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Milazzo

Castroreale,  Borgo dei Borghi, raccontato dal Prof. Carmelo Aliberti

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Acciambellata sul dorso del colle Torace, con l’incantevole castello di Federico II d’Aragona, con la Torre campanaria della chiesa del SS. Salva­tore e l’attraente campanile del Duomo, lanciati ad ago a sfidare la cupola azzurra del cielo, Castroreale sorge a 396 m. sul livello del mare, dispiegandosi coi suoi romantici canapé e le sue aeree piazzette pensili, nel proscenio di un paesaggio edenico, proteso sulle limpide acque del Mar Tir­reno, come un aristocratico salotto, incorniciato dal suggestivo ventaglio verde dei monti peloritani, distesi ad assorbire nel loro abbraccio, le perle abbaglianti dell’arcipelago delle Isole Eolie. Qui, in un’oasi di pace e di bellezza, il visitatore, nei vicoli dei borghi medievali e rinascimentali, negli incantevoli itinerari paesaggistici, nelle innumerevoli vestigia di splendide strutture architettoniche, sopravvissu­te in gran parte intatte al diluvio del tempo, può vivere mille emozioni e liberarsi dallo stress della vertiginosa e logorante vita cittadina, immer­gendosi nella storia di un glorioso passato che affonda le sue radici nel mito. Sorge a circa dieci chilometri da Barcellona P.G. ed è raggiungibile facil­mente, sia dalla S.S. 113 che dalla A 20 Messina-Palermo, a 14 chilometri dallo svincolo di Barcellona, o da quello, di quasi uguale distanza, di Milazzo. Il turista che visita Castroreale, oltre che da un ambiente sano, paesag-gisticamente stupendo, ecologicamente intatto, e non deturpato da inqui­nanti insediamenti industriali, rimane sedotto dalla nobiltà della sua sto­ria e dall’alone mitico del suo passato. Secondo una diffusa tradizione mitologica, infatti, la città sarebbe stata fondata da Castoreo, nipote di Saturno e sposo di Artemisia, da cui avrebbe tratto il nome originario; presumibilmente, invece, essa fu eretta dai Sicani intorno al XIII secolo a.C. con il nome di Krastos, mantenuto fino al 447 a.C, quando alle popolazioni autoctone si affiancarono nel territorio le pri­me colonie greche, dopo la sconfitta del re Ducezio. Durante tale epoca, sulle sponde del fiume Longano, nato dalla confluen­za, alla base del Colle, del torrente di S. Gregorio che scorre ad Est con le acque del torrente Crizzina ad Ovest, nel 270 a.C. si svolse la memorabile e sanguinosa battaglia del Longano, tra i Mamertini, guidati da Cione e i Siracusani dal tiranno Cerone II, che riportarono una decisiva vittoria. Seguì il periodo di completamento della grecizzazione che ancora so­pravvive in tanta toponomastica e patrimonio lessicale del territorio. Dopo la conquista di Artemisia da parte delle truppe di Ottaviano, che inseguiva le legioni pompeiane al tempo delle guerre civili, si accentuò la presenza romana, ancora affiorante in frammenti strutturali di varie “fab­briche”, nei ruderi accatastati sommersi sotto il palazzo municipale, ora in gran parte dispersi in seguito alla ristrutturazione dello stesso edificio, nel tempio di Venere, trasformato, in epoca cristiana in quello di Santa Venera, e, tra l’altro, nel tempio dei Gentili, i cui ruderi erano ancora evidenti nel 1665. Successivamente al passaggio dei Bizantini e dei Goti, significativa si rivelò la dominazione saracena, durante la quale si innalzò una moschea, i cui materiali residui si intravvedono ancora disseminati nelle strutture del Monastero degli Angeli e dell’ex-Monte di Pietà. Notevole risultò nei secoli l’influenza del Cristianesimo, documentata sia dall’intrigo di grotte sotterranee, scelte dai cristiani durante le persecu­zioni operate dagli infedeli come rifugio e sedi di preghiera, che dalle innu­merevoli tracce di collegi, chiese ed istituti religiosi, come quello glorioso e benemerito dei Cappuccini-redentoristi, non tutti ora esistenti o adibiti ad altri  usi. Secondo conoscenze storiche più concretamente documentate, dopo la poco incidente dominazione normanna, Castroreale raggiunse un periodo di grande splendore, grazie alla predilezione di Federico II di Aragona, che dopo aver ricostruito il Castello nel 1324, devastato da un cataclisma, la scelse a sua frequente dimora di vacanza e, per la sua fedeltà, la munificò di numerosi e importanti privilegi.

