È morto oggi a Roma, dove viveva da anni, Pippo Baudo, gigante della televisione italiana, vero professionista e ultimo vivente di un gruppo di presentatori che annoverò veri e propri “personaggi” quali Mike Buongiorno, Enzo Tortora, Corrado.

Era nato a Militello in provincia di Catania il 7 giugno 1936, ed aveva davanti a sé un futuri da avvocato, non lo fu mai, troppa la sua attrazione nei confronti del mondo dello spettacolo.
Presentatore, recordman del Festival di Sanremo (guidato da palco per 13 edizioni), scopritore di talenti, “Questo l’ho inventato io” amava ripetere con orgoglio snocciolando nomi, da Beppe Grillo a Tullio Solenghi, da Heather Parisi a Lorella Cuccarini. Celebre la sua storia d’amore, finita male, con il soprano Katia Ricciarelli.
Potremmo scrivere per ore, qui sinteticamente menzioniamo la sua esperienza come conduttore di Canzonissima (1972/73 e 73/74) e poi di Domenica in (dal 1979). Arriva il biennio (1984-86) da non scordare, che inizia con Fantastico 5 e Serata d’onore e si conclude con la settima edizione di Fantastico che ha punte di oltre 20 milioni di telespettatori.
Nel 1987 si aprono le porte di Mediaset, esperienza breve e infelice che gli costa dal punto di vista professionale ed economico, due anni dopo è di nuovo su Rai2 con Serata d’onore, ma il purgatorio dura poco e l’anno successivo torna sull’ammiraglia Rai con Gran Premio e Fantastico.
È di nuovo in auge: il 1992 è l’anno di un super Sanremo, quello in cui blocca «Cavallo pazzo» che vuol buttarsi dalla galleria dicendo che il Festival è truccato. Su e giù. La metà degli anni Novanta è in chiaroscuro e arriva la seconda crisi con Viale Mazzini, e siamo negli anni 2000, a 80 anni è di nuovo conduttore a Domenica In (anche qui sono 13), erede di se stesso.
Quindi gli ultimi anni, le sporadiche apparizioni televisive ed oggi la triste notizia diramata all’Ansa da buon Assumma, sempre al suo fianco, fino alla fine.
Chiudiamo con la testimonianza di un’esperta di televisione e spettacolo, Nuccia Bramante, che scrive: «Pippo Baudo. Se ne va un “parente” di tutti gli italiani. Per noi nati negli anni ’60 è come aver perso un nostro caro, perché Pippo Baudo come uno di famiglia ci riuniva tutti calorosamente davanti ai primi televisori. Una televisione, la sua, educata, rispettosa e sempre nelle righe, che ci ha fatto divertire tantissimo – anche quando i tempi sono stati difficili. – Mentre contestualmente ci istruiva, dal momento che dietro le apparenti trasmissioni “nazional popolari” – definizione che “guastó” il rapporto col presidente RAI Enrico Manca nei primi anni ‘90 -, vi era la Cultura delicata e discreta di Baudo, emergente dai dialoghi profondi e dettagliati con ogni ospite dei suoi spettacoli. Trasmissioni complete ed eleganti, che ci tenevano in casa ed oggi ritornano nostalgicamente alla memoria da Settevoci a Domenica In e Fantastico e Sanremo, per citare solo quelle più amate. E come non ricordare l’attentato mafioso del 1995 per le sue denuncie contro la mafia fatte dal palcoscenico del Maurizio Costanzo Show e il suo legame con la terra di origine, sempre forte, che lo portava con umiltà anche alla conduzione su Antenna Sicilia. Oggi tutti i suoi numerosissimi figli artistici piangono il loro papà»



