Il Dott. Pietro Colosi, un esperto oculista con anni di esperienza nella diagnosi e nel trattamento delle patologie oculari, ci parlerà delle problematiche più comuni legate alla vista, delle innovazioni nel campo dell’oftalmologia e dell’importanza di una corretta prevenzione. Il Dott. Pietro Nastasi condividerà con noi preziosi consigli su come prendersi cura dei nostri occhi e rispondere alle domande più frequenti riguardo alla salute visiva.

Di solito chi si rivolge ad un Oculista riferisce una ridotta visione per lontano o per vicino. Vi sono altri segni altrettanto frequenti come l’offuscamento centrale o periferico specie se riguarda un occhio solo, una visione distorta o sintomi indiretti raggruppabili sotto il nome di astenopia quali cefalea, stanchezza ed affaticamento.
Il primo controllo va fatto in età prescolare per mettere in evidenza difetti di motilità e di vista per prevenirne le conseguenze quali l’ambliopia, nota come occhio pigro, e cioè una ridotta visione non legata a cause organiche e trattabile fino ai 10–12 anni. In età adulta un ulteriore controllo va effettuato alla comparsa della presbiopia che comporta un deficit visivo per vicinoe dopo sarebbe opportuno un controllo ogni 5 anni. Discorso ben diverso per chi ha patologie che possono interessare gli occhi quali il diabete. In questa evenienza un controllo del fondo dell’occhio va effettuato annualmente per intercettare prima possibile i segni della retinopatia diabetica, provvedere alla diagnosi strumentale con OCT e Fluoroangiografia ed eventuale trattamento con il Laser. Si possono avere forme avanzate di retinopatia anche senza riduzione della vista o senza che il diabete sia scompensato da un punto di vista metabolico.
I difetti di vista sono causati da una impossibilità di messa a fuoco sulla retina. Un occhio normale, emmetrope, mette a fuoco le immagini provenienti da lontano mentre per la visione da vicino ricorre all’unico meccanismo chiamato accomodazione che dipende dall’elasticità del cristallino per consentire all’occhio di aumentare il proprio potere. Nella fisiologia della visionetale meccanismo si esaurisce negli anni ed intorno ai 45 anni non è più sufficiente a garantire la lettura senza lenti aggiuntive. E’ questa la presbiopia. La miopia è dovuta ad una eccessiva crescita in lunghezza dell’occhio per cui il fuoco delle immagini da lontano cade al davanti della retina e l’accomodazione, spostando il fuoco in avanti, non può in nessun modo compensarla. E’ necessario correggere il difetto a permanenza per prevenirne il peggioramento che di solito avviene con la crescita fino a gradi di vera e propria patologia. Al contrario l’ipermetropia è un difetto legato ad una crescita insufficiente dell’occhio per cui il fuoco verrà a cadere al di dietro della retina. In questo caso, se non è eccessiva o comporta una forma di strabismo, l’accomodazione può compensare il difetto finchè il meccanismo è efficiente come nei bambini o nei giovani. Il difetto solitamente si manifesta da adulti con deficit prima per vicino e poi anche per lontano. Differente è il caso dell’astigmatismo dovuto ad un difetto di curvatura con visione sfuocata per la formazione di due differenti fuochi. Di solito è congenito e va corretto sin da bambini per consentire un normale sviluppo della vista e si accompagna a miopia o ipermetropia. Trattandosi di problemi morfometrici in rapporto alla lunghezza ed alla curvatura, sono essenzialmente legati a fattori genetici difficilmente prevenibili.
Innanzitutto bisogna precisare che gli occhi non smettono mai di lavorare anche al buio e che la sola visione è da considerare evento del tutto naturale e fisiologico a cui gli occhi non si sottraggono. Il problema è legato all’uso eccessivo che inizia sin dai primissimi anni di vita per non smettere mai nelle nuove generazioni. E’ così che si realizzano i disturbi visivi della citata astenopia favoriti dalle condizioni ambientali, logistiche e di stress che l’utilizzo di tali dispositivi comporta anche da un punto di vista psicologico e di dipendenza.