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Dal 1340, in contrada Pietro Pallio, per volontà di Pietro II d’Aragona, si svolgeva annualmente un famosissimo Palio, che attirava partecipanti da ogni parte della Sicilia, contribuendo a fare acquistare a Castroreale pre­stigio e benessere.

Un’eroica pagina i Castrensi la scrissero nella storia, la notte del 31 dicembre del 1538, quando combatterono eroicamente a fianco dell’Impera­tore Carlo V contro i baroni ribelli, ottenendo in tale circostanza ulteriori privilegi e regalie che consentirono alla città una luminosa ascesa politica, tanto da poter imporre la sua egemonia su un vastissimo territorio fino al mare, consolidata dalla presenza di una comunità ebraica che primeggiava nel settore delle attività economiche e commerciali. Il solido potere politico del ceto aristocratico e la laboriosa genialità dei suoi abitanti, durante l’epoca del Rinascimento e nei secoli successivi, fino alla soglia storica dei nostri giorni, determinarono un considerevole svilup­po, nel settore urbanistico ed artigianale, di cui è possibile ammirare ancora oggi. nelle strutture murarie connotazioni scultoree ed artistiche di preziosa fattura, portali inimitabili, ringhiere di balconi in ferro battuto di stupenda originalità, vicoli sapientemente acciottolati, incastonati negli anni a recitare nel coro del silenzio delle case chiuse al vento, il concerto silen­zioso di una luminosa storia. Notevole fu in tale periodo lo sviluppo professionale, accanto a quello agricolo pastorale artigianale, con un considerevole aumento delle committenze dei prodotti locali che accrebbero incommensurabilmente le risorse finanziarie dei cittadini. L’abbondanza di denaro consentì la proliferazione di edifici pubblici adibiti  al culto e lo sviluppo di una propaggine locale della scuola artistica di A. Gagini e del Calamesh, di cui a Castroreale ancora esistono opere d’arte di inestimabile valore  dapprima abbandonate alla polvere più  delle chiese non più frequentate e ora in parte custodite, per concessione della Curia messinese in una moderna pinacoteca, dove annualmente affluiscono migliaia di visitatori, turisti, studiosi e studenti, per esigenze culturali e di godimento estetico. Esiste anche una Biblioteca Comunale, dotata di migliaia di volumi, alcuni dei quali molto rari e ricercati dagli studiosi e-molto frequentata.. Durante il Risorgimento, prima come capocomarca e poi come capoluogo di Distretto, divenne sede di importanti uffici e fucina di attività liberale e patriottiche, offrendo un importante contributo alla causa dell’Unità nazionale.

