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Dal comunismo al “radical-chicchismo”, un viaggio attraverso le dinamiche della sinistra italiana.

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La sinistra italiana: dalle fabbriche ai salotti, un’identità in cerca di sé stessa.

Già da metà ‘800 la sinistra italiana è rappresentata da un mosaico di ideologie, strategie e continue metamorfosi che hanno segnato, in certi casi anche in modo profondo, la storia della politica di casa nostra, svolgendo un ruolo chiave in alcuni temi fondamentali: giustizia sociale, uguaglianza, solidarietà e diritti collettivi. 

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Attraverso un percorso ricco di trasformazioni, la dottrina della sinistra si è adattata ai cambiamenti economici, culturali e geopolitici, mantenendo come costanti i suoi principi fondanti. Oggi, la sinistra affronta nuove sfide per rimanere rilevante in un mondo sempre più globalizzato e complesso.

Nata dalle lotte sociali di fine ‘800, passò attraverso quella sinistra storica medio borghese che vedeva Rattazzi tra i principali rappresentanti, il quale favorì il “connubio” con il Conte di Cavour, leader della destra storica, in quello che cominciava ad essere l’inizio del trasformismo all’italiana.

Tutti assieme appassionatamente.

I primi passi dei movimenti di sinistra furono ispirati al marxismo e puntavano all’emancipazione della classe operaia. Decantavano la giustizia sociale per ridurre le diseguaglianze economiche e sociali e la lotta di classe con l’idea che il progresso derivi dalla contrapposizione tra proletariato e classi dominanti. Altro punto fondamentale, derivato sempre dal marxismo, era l’idea che la proprietà collettiva dei mezzi di produzione  potesse  eliminare lo sfruttamento.

Da questi principi nacquero i due principali partiti di sinistra che ci furono nel nostro paese: il Partito Socialista Italiano (PSI) fondato nel 1892 e il Partito Comunista Italiano (PCI) fondato nel 1921 due forze che nel bene e nel male, segnarono profondamente il panorama politico italiano. 

Il PCI per lunghi decenni guidato da figure carismatiche come Palmiro Togliatti e Enrico Berlinguer era inizialmente legato all’ortodossia marxista-leninista, ma progressivamente ha elaborato una prospettiva autonoma, nota come “eurocomunismo”, che si differenziava sia dal modello sovietico sia dalla socialdemocrazia occidentale, praticamente un comunismo riformista e democratico o socialismo democratico che dir si voglia.

Berlinguer, in particolare, fu l’ideologo di una stagione innovativa aprendo al dialogo con il mondo cattolico, criticando il modello sovietico dopo l’invasione dell’Ungheria del 1956 e proponendo nel 1973 quello che ha preso il nome di  “compromesso storico”, cioè l’idea di una collaborazione con la Democrazia Cristiana per costruire un’alleanza di governo basata su valori condivisi come l’antifascismo e la difesa della Costituzione. Idea che, dopo pallidi tentativi, fallì definitivamente con l’uccisione di Aldo Moro nel 1978 da parte delle brigate rosse. 

Nel frattempo, il PSI di Nenni e Craxi si orientò verso una forma di socialdemocrazia, ponendo maggiore enfasi sulle riforme graduali e sul dialogo con i partiti moderati e che li portò al governo per molti anni assieme al cosiddetto pentapartito (DC, PSI, PSDI, PRI e PLI).

Gli anni ’70 furono importanti per la sinistra italiana per le nuove sfide che si erano presentate. Il femminismo, l’ambientalismo e le lotte studentesche influenzarono profondamente la dottrina della sinistra, portando all’inclusione di temi come i diritti civili, la parità di genere e la tutela dell’ambiente.

Da un lato Il confronto con il terrorismo e quindi l’esperienza degli Anni di Piombo spinse il PCI a rafforzare la propria posizione democratica, condannando ogni forma di violenza politica, invece il PSI di Bettino Craxi  si avvicinò al modello riformista europeo, promuovendo una modernizzazione del paese attraverso politiche economiche più liberali, ma senza rinunciare all’obiettivo dell’equità sociale.

La caduta del Muro di Berlino e il crollo dell’Unione Sovietica segnarono la fine del PCI, che si trasformò nel Partito Democratico della Sinistra (PDS) e successivamente nei Democratici di Sinistra (DS). La sinistra italiana abbandonò definitivamente il marxismo, orientandosi verso un modello di socialdemocrazia europea basato sull’economia di mercato regolata, riconoscendo i benefici del capitalismo, ma con un forte ruolo dello Stato per garantire equità e protezione sociale.

Cominciarono a promuovere nuovi  diritti civili e sociali come l’inclusione di minoranze, l’estensione dei diritti LGBTQ+ e la lotta contro ogni forma di discriminazione.

Altro tema centrale degli eredi del PCI, che nel frattempo si unirono alle principali correnti riformiste e comuniste della sinistra italiana costituendo nel 2007 il Partito Democratico (PD), sono state la sostenibilità ambientale, con la promozione di politiche per contrastare il cambiamento climatico e incentivare l’energia pulita.

Ma cos’è oggi la sinistra italiana? Qual è la sua dottrina? La lotta contro le disuguaglianze economiche, di genere e di opportunità rimane un valore fondante. Nell’ambito della giustizia sociale la sinistra si impegna a garantire un sistema di welfare che protegga i più deboli, attraverso politiche redistributive e servizi pubblici universali. Riguardo i diritti civili è importante la difesa delle libertà individuali e collettive, con particolare attenzione alle minoranze e ai gruppi marginalizzati. Non può mancare la sostenibilità ambientale infatti la transizione ecologica è una priorità strategica per affrontare le sfide globali. Infine il multilateralismo: la sinistra sostiene una politica estera basata sulla cooperazione internazionale, il rafforzamento dell’Unione Europea e il rispetto dei diritti umani.

Questi sono gli elementi fondanti del PD, nonostante le difficoltà che riscontra nella società poiché la sinistra è passata dall’essere socialista/comunista al “radical-chicchismo” perdendo il radicamento tra le classi popolari e operaie che si spostano a destra. La sinistra è percepita, e probabilmente lo è, distante dai problemi reali del paese, non riesce più a parlare alla gente e fatica ad unire le diverse anime dell’elettorato di sinistra, dalle fasce progressiste alle componenti più moderate.

Si è completamente infangata nelle politiche europee e di globalizzazione, non riuscendo a trovare un equilibrio tra la difesa dei diritti dei lavoratori nazionali e la promozione della solidarietà internazionale oltre al fatto che non riesce ad avere una comunicazione efficace, soprattutto con le nuove generazioni. La dottrina politica della sinistra italiana, nata come risposta alle ingiustizie sociali del XIX secolo, ha saputo rinnovarsi nel corso del tempo, abbracciando nuovi temi e adattandosi ai cambiamenti della società. Tuttavia, per mantenere la sua rilevanza, la sinistra dovrà  affrontare con decisione le sfide del presente, rimanendo fedele ai suoi principi di uguaglianza, solidarietà e giustizia sociale, ma trovando anche nuove forme di rappresentanza e partecipazione per rispondere alle esigenze di un mondo in trasformazione.

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