Quando si parla di Cataratta e Glaucoma mi piace associarli alla favola della Bella e la Bestia. La cataratta, diagnosticata valutando durante una normale visita oculistica il grado della perdita di trasparenza del cristallino, è senz’altro la bella benché sia l’intervento più diffuso in assoluto con circa 65.000 interventi l’anno in Italia e causi un preoccupante abbassamento della vista. Si ricorre ad una tecnica chirurgica universale quale la facoemulsificazione, che consente di sostituire il cristallino opacizzato con una lente artificiale in pochi minuti, senza dolore e con recupero precoce. Il Glaucoma, diagnosticato dal rilevare una pressione oculare sopra i 21 millimetri di mercurio o tardivamente dalle tipiche alterazioni del nervo ottico, è senz’altro una bestia insidiosa e pericolosa. E’ legato di solito ad un aumento della pressione oculare, comporta una perdita irreversibile delle fibre che compongono il nervo ottico che trasferisce il messaggio visivo dall’occhio al cervello, non si accompagna a sintomi soggettivi avvertiti dal paziente se non nelle fasi avanzate interessando dapprima la porzione periferica del campo visivo. Una volta diagnosticato, il più precocemente possibile, deve essere curato con farmaci spesso irritanti, monitorato strettamente nel tono oculare e nel danno del nervo ottico ed in caso di progressione trattato con laser che si sono dimostrati poco efficaci o con una chirurgia sicuramente rischiosa, dall’efficacia non automatica e troppo spesso consigliata tardivamente. La diagnosi, spesso abusata, deve essere precoce e rigorosa delle diverse forme perché la terapia può solo ritardare l’evoluzione infausta che però avviene in tempi lunghi di circa un decennio. E’ in questo lasso di tempo che devono essere messi in campo, con la consapevolezza e la collaborazione del paziente, tutti i presidi disponibili.
La tecnologia, sia in campo diagnostico che interventistico, ha fatto passi davvero inimmaginabili per la mia generazione. L’introduzione dei laser, energia luminosa sfruttabile in tanti campi ma che essendo luce coerente trova nell’occhio il suo naturale utilizzo, ha consentito pratiche para-chirurgiche o di supporto alla chirurgia. Si possono oggi correggere di fatto tutti i difetti di vista con un importante livello di sicurezza ed efficacia. La vera ed attuale sfida è superare il trattamento della malattia consentendo il miglioramento delle condizioni preesistenti alla patologia stessa. Basta pensare all’intervento di cataratta dove non ci si limita a sostituire il cristallino opacizzato con un artificiale permanentemente trasparente ma di correggere tutti i difetti di vista e non solo miopia, ipermetropia ed astigmatismo ma anche la presbiopia impiantando lenti intraoculari premium.
• Come influisce l’alimentazione sulla salute degli occhi? Ci sono cibi che favoriscono la protezione della vista?
Abbiamo potuto constatare come l’insorgenza e lo sviluppo dei principali difetti di vista, in particolare la miopia che è il più diffuso ed in costante aumento, riconosca basi genetiche. La nutrigenomica, la scienza che studia se e come la dieta possa influenzare l’espressione dei geni, è argomento attuale e molto dibattuto. Data la complessità dell’argomento e degli innumerevoli fattori che entrano in gioco, esistono poche evidenze cliniche e che comunque non giustificano diete formulate sull’analisi dei geni. Ciononostante si può tranquillamente affermare che una corretta alimentazione ricca di antiosssidanti ed elementi che vanno dalla vitamina A al β-carotene, alla vitamina E, alla vitamina B2, alla vitamina C, agli ω-3 ed alla luteina associati ad un’attività fisica all’aperto sono elementi ad impatto positivo. L’utilizzo di integratori va riservato nei casi di vere carenze alimentari o malassorbimento e non sembra giustificato in tutti i casi.
Un progressivo calo della capacità di lettura è il primo segno di maculopatia una volta esclusa una cataratta senile. E’ necessario un controllo oculistico per valutare una maculopatia che può presentarsi in una forma “secca” con lenta progressione o una forma “umida” con formazione di liquido sotto la retina ed emorragie. In quest’ultima evenienza i sintomi sono più intensi e si accompagnano ad una visione distorta. Accertato che si tratta di maculopatia essudativa è fondamentale il ricorso ad iniezioni dentro l’occhio di farmaci che bloccano la proliferazione dei vasi neoformati che stanno alla base della patologia. Purtroppo bisogna mettere in conto un’importante perdita di visione da vicino e della necessità di ripetuti trattamenti.