Nel contempo Castroreale diede i natali ad illustri personalità che la onorarono nel campo della vita pubblica, della cultura, dell’arte e della musica. Tra le più rinomate manifestazioni religiose va ricordata la suggestiva  processione del Cristo Lungo (U Signuri Longu) che si svolge annualmente  tra il 23 e il 25 agosto e sostenuta da lunghe forcelle mantenute in equilibrio  con rara perizia da abli devoti o  ed i venerdì Santo e che vede il Crocifisso inalberato su una lunga  pertica di legno alta circa 9 metri, e con un rigido e collaudato cerimoniale trasportate per le vie cittadine.Si dice ancora che il legno del Crocifisso provenisse da una alta quercia che si ergeva nel Bosco di Santa Venera,dove la donna si ritirò nel misticismo della preghiera,in un luogo   fitto di boschi che la proteggevano dalle insidie tentazioni del mondo e per sfuggire all’ira dei fratelli che, per motivi   di ambizione espansione territoriale e di rafforzamento del proprio potere su un più vasto territorio, la volevano costringere a sposare un membro della limitrofa famiglia nobile avversaria. La donna, in odore di santità, fuggì dalla Grotta di Santa Venera di Barcellona, dove era stata relegata come prigioniera, dopo incredibili torture. Riuscita a fuggire, sempre secondo la tradizione locale, si rifugio nel Bosco detto per questo, di Santa Venera, dove i pastori e contadini del territorio costruirono una chiesetta in onore della Santa e collocarono sulla parete a destra dell’ingresso un bellissimo quadro con la Santa, acora esistente fino agli anni postbellici. La chiesetta divenne poi dimora di quattro monaci benedettini, provenienti dal piccolo convento basiliano della amena località non molto lontana di Catalimita, luogo di origine greca, risalente alla prima colonizzazione greca della Sicilia, e preferito come luogo di preghiera e lavoro, che consentiva un rapporto mistico con Dio, attraverso la quiete solare dell’eremo. La presenza e l’attività dei quattro monaci durò a lungo, ma, in seguito alla scorrerie dei barbari, fuggirono rifugiandosi a esercitare il loro culto fino al 1882, quando una disastrosa alluvione trasformò il vicino ruscello in una ampia voragine che della chiesetta lasciò in piedi solo le mura perimetrali, ora coperte da erbacce e da qualche zucchina che risplende tra le fitte foglie.

Data la spettacolarità del rito del “Cristo Lungo”, la manifestazione religiosa attrae nella cittadina migliaia di fedeli, da ogni parte d’Italia e dall’estero che registrano con telecamere la cerimonia religiosa come ricordo dello straordinario avvenimento.

Tappe obbligate da visitare sono le chiese che sopravvissute intatte o restaurate dopo il terremoto del 1978 scandiscono con diversi stili le successive epoche storiche di Castroreale e con i preziosi quadri e oggetti rarissimi, in oro e argento invogliano il turista a fermarsi per poterli meglio ammirare e studiare.

