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Calcio – Avellino e il misterioso legame con la morte dei Papi

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Una coincidenza che dura dal 1958

C’è una storia che attraversa quasi settant’anni di calcio, fede e fatalità. Un intreccio tanto improbabile quanto regolare, che coinvolge una squadra di provincia e il cuore della cristianità. Ogni volta che l’Avellino conquista una promozione, il mondo cattolico piange un Papa. È successo nel 1958, nel 1963, nel 1978, anno dei due Conclave, poi ancora nel 2005, nel 2013 e, infine, nel 2025. Sei episodi, sei promozioni biancoverdi, sei scosse nel cuore del Vaticano.

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È il 9 ottobre 1958. Pio XII muore dopo 19 anni di pontificato. Nello stesso periodo, l’Avellino milita in IV Serie (l’attuale Serie D), ma in quella stagione conquisterà la promozione in Serie C. Per la prima volta, la festa calcistica irpina si accompagna al lutto della cristianità. Nessuno, ovviamente, ci fa caso.

Cinque anni più tardi, nel 1963, si ripete il copione. Giovanni XXIII muore il 3 giugno. L’Avellino, che era retrocesso in IV Serie, riesce a riconquistare la Serie C. Nuovamente un Papa muore, l’Avellino sale. Anche questa coincidenza passa inosservata.

Il 1978 è un anno spartiacque. Muore Paolo VI ad agosto. Il suo successore, Giovanni Paolo I, regna solo 33 giorni e muore improvvisamente il 28 settembre. Due conclavi nello stesso anno, due lutti consecutivi per la Chiesa. E l’Avellino? Proprio in quella stagione ottiene la più grande impresa della sua storia: la promozione in Serie A, per la prima (e unica) volta. Una coincidenza così eclatante che inizia a far riflettere gli osservatori più attenti.

Il 2 aprile 2005 si spegne Giovanni Paolo II, il Papa che aveva segnato un’epoca. Il 19 giugno dello stesso anno, l’Avellino batte il Napoli 2-1 nella finale playoff di Serie C e torna in Serie B. A segnare, tra gli altri, Raffaele Biancolino, che oggi, vent’anni dopo, siede sulla panchina dei Lupi. La coincidenza si rinnova. Sempre più precisa, sempre più inquietante.

Nel 2013 nessun decesso, ma un fatto altrettanto epocale. Benedetto XVI si dimette il 28 febbraio 2013. È la prima volta che un Papa lascia il soglio pontificio in epoca moderna. Anche in quel caso, l’Avellino, retrocesso anni prima, riconquista la Serie B. Cambia la forma, ma non la sostanza…la promozione irpina accompagna un terremoto nella Chiesa.

Pasqua 2025. L’Avellino espugna Potenza battendo il Sorrento 2-1 (gara giocata in campo neutro) e conquista, con due giornate d’anticipo, la promozione in Serie B dopo sette anni di Lega Pro. È il 19 aprile. Due giorni dopo, il 21 aprile, lunedì dell’Angelo, il Vaticano annuncia la morte di Papa Francesco. È la sesta volta che la promozione dell’Avellino coincide con un evento storico nella Chiesa, morte o abdicazione di un Papa.

Coincidenza o maledizione? Quello che potrebbe sembrare un gioco di numeri diventa, con il passare del tempo, un vero e proprio caso da antologia calcistica e religiosa. Nessun’altra squadra al mondo vanta un simile “record”. Sei promozioni, sei rivoluzioni in Vaticano. Il tutto con una regolarità quasi mistica. I tifosi irpini, tra scaramanzia e ironia, hanno reagito in vari modi, c’è chi sdrammatizza e chi ne parla con toni divertiti, chi, tra il serio e il faceto, chiede ai vertici del club di non esagerare con le ambizioni. Un meme ricorrente tra i supporter recita “Ogni volta che l’Avellino sale, un Papa ci lascia. Fermate questa squadra!”

Il calcio ad Avellino non è solo sport, è identità collettiva. Lo stadio Partenio è un tempio laico, così come San Pietro è il cuore della spiritualità cristiana. Che le due cose si siano “incrociate” per sei volte consecutive è un fatto che va oltre la statistica. Non è raro che il calcio racconti storie simboliche. Ma in questo caso, il simbolo assume la forma di una narrazione quasi mistica. L’esultanza di una città che coincide con il lutto globale. Gioia e dolore, passione e silenzio, sacro e profano. L’Avellino sembra danzare sul filo della storia con la leggerezza di chi, forse inconsapevolmente, scrive una leggenda.

Questa incredibile serie di coincidenze non ha, né cerca, spiegazioni razionali. Ma come ogni leggenda calcistica, sopravvive perché affascina, incuriosisce, alimenta racconti. È il bello del calcio, che non vive solo di numeri, classifiche e tattiche, ma anche di simboli, magie e misteri.

E ora che i cardinali si preparano al Conclave, una cosa è certa: non voteranno lo stesso Papa, ma con ogni probabilità il nuovo Pontefice non sarà tifoso dell’Avellino. Le voci di corridoio, infatti, sussurrano un’oscura verità…il prossimo Papa tiferà Benevento. Un colpo durissimo per i Lupi, ma forse una tregua tanto attesa per i Papi. D’altronde, tra fede e pallone, chi ha detto che non si possa scherzare un po’?

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