Oltre ai difetti di vista che possiamo considerare a forte impronta genetica, anche tante altre malattie riconoscono una base ereditaria. Il range è molto ampio e si va dalle patologie palpebrali quali la ptosi a distrofie ereditarie della cornea, al glaucoma ed alla cataratta che possono presentarsi anche come patologie presenti alla nascita, alla maggior parte delle degenerazioni retiniche quali la pigmentosa nelle tante varietà, ad alcune forme di atrofia del nervo ottico quali la Leber che riconosce un errore genetico contenuto nei mitocondri fino alle gravi conseguenze oculari dell’albinismo e della trisomia 21. Queste malattie sono ben codificate ed un’indagine genetica è possibile nella fondata speranza di intercettarle anche a livello embrionario e di instaurare una terapia genica di cui si intravedono concrete possibilità di realizzo.
L’esposizione diretta alla luce solare può provocare gravi danni con vere e proprie ustioni alla macula che è la regione centrale della retina dove i raggi luminosi vengono messi a fuoco. Personalmente ho constatato diversi casi di maculopatia fototraumatica secondarie a osservazione del sole di fedeli durante le presunte (ancora la chiesa non si è espressa ufficialmente) apparizioni a Belpasso (CT) alla fine degli anni 80. Ben diversa è l’evenienza della luce solare diffusa verso cui esiste una protezione naturale della retina dai potenziali danni delle radiazioni ultraviolette da parte del cristallino. Con l’età fisiologicamente “ingiallisce” e così aumenta la protezione di una macula resa più vulnerabile dall’età stessa. Ci si deve comunque proteggere, e la maggior parte delle lenti hanno filtri che riducono la trasmissione della luce blu e dei raggi UV, in caso di esposizione ai riflessi della neve o di schermi luminosi per quanto oggi molto più sicuri che in passato.
Oggi come oggi gran parte dei difetti visivi sono correggibili con grande sicurezza ed efficacia con l’utilizzo delle tecniche Laser che rimuovono tessuto corneale modificandone la forma e quindi il potere refrattivo. Ne esistono fondamentalmente tre: la PRK, La Lasik e la Smile.
La PRK prevede un rimodellamento per ablazione di tessuto con Laser ad Eccimeri direttamentedalla superficie corneale.
Nella Lasik il rimodellamento avviene sempre con Laser ad Eccimeri ma dopo aver separato un sottile strato della cornea con un Laser Femto adatto al taglio e riposizionato il lembo sollevato dopo l’ablazione di tessuto più profondo.
Nella Smile tutto si effettua con il taglio di una porzione di due strati corneali profondi e la loro asportazione con pinza dovendosi sempre e comunque realizzarsi una asportazione di tessuto.
Io personalmente utilizzo la PRK, nella sua variante Lasek in cui riposiziono solo lo strato superficiale, ritenendo senza possibilità di smentita che si tratta della tecnica più sicura ed efficace rispetto alle altre che ricorrono ad un laser da taglio al solo scopo di ridurre di molto i fastidi post-trattamento ed accelerare di qualche giorno il recupero visivo. Io, senza criminalizzare le altre tecniche ma diffidando personalmente della Smile, ritengo che per la sicurezza al momento della procedura e pensando al futuro (un taglio corneale non cicatrizza mai e questo perché la cicatrice farebbe perdere la trasparenza) un paio di giorni di fastidi anche se importanti ed una settimana per un recupero completo siano ben ricompensati anche sotto il profilo economico. E’ evidente che l’utilizzo di un altro laser aumenti i costi ed i potenziali rischi con la sola finalità di migliorare il confort del paziente e non il risultato della procedura.
La locuzione latina “mens sana in corpore sano” rende bene l’idea che per mantenere gli occhi sani bisogna avere cura di tutto il corpo. Del resto gli occhi, con la retina in particolare, sono una porzione di cervello posta fuori dal cranio per consentire alla luce di raggiungerlo direttamente circondato da strutture che servano a consentire la messa a fuoco delle immagini. La loro funzione è ininterrotta anche durante il buio o il sonno e l’80% delle informazioni che raggiungono il cervello derivano dall’organo della vista. Preservare gli occhi non vuol dire risparmiare visione ma mantenerli in un contesto di benessere locale con la correzione dei difetti visivi e generale con il controllo di tutti i fattori di rischio, vascolari in primis.

Dott. Pietro Colosi