L’ingente patrimonio culturale, tra gli edifici ecclesiastici annovera: Chiesa di S. Maria degli Angeli di epoca rinascimentale, S.Marina di epoca normanna; S, Maria del Gesù (sec.XV) S.Agata (sec.XVI) ove si è conservata la spendida “Annunciazione del Gagini  In otimo stato di consrvazione è la Chiesa Madre con gli altari delle cappelle laterali in pietra grigia e in forme manieristiche,quattro splendide pale dipinte,riproducenti momenti della Passione, figure di Santi,Otto statue  marmoree del Gagini  e del Calamech. Incollata alla parte destra della facciata  svetta la Torre campanaria del  1518, La Chiesa della Candelora (sec. XV) come il portalino  originale (purtroppo in parte corroso dalle intemperie) di tipo duranesco e la cupoletta musulmana occhiggiante sul tetto,nella cui abside troneggia una sontuosa macchina barocca di legno intagliato e dorato con oro zecchino; la Chiesa del SS Salvatore,ricostruita nel XV secolo su strutture arabe, con la poderosa e affascinantiL Torre campanaria che la fiancheggiaabbondanza di danaro consentì la proliferazione di edifici pubblici adi­biti al culto e lo sviluppo di una propaggine locale della scuola artistica di A. Gagini e del Calamech, di cui a Castroreale ancora esistono opere d’arte di inestimabile valore, dapprima abbandonate alla polvere delle chiese non più fi-equentate e ora in parte custodite, per concessione della Curia messi­nese in una moderna pinacoteca, dove annualmente affluiscono migliaia di visitatori, turisti, studiosi e studenti, per esigenze culturali o di “godimen­to” estetico. Esiste anche una Biblioteca Comunale, dotata di migliaia di volumi – alcuni dei quali molto rari e ricercati dagli studiosi -e perciò molto frequentata. Fino alla fine della seconda guerra mondiale, esistevano molti manoscritti in lingua latina e greca, che scomparvero durante i lavori della nuova scuola media,senza lasciare alcun indizio degli ipotetici saccheggiatori di un patrimonio preziosissimo di contenuti mai letti dai contemporanei,che avrebbero potuto sciogliere molti dubbi sulle origini e le prime popolazioni che abitarono il colle e anche sulla topografia umana e territoriale dell’intero bacino della odierna Valle del Patrì, su cui esiste una convincente ricerca del Prof.Ing. Andrea Zanghì, non confutata con testimonianze storiche nemmeno dai grandi studiosi di Storia Antica.Durante il Risorgimento, prima come Capo-comarca e poi come capoluo­go di Distretto, divenne sede di importanti uffici e fucina di attività liberali e patriottiche, offrendo un importante contributo alla causa dell’Unità na­zionale. Nel contempo diede anche i natali ad illustri personalità che onorarono Castroreale nel campo della vita pubblica, della cultura, dell’arte e della musica. Dal grande musicista “Casalaina”, ad un elenco manoscritto di opere poetiche dialetttali di poeti del territorio, ai tanti uomini illustri che trovarono affermazione altrove,in posizioni di elevata responsabilità e prestigio(basta ricordare il Prof. Giovanni Rappazzo,che ,partito da Via Buglisini di Bafia, si affermò a Roma,divenendo Direttore Generale del Ministero della P.I.,che prima di morire venne a Bafia per rivedere la casetta dei suoi primi passi e,n onore del Comune di nascita, assegnò il finanziamento di un nuovo Istituto Scolastico con tutto ciò che serviva ad una palestra con piscina,per le attività di educazione fisica e di sport,che porta il su nome. Tra le più rinomate manifestazioni religiose, va ricordata la suggestiva processione del “Cristo Lungo” (“U Signuri Longu”) che si svolge annual­mente tra il 23 e il 25 agosto ed il giorno del Venerdì Santo e che vede il Crocifisso inalberato su ima lunga pertica di legno alta ora 9 metri e soste­nuto da lunghe forcelle, mantenute in equilibrio da abili devoti, con rara perizia e, con un rigido e collaudato cerimoniale, trasportato per le vie cit­tadine. Data la spettacolarità del rito, la manifestazione rehgiosa attira miglia­ia di fedeli, da ogni parte d’Italia e dall’estero, che registrano con telecame­re la cerimonia religiosa come ricordo dello straordinario avvenimento. In estate, da alcuni anni, si svolge la saga del “biscotto castriciano”, che altri non sono riusciti ad imitare e l’annuale appuntamento con il Concerto “Castroreale Jazz” e quello della famosa premiata Banda Musicale “Casalaina”. Da qualche anno, ha chiuso i battenti, il famoso gruppo folcloristico “I Sicani”, che hanno portato lustro a Castroreale in Europa. Purtroppo il Comune in questi ultimi anni ha registrato un dissanguamento demografico che ne ha infiacchito ogni fremito di vitalità civile, economica e culturale, per cui, come tanti altri Comuni limitrofi, quando il forestiero arriva in questi luoghi, non trovando alcun luogo di ristoro, rimane esterefatto.

Le tappe obbligate da visitare sono le chiese che, sopravvissute intatte o restaurate dopo il terremoto del 1978, scandiscono con i loro diversi stili, le successive epoche storiche di Castroreale e con i preziosi quadri ed oggetti rarissimi, in oro ed argento, invogliano il turista a fermarsi, per poterli meglio ammirare e studiare. L’ingente patrimonio culturale, tra gli edifici ecclesiastici annovera: Chiesa di §. Maria degli Angeli, di epoca rinascimentale; S. Marina, di epo­ca normanna; S. Maria del Gesù (secolo XV); S. Agata (sec. XVI), ove si è conservata la splendida “Annunciazione” del Gagini; in ottimo stato di con­servazione è la Chiesa Madre, con gli altari delle cappelle laterali in pietra grigia e in forme manieristiche, quattro splendide pale dipinte, riproducenti momenti della Passione, figure di Santi otto statue marmoree del Gagini e del Calamech. Incollata alla parte destra della facciata, svetta la Torre campanaria del 1518; la chiesa della Candelora, secolo XV, con il portalino originale (purtroppo in parte corroso dalle intemperie) di tipo duranesco e la cupoletta musulmana occhieggiante sul tetto, nella cui abside troneggia una sontuosa “macchina” barocca di legno intagliato e dorato con oro zecchino; la Chiesa del SS. Salvatore, ricostruita nel secolo XV su strutture arabe, con la poderosa ed affascinante Torre campanaria che la fiancheggia.

