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Capizzi, TRUFFA e RICICLAGGIO all’UE: CONFISCATI BENI a due imprenditori

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La Guardia di Finanza di Enna ha messo a segno un importante colpo contro la criminalità economico-finanziaria, eseguendo la confisca definitiva di beni e denaro per un valore complessivo di 46 mila euro. Il provvedimento, disposto dal Tribunale locale, riguarda due cittadini della provincia di Messina, condannati in via definitiva per il reato di riciclaggio. Un’azione che ribadisce la costante e meticolosa attenzione delle Fiamme Gialle a salvaguardia della legalità.

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L’indagine: truffa ai danni dell’Unione Europea

Tutto è partito da una complessa indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Enna, svolta dal personale della Sezione di polizia giudiziaria della Guardia di Finanza e dai militari del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria ennese. L’obiettivo era tracciare e bloccare le somme provenienti da una truffa ai danni dell’Unione Europea. Il principale indagato, titolare di un’azienda agricola con sede nel comune di Capizzi, in provincia di Messina, aveva ottenuto indebitamente contributi comunitari dall’A.G.E.A. (Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura).

Il “giro” dei soldi per nasconderne la provenienza illecita

I finanzieri ennesi, agendo con la consueta precisione e rigore, hanno sviluppato gli accertamenti attraverso l’acquisizione di documenti, indagini sui conti correnti bancari e riscontri sulla contabilità aziendale. Questo lavoro certosino ha permesso di ricostruire la manovra: i contributi ottenuti illecitamente dall’impresa agricola erano stati «artificiosamente fatti transitare da un conto corrente bancario ad un altro», in un chiaro tentativo di far perdere le tracce del provento della truffa. Dopo un’accurata elaborazione di tutti i flussi finanziari, le Fiamme Gialle hanno individuato i conti correnti, intestati anche ai familiari dell’indagato principale, sui quali erano state eseguite operazioni e prelievi ripetuti, con l’unico scopo di nascondere la provenienza illecita del denaro.

La condanna definitiva e la confisca

Per questi fatti, la Suprema Corte di Cassazione ha confermato la condanna per i due imputati a una pena di due anni e otto mesi di reclusione, cui si è aggiunta la confisca del profitto del reato di riciclaggio, quantificato, come detto, in 46 mila euro. Dunque, i finanzieri del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Enna hanno proceduto con il sequestro e la successiva confisca di tutti i beni fino all’ammontare stabilito dalla sentenza. Il sequestro ha interessato ben 9 fondi agricoli, 4 autovetture, oltre a somme di denaro depositate in conti correnti postali e crediti da pensione. L’attività rientra nella costante vigilanza del Corpo per garantire il corretto utilizzo delle risorse pubbliche, soprattutto quelle destinate alle fasce più deboli e alle imprese.

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