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Enrico Ruggeri, La caverna di Platone… il disco e la data a Condrò del tour 2025

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Recensioni al primo ascolto, se serve pure al secondo e al terzo.

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Che dire, c’è poco da dire, c’è poco da fare, potrei fare come fanno in molti e farmi scrivere la recensione dall’intelligenza artificiosa, ma preferisco fare come fanno in pochi e mettermi ad ascoltare e assaporare il disco per poi scriverne. Ma andiamo a noi…

Enrico Ruggeri è un grande della musica italiana e non avrebbe bisogno di presentazioni. La sua carriera è lunga e costellata di successi. Nel 1981, dopo due album, interrompe la collaborazione con lo storico gruppo dei Decibel e si dedica alla carriera solista che si estende per oltre 20 album, nel frattempo Enrico non è il tipo da restare con le mani in mano, conduttore radio e TV, scrittore, doppiatore e attore, un bel cervello. Nel 2017, dopo 37 anni, ritorna insieme ai Decibel e tira fuori altre due dischi per poi riprendere nuovamente la carriera solista. Nel 2025 ritorna al pubblico con il suo ultimo lavoro “La caverna di Platone” e il relativo Tour del 2025.

IL DISCO
Il lavoro si apre con il benvenuto di “Gli eroi del cinema muto” e fin dall’inizio non posso fare a meno di apprezzare il fine lavoro di arrangiamento. Suono ricco e curatissimo, tracce che respirano, ricerca della dinamica (cosa rara ai giorni nostri), cura dei dettagli, testi ricercati, poesia e filosofia a partire dal titolo. Il lavoro è una sorta di riassunto coerente della carriera dell’artista, ogni traccia lascia delle sensazioni di deja vù riportandoti con la mente ad altri suoi lavori. Dentro c’è tutto, pop, rock, new wave, disco, classica e tradizionale, c’è il rock parrocchiale, la fede e tanto altro. Il disco si chiude con “Arrivederci addio”, tutto si può dire di Ruggeri, tranne il fatto che non sia educato, saluta all’inizio e alla fine dell’album. Inutile che mi dilunghi sulle mie impressioni, ognuno di noi percepisce la musica in maniera diversa, come quando mangiamo una pietanza, per alcuni sarà perfetta per altri sarà troppo sapida o mancherà qualcosa, in ogni caso l’impressione sarà figlia del momento e della situazione. Per me è un ottimo lavoro, una boccata d’aria fresca in un panorama musicale dominato da monnezza social e da immense e immani cagate di roba preconfezionata e infarcita di stronzate autotuniche. Ne consiglio l’ascolto per una serata nostalgica o romantica, possibilmente al tramonto con la brezza della sera ed un buon bicchiere di bianco, un Greco di Tufo ci starebbe benissimo.

La caverna di Platone tour 2025 – Live a Condrò – 18 luglio 2025
Condrò è un meraviglioso borgo della provincia di Messina, piccolo e accogliente, con la sua torre campanaria e l’orologio fermo alle 9:17 che ti ricorda un po’ la Hill Valley di “Ritorno al futuro”. Come tutti i piccoli paesi della provincia presenta un cartellone estivo ricco di eventi alla portata di tutti, nel suo piccolo capace di rivaleggiare con altri Comuni e Città più blasonate. Oggi ne approfittiamo per andare a vedere ed ascoltare un grande artista della musica italiana.
La serata è calda anche se leggermente ventilata, la piazza è piena, il palco è pronto e denso di strumenti. Mentre il roadie prova le asce posso apprezzare la presenza di una meravigliosa Gibson Les Paul Standard, una ES335 e una Firebird, tutte d’epoca, poi una Fender Telecaster e una più moderna Paul Reed Smith (che suonerà Ruggeri), tra le tastiere fa capolino sua maestà il sintetizzatore Moog, solo per gli strumenti che vedo lo spettacolo si preannuncia interessante. Nell’attesa ascoltiamo una selezione di grandi successi internazionali degli anni 70 e 80, Bowie, Cure, Clash e tanta bella roba, purtroppo a volume troppo basso.
Mancano pochi minuti alle 22.00 e comincia lo spettacolo. Introdotto dal piano Enrico si presenta al pubblico e canta “Benvenuti, siamo noi tutto questo…” da “Gli eroi del cinema muto”, primo pezzo della caverna di Platone. Il resto è uno spettacolo elegante, pesato e provato. I brani si succedono in una scaletta che ripercorre l’intera carriera dell’artista alternando i vecchi successi ai brani dell’ultimo album. Audio eccellente, sembrerà banale ma anche questa non è una cosa che si sente tutti i giorni a tutti i concerti.
Ruggeri, canta, scherza, parla poco misurando le parole, non risparmiando qualche polemica sulla banalità della maggior parte della musica attuale data in pasto alle masse, sulla politica, sull’inutilità della guerra e degli armamenti, sui leoni da tastiera. Le due chitarre e il basso lo sostengono dando agli arrangiamenti un taglio più punk rock, alle tastiere e ai sintetizzatori viene lasciato il compito di cesellare il tutto con meravigliosi colpi di tacco e punta. Belli i riferimenti al passato con “Space Oddity” e l’inaspettata esecuzione alle tastiere di “Firth of Fifth” dei Genesis, citazioni di My Sharona e altri capolavori.
Il pubblico è attento, ascolta e sogna cantando ogni canzone. L’affetto tra le parti è reciproco, Enrico si avvicina spesso a bordo palco stringendo le mani alla fandom, lo zoccolo duro degli ammiratori che lo segue in ogni concerto su e giù per l’Italia. Non manca nulla, “Il portiere di notte”, “Polvere”, “Mistero”, “Il mare d’inverno”, “Ti avrò” e una coinvolgente versione di “Quello che le donne non dicono” della Mannoia (di cui Ruggeri ha scritto il testo). Lo spettacolo si chiude con “Contessa” ma lui non lascia subito il palco, si attarda a stringere mani e firmare dischi (poi continuerà a farlo dietro le quinte). Mancano pochi minuti a mezzanotte, l’orologio del campanile segna inesorabilmente le 9:17, lo spettacolo è finito, ma è stata una bella serata.

(TadDJ)

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