Archi, porte cittadine e altri luoghi di culto

Anticamente Castroreale era circondata da una poderosa cinta muraria che la difendeva dagli assalti dei nemici. Tra i frammenti di bastioni ancora visibili, risplende intatta sull’antica strada di S. Marco la porta Raineri del XIX secolo. Del XII secolo, ricostitu­ito negli anni scorsi, l’arco arabo-normanno. Tra i monumenti, oltre al già citato Museo Civico, troneggia nell’infinito azzurro del cielo la Torre di Federico II (1324), oggi sede dell’Ostello della Gioventù, meta di numerosissimi turisti di tutto il mondo durante tutto l’anno che vengono a Castroreale ad ammirare il patrimonio culturale e godere del clima salutare e dell’affascinante paesaggio, il Monte di Pietà (Secolo XVII) e il Castello di Protonotaro (Secolo XVI).Nelle campagne e sulle colline di Bafia affiorano dal suolo ancora i rude­ri di numerose chiesette distrutte dal tempo, tra cui quella di S. Venera del Bosco, di S. Nicola, di Rappazzo, dell’Aria chiesa, e il monumento naturale di Pizzo Caramente, che, per lo strano aspetto di Sfinge, sembra possedere le caratteristiche di una divinità pagana. Al periodo greco-bizantino risale la chiesa di Catalimita, dove sino al secolo scorso esisteva anche un piccolo convento basiliano. Nella tenuta del barone Galletta esiste ancora intatta ima graziosa chiesetta padronale.

Attività ed associazioni culturali

Già nei secoli scorsi, e particolarmente nel XIX secolo, Castroreale è stata una terra dove sono nati numerosi poeti che meriterebbero una pub­blicazione a parte. Comunque, in questa sede basta citare il professor Nicolò Perroni-Basquez, autore di opere poetiche di vasto successo Tra le più importanti manifestazioni culturali, vanno ricordati i vari convegni culturali e i concerti della Banda Musicale locale, mentre a Bafia vengono particolarmente curate annualmente le tradizioni religiose, con la realizzazione di spettacoli pubblici, quali “U pasturatu”, che si svolge il giorno dell’Epifania e il dramma sacro “Vita, passione, morte e resurrezio­ne di Gesù”, che si svolge il Sabato Santo. Recentemente è stato costituito il Gruppo Folcloristico “I Sicani”. Castroreale è sede anche di un Istituto Magistrale statale denominato “XXIV Maggio 1915” con una folta popolazione scolastica proveniente da tutto l’hinterland, articolato in diverse direzioni, secondo le riforme del Ministero P.I. Fino ad alcuni decenni fa, era molto attivo e importante sede di conversazioni, Il Circolo dei Nobili. Oggi esistono anche importanti associazioni, tra cui, oltre alla Pro-Loco, ha acquisito particolari meriti e vasti riconoscimenti, l’associazione Artistico-Culturale-Scuola Musicale “Riccardo Casalaina”, che ha fatto sì che rinascesse, dopo più di un ventennio di “silenzio” a Castroreale una banda musicale, già presieduta con passione e tenacia dal compianto prof. Fortunato Mangano che ,uomo di grande sensibilità e cultura, soleva ad ogni concerto di fine anno, organizzare recital di opere poetiche di poeti di origine castrense, premiandoli con una coppa ricordo.

