato nella suggestiva cornice de Il Meleto (nella foto), residenza estiva del poeta Guido Gozzano (1883 1916), villa ottocentesca che si trova ai piedi del Colle di Macugnano, a circa un chilometro dal centro di Agliè Canavese, comune che fa parte della città metropolitana di Torino.

La villa come appare oggi è il risultato di un abbellimento che il poeta vi apportò nel 1904, affascinato dal liberty francese. Visitabili anche il piccolo giardino romantico e il viale d’ingresso fiancheggiato dal noto meleto da cui prese il nome la proprietà. Il Meleto fu luogo di ispirazione per Gozzano, che qui compose molte poesie, parecchie dedicate proprio ad Agliè, «il dolce paese che non dico». L’atmosfera della villa riecheggia in diversi suoi componimenti, come la poesia “L’amica di Nonna Speranza”, dove viene descritto il celebre salotto in stile liberty di Nonna Speranza. Nei pressi della villa si trova un laghetto con un piccolo isolotto, in cui il poeta era solito sostare, scrivere e allevare amorevolmente le proprie crisalidi.

Ancora oggi, recandosi in questi luoghi, si respira un’atmosfera sottile che ci fa dire con il poeta: « Resurpino sull’erba / (ho detto che non voglio / racconti, o quadrifoglio) / non penso a che mi serba / la Vita. Oh la carezza / dell’erba! Non agogno / che la virtù del sogno: / l’inconsapevolezza».

Antonio Catalfamo, in occasione dell’assegnazione del premio, ha rilasciato la seguente dichiarazione: «Apprendo con grande gioia la notizia che mi è stato conferito il secondo premio per la poesia edita intitolato a Guido Gozzano. Aspetto di leggere le motivazioni in occasione della consegna, a settembre. Ma, intanto, credo che la scelta della commissione giudicatrice non sia stata casuale. Certamente sono state apprezzate le qualità artistiche della mia raccolta di versi. Ma, sicuramente, i giurati hanno apprezzato il mio impegno, che non è per nulla in contraddizione con il presunto “disimpegno” di Gozzano, perché quest’ultimo, sotto l’apparente tono dimesso, ha voluto sottoporre a critica ironica il mito dell’industrializzazione, con i suoi effetti disumananti, della velocità, del “superuomo”, incarnato da D’Annunzio, al quale contrappone la campagna, con i suoi ritmi lenti, la sua tranquillità, gli uomini comuni, che si contentano di vivere una vita “normale”. Anch’io, in una prospettiva diversa, mi oppongo nei miei versi all’industrializzazione selvaggia, al capitalismo giunto ad uno stadio che Gozzano non ha conosciuto e che accentua la sua dimensione disumana, nell’era dell’informatizzazione, che cancella l’individualità, creando l’ “effetto armento”. Il contesto e le prospettive sono diverse, ma l’effetto demistificante è lo stesso. Anch’io ho voluto rappresentare piccoli uomini che, con i loro sentimenti puri, diventano grandi, così come nella loro lotta contro un sistema che tende a schiacciarli. Ho fatto un uso “attualizzante”  del mito, rappresentando ragazze da bar che conservano la bellezza e il fascino delle divinità greche, di cui sono una proiezione nel presente. Un sentito ringraziamento, dunque, ai giurati che hanno saputo cogliere  ‒ io credo‒ queste caratteristiche della mia poesia. Mi attendo nei prossimi mesi altri riconoscimenti».

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