Successivamente è stata presieduta dal compianto Guglielmo Rao e dedicata al M° “Settimo Sardo” – Città di Castroreale. Nel settore sportivo, a Bafia da trent’anni esiste l’U.S. Aquila-Bafia, che ha svolto un notevole ruolo non solo sportivo, ma anche di socializzazione dei gio­vani in un paese dove non esistono altri luoghi di aggregazione. Ha militato anche nel Campionato di varie Categorie, con ottimi risultati. La stessa Unione Sportiva Aquila-Bafia ha dato vita al un  periodico  molto originale, palestra di impegno culturale di tanti bravi studenti locali, che  scrivevano su realtà storica di luoghi e di personaggi del passato, e in cui  era molto rilevante il desiderio di ricerca delle proprie radici, che sugli elevati valori morali, come la famiglia, il lavoro, l’amicizia, la solidarietà, la fede   ed altri valori positivi, avevano la loro specificità identitarie. A Protonotaro opera il Circolo Culturale “Don Milani”, che per un decennio ha organizzato un premio, dedicato allo scomparso dott. Peppino Campo, rarissimo esempio di dedizione ai  pazienti, recandosi anche a piedi nelle campagne, prive di strade, per curare gli ammalati, senza alcuna distinzione di “bandiera”. Recentemente l’Amministrazione Comunale ha istituito nei vari centri associazioni per giovani ed anziani, fornendo nuovi locali e attrezzature adeguate a svolgere le loro iniziative.

Grazie alla lodevole iniziativa del nuovo parroco “Don Augusto”, Bafia ha il suo oratorio, ben dotato dall’Amministrazione Comunale. Tra le specialità dolciarie locali, va ricordato “U biscottu castricianu” di cui ogni anno la Pro Loco “Artemisia” organizza una “sagra” per una sem­pre maggiore diffusione del prodotto. Inoltre nella zona montana di Bafia, ancora sopravvivono alcune azien­de pastorali che producono formaggio e ricotta molto apprezzati ed è anche molto prezioso “U risu niru”, una specialità locale di antiche tradizioni, preparato con una ricetta unica e diversa da quello fatto altrove

La carta poetica ’94-Poesia per il Duemila ha avuto ampia diffusione su riviste italiane e straniere ed è stata inserita in diverse antologie di poesia contemporanea, riuscendo ad offrire vie nuove al poetare del XXI sec. Lo stesso Aliberti, ha dedicato alla sua terra il seguente poemetto, tra storia, bellezza e mito.

Ora

nell’inviolata stagione degli abbagli

fioriti nella cavea area del Duomo

sotto la cupola azzurra della Torre

che ha scandito sul quadrante dei minuti

il fruscio delle ansie dentro i libri

le ferite dei giorni e del futuro,

ora

nelle dissonanze di sonore mutazioni

sento vibrare ancora le tue remote voci

in letargo dentro i pori di arenaria

risonanti di canti nelle vigne

di cacce felici e di primati

e rapidi profili e Pignatara

ridisegnano lepide nell’argilla

eteree figure a cesellare

pignate di creta e bumbaleddi

con il moto affabulante delle dita

del demiurgo che soffia la vita

sulla biblica costola di Adamo,

chierici farisei e pubblicani

dalla Torre del Castello dai Sagrati

sfidano ancora il cielo d’amaranto

bucato dallo strazio ammutolito

degli ultimi titiri in congedo

dalle tue zolle di Andes desolate

nel secolo del potere dissennato

mentre io ascolto lieve

curvo a bere nelle acque del Longano

un segreto mormorio di pace

stregato dalle lusinghe della storia

sul vuoto del sole di armonie pure

e d’anima, mentre i gabbiani

incidono bianche geometrie

sulle spiagge di Eolo dorate

che fatuo ti incornicia nel suo azzurro,

una storia scandita sui perduti passi

di santi califfi artisti e cavalieri

che all’ombra del Maniero e della Croce

tra le fronde soavi dell’Acquaruggiata

e nei fervidi banchetti di cultura

sigillarono l’eroico e il sacro

di un popolo nobile e gentile

sul lungo corso del Rinascimento

quel trentuno dicembre del trentotto,

qui nella fuga del giorno

gli occhi lacerati

dall’eclisse di Marx e di Cristo

nel vacuo Maresecco di Occidente

che scintilla all’angolo della Cattedrale

ancora affido ai merli della Torre

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